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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di custodia cautelare per tentata estorsione aggravata. La sentenza ribadisce che il giudizio di legittimità non può rivalutare i fatti o l’attendibilità delle prove, ma solo verificare la coerenza logica e la corretta applicazione della legge nella motivazione del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Misure Cautelari: i Limiti al Controllo sui Fatti

Un recente pronunciamento della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari personali. Con la sentenza n. 2897/2024, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile l’appello di due indagati sottoposti a custodia in carcere per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, chiarendo ancora una volta la distinzione tra valutazione di legittimità e riesame del merito.

I fatti del caso

Due soggetti venivano raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale, accusati di aver commesso, in concorso tra loro, una tentata estorsione ai danni del titolare di un’attività commerciale. Il reato era aggravato dall’utilizzo di un metodo mafioso, ai sensi dell’art. 416-bis.1 c.p., in un’area nota per la forte influenza di consorterie criminali. Uno degli indagati era inoltre accusato di un reato legato agli stupefacenti. Il Tribunale del Riesame confermava la misura, rigettando l’istanza presentata dalla difesa.

I motivi del ricorso per cassazione

La difesa degli indagati proponeva ricorso per cassazione basandosi principalmente su due motivi:
1. Vizio di motivazione e travisamento della prova: Si contestava l’attendibilità della persona offesa, sostenendo che la sua versione dei fatti non fosse supportata da adeguati riscontri e che la ricostruzione della condotta criminosa fosse errata.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione sulle esigenze cautelari: Si criticava la motivazione dell’ordinanza impugnata riguardo alla necessità della custodia in carcere, definendola basata su ‘argomentazioni di stile’ e non su un’analisi concreta del caso.

La decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: il ruolo della Cassazione non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il suo compito è verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato, senza poter entrare in una nuova valutazione delle prove.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che le censure mosse dalla difesa, pur presentate formalmente come vizi di motivazione, miravano in realtà a ottenere una diversa valutazione delle circostanze di fatto già esaminate dal giudice del riesame. Questo tipo di richiesta esula dalle competenze della Cassazione.

Il controllo di legittimità, come chiarito dalle Sezioni Unite, si concentra su due aspetti:

a) La sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza è sindacabile solo se la loro assenza si traduce in una violazione di legge o in una motivazione mancante o manifestamente illogica.
b) Il controllo non riguarda la ricostruzione dei fatti né l’apprezzamento sull’attendibilità delle fonti di prova (come le dichiarazioni della vittima o le immagini della videosorveglianza).

Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione congrua e non contraddittoria, basando la propria decisione sulle dichiarazioni della persona offesa e di suo figlio, sui riscontri di un ufficiale di polizia e sulle immagini video che documentavano gli episodi estorsivi. Aveva inoltre ritenuto ‘poco plausibile’ la versione alternativa fornita dagli indagati.

Anche riguardo alle esigenze cautelari, la Corte ha ritenuto la motivazione adeguata. L’ordinanza si basava sulla presunzione di adeguatezza della misura carceraria legata all’aggravante del metodo mafioso, sottolineando la gravità dei fatti, la spregiudicatezza degli indagati e i loro legami con il tessuto criminale locale.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza i confini del ricorso per cassazione in materia cautelare. Non è la sede per contestare l’attendibilità di un testimone o per proporre una ricostruzione dei fatti alternativa a quella, logicamente motivata, del giudice di merito. Il ruolo della Suprema Corte è quello di guardiano della legge e della logica giuridica, non di un secondo giudice del fatto. Per gli operatori del diritto, ciò significa che i motivi di ricorso devono essere rigorosamente focalizzati su vizi di legittimità, come l’errata applicazione di una norma o una palese contraddittorietà nel ragionamento del giudice, pena l’inammissibilità dell’impugnazione.

È possibile contestare la credibilità di un testimone in un ricorso per cassazione contro una misura cautelare?
No, la valutazione dell’attendibilità delle fonti di prova, come le dichiarazioni della persona offesa, spetta al giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare tale valutazione, ma solo verificare che la motivazione del giudice sia logica e non contraddittoria.

Quando un ricorso per cassazione contro un’ordinanza cautelare viene dichiarato inammissibile?
Viene dichiarato inammissibile quando i motivi proposti non denunciano una violazione di legge o un vizio logico manifesto della motivazione, ma si risolvono nel tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove già esaminate dal giudice di merito.

In che modo l’aggravante del metodo mafioso (art. 416-bis.1 c.p.) influisce sulla scelta della misura cautelare?
La presenza di tale aggravante fa scattare una presunzione relativa di adeguatezza della misura della custodia in carcere. Ciò significa che, salvo prova contraria, si presume che solo la detenzione in prigione sia idonea a soddisfare le esigenze cautelari, data la particolare gravità del reato e la pericolosità sociale che esso implica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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