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Ricorso per cassazione: no al riesame del merito

Un cittadino, condannato a una pena pecuniaria per non aver ottemperato a un ordine dell’autorità, ha presentato appello, qualificato come ricorso per cassazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti e le prove del caso (riesame del merito), ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Il ricorso è stato respinto perché chiedeva un’indebita rivalutazione dei fatti e i motivi erano generici.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando è inammissibile per richiesta di riesame del merito

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Questo caso offre uno spunto chiaro per comprendere i limiti del giudizio di legittimità e le conseguenze di un ricorso basato su motivi non consentiti.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da una sentenza del Tribunale di Frosinone, che condannava un individuo alla pena di 89 euro di ammenda per il reato di inosservanza di un provvedimento dell’autorità, previsto dall’art. 650 del codice penale. Nello specifico, l’imputato non aveva rispettato un’ordinanza di sgombero di un alloggio entro il termine di cinque giorni dalla notifica.

Contro tale decisione, l’interessato proponeva appello. Tuttavia, trattandosi di una condanna alla sola pena pecuniaria, l’impugnazione è stata correttamente riqualificata come ricorso per cassazione.

Con il ricorso, la difesa contestava il ragionamento che aveva portato alla condanna e criticava sia la sanzione applicata sia la mancata concessione dei benefici di legge.

La Struttura del ricorso per cassazione e i limiti del riesame

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su argomentazioni nette. Il punto centrale è che il ricorrente, di fatto, non lamentava una violazione di legge o un vizio logico nella motivazione della sentenza, ma chiedeva una vera e propria “rilettura del quadro probatorio” e un “riesame nel merito della vicenda processuale”.

Questo tipo di richiesta è incompatibile con la natura del giudizio di cassazione. La Corte non è un “terzo giudice” dei fatti, ma un “giudice della legge” (o giudice di legittimità). Il suo compito non è stabilire se l’imputato abbia o meno commesso il fatto, ma verificare che il giudice che lo ha condannato abbia applicato correttamente le norme giuridiche e abbia motivato la sua decisione in modo logico, coerente e completo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha specificato che il controllo di legittimità si estende ai vizi della motivazione, ma solo quando questa risulti meramente apparente, assolutamente inidonea a rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice, o talmente scoordinata da oscurare le ragioni della decisione.

Nel caso specifico, la sentenza del Tribunale di Frosinone era, al contrario, ben strutturata. Possedeva una “chiara e puntuale coerenza argomentativa” ed era “saldamente ancorata” alle risultanze processuali. Il giudice di merito aveva correttamente valutato le prove che dimostravano l’omissione da parte dell’imputato di ottemperare all’ordine di sgombero.

Inoltre, la Corte ha giudicato inammissibile per genericità anche il motivo relativo alla sanzione e ai benefici di legge, in quanto la difesa si era limitata a menzionare la questione senza fornire alcuna argomentazione a sostegno.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza la funzione e i limiti del ricorso per cassazione. Non è uno strumento per tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove, sperando in un esito diverso. Al contrario, per essere ammissibile, un ricorso deve individuare specifici errori di diritto o vizi logici manifesti nella sentenza impugnata. In assenza di tali elementi, come nel caso esaminato, il ricorso viene dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma significativa alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito inutilmente la Corte Suprema.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove e i fatti del caso. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza precedente sia logica e coerente, non di condurre un nuovo giudizio nel merito.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per vari motivi. In questo caso, è stato ritenuto tale perché si basava su motivi manifestamente infondati, chiedeva un riesame del merito non consentito e presentava un motivo (sul trattamento sanzionatorio) in modo generico e senza argomentazioni a supporto.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (tremila euro) alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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