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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

Un pubblico ministero ha proposto ricorso per cassazione contro l’annullamento di un sequestro preventivo per abusi edilizi. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due motivi fondamentali: in primo luogo, è stato presentato da un soggetto non legittimato (il PM del tribunale di primo grado anziché quello presso il tribunale del riesame); in secondo luogo, i motivi addotti, relativi a un vizio di motivazione per omessa valutazione di prove, non rientrano nella nozione di ‘violazione di legge’, unico vizio deducibile in questa sede ai sensi dell’art. 325 c.p.p.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: i Limiti per il PM nelle Misure Cautelari Reali

Il ricorso per cassazione rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento, ma è soggetto a regole procedurali molto stringenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10241 del 2024, ha ribadito due principi cruciali in materia di misure cautelari reali: chi è il soggetto legittimato a impugnare e quali motivi possono essere validamente sollevati. La decisione scaturisce da un caso di presunto abuso edilizio su area demaniale, dove l’appello del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile, offrendo importanti chiarimenti procedurali.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un sequestro preventivo di manufatti in calcestruzzo, ritenuti abusivi, realizzati su un’area demaniale marittima. Le accuse spaziavano dalla violazione delle norme edilizie e paesaggistiche a quelle sismiche e del codice della navigazione. Tuttavia, il Tribunale del Riesame, accogliendo l’istanza del privato, annullava il provvedimento di sequestro.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di primo grado (e non quello presso il Tribunale del Riesame) proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, il PM sosteneva che il Tribunale del Riesame avesse omesso di valutare alcuni atti di indagine decisivi, tra cui informative di polizia giudiziaria e immagini satellitari, che avrebbero dimostrato la riconducibilità delle opere abusive all’indagato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile. La decisione non entra nel merito della colpevolezza o della legittimità delle opere, ma si concentra esclusivamente su due aspetti procedurali che hanno reso l’impugnazione improponibile fin dall’inizio.

Le Motivazioni: i Paletti al Ricorso per Cassazione del PM

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri normativi e giurisprudenziali consolidati, che definiscono in modo netto il perimetro del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali.

1. La Legittimazione ad Agire: Un Errore Procedurale Fatale

Il primo motivo di inammissibilità riguarda la figura che ha presentato il ricorso. La Corte ha ribadito un principio consolidato: ai sensi dell’art. 325 del codice di procedura penale, l’unico soggetto legittimato a proporre ricorso contro le ordinanze emesse dal Tribunale del Riesame è il Pubblico Ministero presso quello stesso Tribunale. Nel caso di specie, il ricorso era stato presentato dal PM presso il Tribunale di Paola, ovvero l’organo che aveva richiesto la misura cautelare in prima istanza, e non dal PM presso il Tribunale del Riesame di Cosenza. Questa mancanza di legittimazione attiva ha reso l’atto irricevibile.

2. I Motivi Ammessi: La Differenza tra “Violazione di Legge” e “Vizio di Motivazione”

Il secondo e altrettanto cruciale motivo attiene alla natura delle censure sollevate. L’art. 325 c.p.p. stabilisce che il ricorso contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali può essere proposto solo per “violazione di legge”. La giurisprudenza ha chiarito che in questa nozione rientrano la mancanza assoluta di motivazione o una motivazione puramente apparente, ma non l’illogicità manifesta, la contraddittorietà o, come nel caso in esame, l’omessa valutazione di specifici elementi di prova (il cosiddetto “travisamento per omissione”).

Il PM, lamentando la mancata considerazione di alcune informative, stava di fatto contestando un vizio di motivazione, un profilo che attiene al merito della valutazione probatoria e che non è censurabile in questa sede. La Corte ha sottolineato che un’errata valutazione del materiale probatorio non si traduce automaticamente in una “violazione di legge”, a meno che non sfoci in una motivazione inesistente, cosa che non era avvenuta nel provvedimento impugnato.

Conclusioni

La sentenza in esame offre una lezione di rigore procedurale. Sancisce che, nel delicato ambito delle misure cautelari reali, le vie dell’impugnazione sono strette e ben definite. Gli operatori del diritto, e in particolare l’accusa, devono prestare la massima attenzione non solo ai motivi sostanziali, ma anche ai requisiti formali, come la corretta individuazione del soggetto legittimato a impugnare. La distinzione tra “violazione di legge” e “vizio di motivazione” rimane un discrimine fondamentale, che impedisce alla Corte di Cassazione di trasformarsi in un giudice di merito. Infine, la Corte ha precisato che la declaratoria di inammissibilità non preclude al PM di richiedere nuovamente la misura cautelare, motivando la nuova richiesta proprio sulla base degli atti che il Riesame aveva in precedenza omesso di valutare.

Chi è legittimato a proporre ricorso per cassazione contro un’ordinanza del tribunale del riesame in materia di misure cautelari reali?
Secondo l’art. 325 del codice di procedura penale e la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, l’unico soggetto legittimato a ricorrere è il pubblico ministero presso il tribunale del riesame che ha emesso la decisione, e non il pubblico ministero presso il tribunale che ha richiesto la misura in primo grado.

Quali motivi possono essere dedotti in un ricorso per cassazione avverso provvedimenti su misure cautelari reali?
Il ricorso può essere proposto esclusivamente per il vizio di “violazione di legge”. In tale nozione rientrano la mancanza assoluta di motivazione o la presenza di una motivazione meramente apparente, ma non l’illogicità manifesta, la contraddittorietà o il travisamento delle prove, che costituiscono vizi di motivazione non deducibili in questa sede.

L’omessa valutazione di prove da parte del tribunale del riesame costituisce un motivo valido per il ricorso per cassazione in questo contesto?
No, l’omessa valutazione di specifici elementi probatori (il cosiddetto travisamento probatorio per omissione) attiene al merito della valutazione del giudice e integra un vizio motivazionale. Come tale, non rientra nella nozione di “violazione di legge” e non può essere un valido motivo di ricorso ai sensi dell’art. 325 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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