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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso una misura di prevenzione e confisca. Il ricorso per cassazione è stato respinto perché contestava la motivazione della corte d’appello anziché una violazione di legge, unico motivo ammesso. L’appello del terzo interessato è stato inoltre respinto per assenza di procura speciale del difensore.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: quando è inammissibile nelle misure di prevenzione?

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono sempre aperte. In particolare, quando si parla di misure di prevenzione, i motivi per cui si può adire la Suprema Corte sono estremamente circoscritti. Una recente sentenza della Cassazione Penale, la n. 7347/2024, chiarisce in modo netto i confini dell’ammissibilità, ribadendo un principio fondamentale: non si può utilizzare questo strumento per ottenere una terza valutazione dei fatti, ma solo per denunciare una chiara violazione di legge. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

I Fatti del Caso: Dalla Misura di Prevenzione alla Confisca

La vicenda ha origine da un decreto del Tribunale di Bologna, che disponeva una misura di prevenzione personale, la sorveglianza speciale, nei confronti di un soggetto ritenuto socialmente pericoloso. Contestualmente, il Tribunale ordinava la confisca di alcuni beni intestati sia al soggetto stesso che a una terza persona, a lui legata. La decisione si fondava sulla ritenuta sproporzione tra il patrimonio accumulato e i redditi leciti dichiarati, nonché sulla pericolosità sociale del soggetto.

I due interessati impugnavano il decreto dinanzi alla Corte di Appello, lamentando l’assenza dei presupposti per l’applicazione delle misure e, in particolare, la mancanza di un’attuale pericolosità. Tuttavia, la Corte territoriale confermava integralmente la decisione di primo grado, rigettando l’appello.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

Contro la decisione della Corte d’Appello, entrambi i soggetti proponevano ricorso per cassazione, articolando diverse censure. Il soggetto sottoposto a sorveglianza lamentava:

1. Una motivazione carente e apparente riguardo ai presupposti della confisca e alla sua presunta vicinanza ad ambienti criminali.
2. La mancanza di una valutazione sull’attualità della sua pericolosità sociale, basata secondo la difesa su fatti troppo datati.
3. Insieme alla terza interessata, una valutazione erronea della sproporzione tra redditi e patrimonio, accusando i giudici di non aver considerato correttamente tutte le fonti di reddito lecite.
4. Il mancato accoglimento della richiesta di una nuova perizia contabile e dell’audizione del proprio consulente tecnico.

In sostanza, i ricorrenti chiedevano alla Cassazione di riconsiderare gli elementi di fatto e le valutazioni che avevano portato i giudici di merito a confermare le misure di prevenzione.

La Decisione e le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, ma per ragioni diverse, fornendo chiarimenti cruciali sui requisiti del ricorso per cassazione.

Per quanto riguarda la terza interessata, la cui unica posizione era difendere i propri beni dalla confisca, il ricorso è stato dichiarato inammissibile per un vizio formale insuperabile: il suo difensore non era munito di procura speciale. La giurisprudenza costante, infatti, richiede che il terzo, portatore di interessi puramente civilistici all’interno di un procedimento di prevenzione, conferisca al legale uno specifico mandato per agire in giudizio.

Più complessa e articolata è la motivazione relativa all’inammissibilità del ricorso del soggetto principale. La Corte ha ribadito un principio cardine: nel procedimento di prevenzione, il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile, quindi, dedurre vizi di motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente, al punto da equivalere a una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che tutte le lamentele sollevate dal ricorrente non integrassero una violazione di legge, ma costituissero un tentativo di ottenere un nuovo esame del merito della vicenda. La Corte d’Appello, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione logica e sufficientemente approfondita su tutti i punti contestati:

* Sulla pericolosità: aveva analiticamente indicato i dati fattuali a sostegno del giudizio.
* Sulla sproporzione: aveva dettagliatamente ricostruito la situazione patrimoniale e spiegato perché le conclusioni del Tribunale fossero corrette.
* Sulle richieste istruttorie: aveva motivato, seppur sinteticamente, la superfluità di nuove prove.

Le argomentazioni difensive, pur legittime, si ponevano come una diversa ricostruzione dei fatti, che non può trovare spazio nel giudizio di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame è un importante promemoria dei limiti strutturali del ricorso per cassazione. Non è una terza istanza di giudizio dove si possono rimettere in discussione le valutazioni di fatto compiute dai giudici di merito. Il suo ruolo è quello di garante della corretta applicazione della legge (c.d. ius constitutionis). Pertanto, chi intende impugnare una misura di prevenzione dinanzi alla Suprema Corte deve concentrarsi sulla denuncia di specifici errori di diritto, evitando di riproporre le stesse argomentazioni fattuali già respinte nei gradi precedenti. La motivazione, anche se non condivisa dalla difesa, se è logicamente coerente e completa, non è censurabile in sede di legittimità.

Perché il ricorso del terzo interessato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore che lo ha presentato era privo di una procura speciale. Secondo la giurisprudenza consolidata, il terzo interessato in un procedimento di prevenzione, essendo portatore di interessi civilistici, deve conferire al proprio avvocato un mandato specifico per stare in giudizio.

Quali sono gli unici motivi per cui è ammesso il ricorso per cassazione contro una misura di prevenzione?
Il ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione è ammesso esclusivamente per violazione di legge. Non è possibile contestare i vizi di motivazione del provvedimento, a meno che la motivazione sia completamente assente o talmente apparente da equivalere a una violazione di legge (in riferimento all’art. 125 cod. proc. pen.).

Perché le censure del ricorrente principale sono state considerate un tentativo di riesame del merito?
Le sue censure sono state considerate tali perché, invece di evidenziare errori nell’applicazione delle norme di legge, miravano a contestare le valutazioni compiute dalla Corte d’Appello sui fatti, come la sussistenza della pericolosità sociale, la sproporzione patrimoniale e l’adeguatezza delle prove. Questo tipo di valutazione è riservato ai giudici di merito e non può essere oggetto del giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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