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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso proposto contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico di stupefacenti. La sentenza ribadisce che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per una nuova valutazione dei fatti, ma solo per contestare vizi di legittimità o illogicità manifesta della motivazione, che in questo caso è stata ritenuta congrua e coerente.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando la Cassazione lo dichiara inammissibile

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma i suoi confini sono ben definiti. Non è una terza istanza di merito dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo di legittimità sulle decisioni dei giudici precedenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce ancora una volta questi principi, dichiarando inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, poiché le critiche sollevate erano di puro fatto e non di diritto.

I Fatti del Caso: La Custodia Cautelare per Traffico di Sostanze Stupefacenti

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Brescia che aveva applicato la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, gravemente indiziato del delitto di traffico di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990. La difesa dell’indagato aveva impugnato tale provvedimento, ma il Tribunale del riesame aveva rigettato il ricorso, confermando la detenzione in carcere.

Il Ricorso per Cassazione: Le Ragioni della Difesa

Contro la decisione del Tribunale del riesame, la difesa ha proposto un ricorso per cassazione. Le censure si concentravano su presunti vizi della motivazione, in particolare sull’omissione e sull’apparenza della stessa, con riferimento alla ritenuta proporzionalità e adeguatezza della custodia in carcere. In sostanza, la difesa sosteneva che il giudice non avesse spiegato adeguatamente perché la misura più afflittiva fosse l’unica idonea a fronteggiare le esigenze cautelari.

L’analisi del ricorso per cassazione secondo la Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato nella sua giurisprudenza. Il controllo di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione degli elementi di fatto. Il compito della Suprema Corte non è quello di stabilire se la ricostruzione del giudice di merito sia la più persuasiva, ma solo di verificare se la motivazione sia logicamente coerente, completa e non in contrasto con le norme di legge.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

I giudici hanno chiarito che sono inammissibili tutte le doglianze che attaccano la “persuasività” o “l’inadeguatezza” della motivazione, o che sollecitano una diversa comparazione delle prove. Il ricorso per cassazione è ammissibile solo se denuncia una violazione di specifiche norme di legge o una manifesta illogicità del ragionamento del giudice, non quando si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la motivazione del Tribunale del riesame era tutt’altro che apparente o illogica. I giudici del merito avevano adeguatamente giustificato la scelta della custodia in carcere sulla base di elementi concreti:

* Il dato ponderale e l’elevata purezza della sostanza stupefacente, indicativi di significative capacità di approvvigionamento.
* Contatti collaudati per il rifornimento e lo smercio, che delineavano un’elevata professionalità criminale.
* Un intenso proposito criminoso, incompatibile con una prognosi favorevole circa il rispetto di misure meno afflittive come gli arresti domiciliari.

Il Tribunale aveva inoltre considerato che l’indagato, anche ai domiciliari, avrebbe potuto facilmente riprendere i contatti illeciti e portare a compimento altre attività criminali, essendo riuscito in passato a organizzare acquisti di droga persino dall’estero. Anche le esigenze familiari non sono state ritenute rassicuranti, data la loro preesistenza ai fatti contestati.

Le Conclusioni: Il Ruolo della Cassazione e i Limiti del Ricorso

La sentenza in esame è un’importante conferma del ruolo e dei limiti del giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione non è uno strumento per tentare una terza valutazione del merito della vicenda. Le argomentazioni della difesa, pur formalmente presentate come vizi di motivazione, si risolvevano in una richiesta di riconsiderazione dei fatti, attività preclusa alla Suprema Corte. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare la valutazione dei fatti di un caso con un ricorso per cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare gli elementi di fatto o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il ricorso è ammesso solo per vizi di legittimità, come la violazione di legge o la manifesta illogicità della motivazione.

Perché il ricorso contro la misura cautelare è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le critiche sollevate dalla difesa non riguardavano vizi di legittimità, ma miravano a una diversa valutazione del merito sulla proporzionalità della misura cautelare. La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse fornito una motivazione logica e coerente.

Quali elementi ha considerato il Tribunale per giustificare la custodia in carcere?
Il Tribunale ha giustificato la custodia in carcere basandosi sull’elevato quantitativo e grado di purezza della droga, sull’elevata professionalità criminale dell’indagato, sulla sua capacità di mantenere contatti per lo spaccio anche dall’estero e sul concreto pericolo che potesse continuare l’attività illecita anche agli arresti domiciliari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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