LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: motivi generici e condotta

Un individuo condannato per ricettazione presenta ricorso in Cassazione lamentando vizi procedurali e il mancato riconoscimento di attenuanti. La Suprema Corte respinge il ricorso per cassazione, giudicandolo inammissibile. I motivi sono ritenuti generici e non specifici, poiché non si confrontano adeguatamente con la motivazione della sentenza precedente, che aveva dato peso alla condotta complessiva dell’imputato, caratterizzata da fuga e resistenza agli agenti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Condotta Complessiva e i Motivi Generici che Portano al Rigetto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12634 del 2024, offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità di un ricorso per cassazione e sul peso che la condotta complessiva dell’imputato assume nella valutazione del giudice. La pronuncia sottolinea come la genericità e la mancata correlazione con le motivazioni della sentenza impugnata rendano i motivi di ricorso inammissibili, confermando un orientamento consolidato.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di ricettazione di un ciclomotore. La Corte d’Appello, pur dichiarando prescritti altri reati connessi (resistenza e lesioni a pubblico ufficiale), rideterminava la pena per la ricettazione in due anni di reclusione.

L’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione basandolo su quattro motivi principali:
1. Vizio procedurale: Sosteneva la nullità del giudizio per mancata notifica del decreto che dispone il giudizio, affermando di essersi allontanato dall’aula prima della lettura del provvedimento.
2. Mancato riconoscimento di attenuanti: Lamentava il rigetto della richiesta di applicazione dell’attenuante per la ricettazione di particolare tenuità (art. 648, co. 2, c.p.) e di quella per il danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.), dato il modesto valore del ciclomotore.
3. Omessa pronuncia sulla non punibilità: Contestava la mancata valutazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), richiesta con un motivo nuovo in appello.
4. Errata determinazione della pena: Criticava l’entità della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, invocate sulla base del corretto comportamento processuale e di difficoltà personali.

La Decisione della Corte di Cassazione e i requisiti del ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le doglianze della difesa. La decisione si fonda su principi procedurali e sostanziali di grande rilevanza pratica. La Corte ribadisce che un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito, ma deve confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone le specifiche illogicità o violazioni di legge.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha analizzato punto per punto i motivi del ricorso, fornendo una motivazione dettagliata per il loro rigetto.

La questione procedurale della notifica del decreto

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che, risultando l’imputato presente dal verbale d’udienza, era onere del suo difensore chiedere immediatamente la correzione del verbale qualora si fosse allontanato. Una volta conclusa l’udienza, il contenuto del verbale non è più contestabile se non con strumenti specifici come la querela di falso, rendendo la doglianza infondata.

L’aspecificità dei motivi su attenuanti e particolare tenuità del fatto

I giudici hanno considerato il secondo e il terzo motivo come ‘aspecifici’. La difesa, infatti, non si era confrontata con la motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva negato le attenuanti e la non punibilità non solo sulla base del valore del bene, ma valorizzando le ‘complessive modalità del fatto’. In particolare, l’imputato si era dato alla fuga e aveva opposto una strenua resistenza, cagionando lesioni a due pubblici ufficiali. Questa condotta, secondo i giudici di merito e di legittimità, è incompatibile con il riconoscimento di qualsiasi ipotesi di ‘tenuità’. La Corte precisa, inoltre, che un danno ‘modesto’ non equivale a un danno di ‘speciale tenuità’, che deve essere di valore economico pressoché irrilevante.

Il rigetto delle attenuanti generiche e la valutazione della condotta

Anche il quarto motivo è stato giudicato in parte aspecifico e in parte manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione dei giudici di merito, che hanno negato le attenuanti generiche basandosi su elementi concreti: i precedenti penali dell’imputato, la gravità complessiva della sua condotta (fuga, resistenza, lesioni) e l’assenza di segni di ravvedimento. In tema di motivazione, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il giudice non è tenuto a confutare esplicitamente ogni singola tesi difensiva. È sufficiente che la motivazione complessiva della sentenza permetta di ricostruire l’iter logico che ha portato alla decisione, respingendo implicitamente le argomentazioni contrarie.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza due principi cardine del processo penale. In primo luogo, l’importanza di redigere un ricorso per cassazione con motivi specifici, pertinenti e critici verso la sentenza impugnata, pena l’inammissibilità. In secondo luogo, conferma che la valutazione del giudice non è mai frammentaria, ma olistica: la condotta complessiva tenuta dall’imputato, anche in relazione a reati poi dichiarati prescritti, costituisce un elemento fondamentale per valutare la sua personalità e la gravità del fatto, influenzando decisioni cruciali come la concessione di attenuanti e la determinazione della pena.

Quando un motivo di ricorso per cassazione è considerato ‘generico’ o ‘aspecifico’?
Un motivo è considerato generico o aspecifico quando si limita a riproporre le stesse ragioni già esaminate e respinte dal giudice precedente, oppure quando non si confronta in modo critico e specifico con le argomentazioni contenute nella decisione impugnata, risultando carente della necessaria correlazione logica.

La condotta complessiva dell’imputato (es. fuga, resistenza) può influenzare la concessione di attenuanti per il reato principale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che le modalità complessive del fatto, inclusa la condotta tenuta dall’imputato come la fuga e la resistenza violenta agli agenti, sono elementi determinanti che il giudice deve considerare. Una condotta di tale gravità può essere ritenuta incompatibile con il riconoscimento di attenuanti, come quella del danno di speciale tenuità, o delle attenuanti generiche.

È possibile contestare ciò che è scritto nel verbale di un’udienza in un momento successivo?
No, non in modo semplice. Secondo la Corte, se un’inesattezza (come l’annotazione di presenza di un imputato che si è allontanato) non viene fatta correggere immediatamente durante la stessa udienza, il contenuto del verbale acquista piena efficacia probatoria. Una volta conclusa l’udienza, non è più possibile una ricostruzione ‘a ritroso’ e la contestazione diventa molto più complessa, richiedendo strumenti giuridici specifici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati