LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

Un imputato, sottoposto agli arresti domiciliari per reati di droga, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. Il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, e introducevano questioni non sollevate nei precedenti gradi di giudizio. La Corte ha inoltre confermato la sussistenza delle esigenze cautelari, ritenendo logica la valutazione del Tribunale del riesame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30623 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari. La decisione sottolinea come il giudizio di legittimità non possa trasformarsi in una terza istanza di merito, ribadendo i confini invalicabili per la difesa. Nell’analizzare il caso di un indagato per reati di droga, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, spiegando perché le censure relative alla valutazione degli indizi e alle esigenze cautelari non potevano trovare accoglimento.

I Fatti di Causa

Le indagini sono scaturite dalla denuncia di un padre preoccupato per la figlia diciannovenne, che aveva iniziato a fare uso di stupefacenti. L’attività investigativa, condotta tramite intercettazioni, videosorveglianza e GPS, ha svelato un’articolata rete di spaccio di marijuana e cocaina in diversi comuni calabresi. Nel corso delle operazioni, è stato scoperto un bunker sotterraneo, adibito a coltivazione di marijuana e deposito della droga.
In questo contesto, è emersa la figura di un giovane, ritenuto coinvolto in plurimi episodi di acquisto e cessione di sostanze stupefacenti. Sulla base dei gravi indizi di colpevolezza, il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia cautelare in carcere, misura poi sostituita con gli arresti domiciliari dal Tribunale del Riesame.

I Motivi del Ricorso dell’Indagato

L’indagato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, articolandolo su tre motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza: La difesa sosteneva che l’interpretazione delle conversazioni intercettate da parte del Tribunale non fosse l’unica possibile e che, data l’imprecisione dei quantitativi di droga, si sarebbe dovuto contestare il reato nella sua forma attenuata.
2. Mancata derubricazione del reato: Si contestava la mancata applicazione dell’ipotesi lieve del reato di spaccio (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/90), evidenziando come in alcuni capi d’imputazione le quantità fossero minime (3 e 200 grammi).
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: La difesa ha sottolineato che i fatti risalivano a quattro anni prima dell’applicazione della misura e che non vi erano prove di una prosecuzione dell’attività illecita. Il ritrovamento di quattordici dosi di marijuana al momento dell’arresto, secondo il ricorrente, dimostrava al più la sua condizione di assuntore e non di spacciatore.

L’analisi della Corte sul ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato ciascun motivo, giungendo a una declaratoria di inammissibilità totale del ricorso. Il percorso logico-giuridico seguito dalla Corte è fondamentale per comprendere i limiti del giudizio di legittimità in materia cautelare.

Il primo motivo è stato ritenuto inammissibile perché mirava a una rivalutazione delle prove, in particolare delle intercettazioni. La Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento: l’interpretazione del linguaggio, anche criptico, usato dagli indagati è una questione di fatto riservata al giudice di merito. In sede di legittimità, si può sindacare tale interpretazione solo se manifestamente illogica o irragionevole, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie. Il ricorso, su questo punto, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dal Tribunale del Riesame.

Il secondo motivo, relativo alla derubricazione, è stato dichiarato inammissibile per una ragione puramente processuale: la questione era stata sollevata per la prima volta in Cassazione. La legge processuale vieta di introdurre in sede di legittimità motivi che non siano stati precedentemente sottoposti al giudice del gravame (in questo caso, il Tribunale del Riesame). Questo principio serve a evitare che si annullino provvedimenti per questioni su cui il giudice precedente non ha avuto modo di pronunciarsi.

Infine, anche il terzo motivo, riguardante le esigenze cautelari, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto logica e corretta la valutazione del Tribunale del Riesame. Sebbene i fatti principali risalissero a quattro anni prima, il ritrovamento di 37 grammi di marijuana, già suddivisi in 14 dosi e occultati, al momento dell’esecuzione della misura, è stato considerato un indice “concretamente sintomatico” dell’attualità del pericolo di reiterazione del reato. Questo elemento ha superato la censura basata sul cosiddetto “tempo silente”, dimostrando l’attuale inserimento del soggetto in un contesto criminale.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha basato la sua decisione su principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, ha riaffermato che il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato, senza poter riesaminare le prove. Le censure che propongono una diversa lettura delle risultanze investigative sono, per loro natura, inammissibili.

In secondo luogo, è stato applicato il principio della “devoluzione”, secondo cui non è possibile presentare in Cassazione doglianze nuove, non formulate nel precedente grado di giudizio. Questo garantisce il corretto svolgimento dei gradi di processo.

Infine, riguardo alle esigenze cautelari, la Corte ha confermato che la valutazione del pericolo di reiterazione del reato deve basarsi su una prognosi fondata su elementi concreti, come la personalità dell’indagato, le modalità del fatto e le sue attuali condizioni di vita. Il ritrovamento di droga pronta per lo spaccio è stato ritenuto un elemento concreto e attuale sufficiente a giustificare la misura, nonostante il tempo trascorso dai fatti contestati.

Le conclusioni

La sentenza in esame costituisce un’importante lezione sui limiti e sulle corrette modalità di proposizione del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari. La decisione ribadisce che non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere una nuova valutazione delle prove o per introdurre tardivamente nuove questioni legali. La valutazione del giudice di merito, se logicamente motivata e conforme ai principi di diritto, è insindacabile in sede di legittimità. Per la difesa, ciò significa che le strategie processuali devono essere attentamente pianificate fin dai primi gradi di giudizio, concentrando il ricorso in Cassazione esclusivamente su vizi di legittimità e non su contestazioni fattuali.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come le intercettazioni telefoniche, in un ricorso contro una misura cautelare?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione del giudice precedente. L’interpretazione delle intercettazioni è una questione di fatto riservata al giudice di merito e può essere contestata in Cassazione solo se manifestamente illogica.

Si possono presentare per la prima volta in Cassazione motivi di ricorso non discussi davanti al Tribunale del Riesame?
No, il ricorso per cassazione è inammissibile se introduce questioni che non sono state oggetto dei motivi di gravame nel precedente grado di giudizio (in questo caso, davanti al Tribunale del Riesame). I motivi devono essere stati precedentemente sottoposti al giudice dell’appello cautelare.

Come viene valutata l’attualità del pericolo di reiterazione del reato se i fatti contestati sono datati nel tempo?
L’attualità del pericolo non è esclusa solo dal tempo trascorso. Può essere confermata da elementi concreti e attuali, come, nel caso specifico, il ritrovamento di una quantità significativa di sostanza stupefacente già suddivisa in dosi al momento dell’arresto. Questo indice è stato ritenuto sufficiente a dimostrare che il pericolo di commettere nuovi reati era ancora concreto e attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati