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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

Una donna, condannata in primo grado per detenzione di stupefacenti a seguito di patteggiamento, ha proposto personalmente ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso per cassazione personale non è più consentito. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale, a pena di inammissibilità.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento su un aspetto cruciale della procedura penale: la possibilità per l’imputato di agire in autonomia davanti alla Suprema Corte. La decisione sottolinea come il ricorso per cassazione personale, un tempo possibile, sia stato definitivamente escluso a seguito della riforma del 2017, imponendo la necessaria assistenza di un difensore specializzato. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

Una donna veniva condannata dal Tribunale di Foggia, su richiesta di patteggiamento, alla pena di tre anni e sei mesi di reclusione e 14.000 euro di multa per il reato di detenzione di 460 grammi di hashish, trovati nel garage di sua pertinenza.

Contro questa sentenza, l’imputata decideva di proporre personalmente ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità e un’eccessiva severità della pena applicata.

La Decisione sul Ricorso per Cassazione Personale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito delle doglianze. La ragione è puramente procedurale ma di fondamentale importanza: il ricorso è stato proposto personalmente dall’interessata, un soggetto non legittimato a farlo.

La Corte ha ricordato che la Legge n. 103 del 2017 ha modificato le regole per l’accesso al giudizio di legittimità, escludendo la facoltà per l’imputato (o il condannato) di presentare autonomamente il ricorso. La normativa vigente stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di impugnazione davanti alla Cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale.

Le Motivazioni della Decisione

Il fulcro del ragionamento della Suprema Corte risiede nell’interpretazione degli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, come modificati dalla cosiddetta “Riforma Orlando” del 2017. La Corte ha ribadito un principio già consolidato dalle Sezioni Unite: la nuova disciplina ha introdotto un requisito di ammissibilità inderogabile, finalizzato a garantire un filtro tecnico e qualificato per i ricorsi di legittimità.

Un punto interessante toccato dall’ordinanza riguarda l’irrilevanza della conversione dell’impugnazione. Anche qualora l’atto fosse stato originariamente presentato come un diverso mezzo di gravame (ad esempio, un appello) e poi qualificato dal giudice come ricorso per cassazione, il vizio originario non sarebbe sanato. La mancanza di legittimazione della parte che ha proposto personalmente l’atto è un difetto che ne inficia la validità fin dall’origine.

La Corte ha specificato che il principio del favor impugnationis (che spinge a interpretare le norme nel modo più favorevole all’ammissibilità dell’impugnazione) non può essere invocato per eludere un requisito di forma e sostanza così chiaro e perentorio come la sottoscrizione da parte di un difensore abilitato. L’inammissibilità è stata quindi dichiarata con procedura semplificata, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., data l’evidenza della causa ostativa.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un orientamento ormai granitico: chi intende impugnare una sentenza penale davanti alla Corte di Cassazione non può più farlo da solo. È indispensabile rivolgersi a un avvocato iscritto all’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione.

Questa regola non ammette deroghe né sanatorie. La scelta del legislatore è stata quella di assicurare che il giudizio di legittimità, per la sua natura altamente tecnica, sia attivato solo attraverso il filtro di un professionista qualificato. Per i cittadini, ciò significa che il diritto di difesa nel grado più alto della giurisdizione penale deve essere esercitato obbligatoriamente per il tramite di un legale specializzato, pena la chiusura immediata del processo con una declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Un imputato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No. L’ordinanza conferma che, in seguito alla riforma introdotta con la Legge n. 103/2017, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale dei patrocinanti presso le giurisdizioni superiori. Un ricorso presentato personalmente dall’imputato è inammissibile.

Se un’impugnazione personale viene ‘convertita’ in ricorso per Cassazione, il difetto viene sanato?
No. La Corte ha chiarito che la conversione di un’impugnazione (ai sensi dell’art. 568, comma 5, c.p.p.) non può sanare il vizio originario della mancanza di legittimazione. Se l’atto è stato proposto da un soggetto non autorizzato, come l’imputato personalmente, rimane inammissibile anche dopo la sua riqualificazione giuridica.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo che il ricorso non venga esaminato nel merito, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 4.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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