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Ricorso per cassazione: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un terzo interessato contro un sequestro preventivo. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali è consentito solo per violazione di legge e non per contestare la motivazione del giudice di merito, a meno che non sia del tutto assente o manifestamente illogica. Inoltre, il terzo può solo dedurre la propria titolarità del bene e la sua estraneità al reato, non l’insussistenza dei presupposti della misura stessa.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Limiti e Inammissibilità nel Sequestro Preventivo

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio, un baluardo a tutela della corretta applicazione della legge. Tuttavia, il suo accesso è rigidamente regolato, specialmente in materie delicate come le misure cautelari reali. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 1840/2024) offre un’importante lezione sui limiti di questo strumento, delineando con precisione i confini tra vizio di motivazione e violazione di legge, e specificando le censure ammissibili per un terzo che subisce gli effetti di un sequestro.

Il Contesto: Il Sequestro delle Quote Societarie

Il caso trae origine da un procedimento penale per il reato di sostituzione di persona. Nell’ambito di tale procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo delle quote di una società a responsabilità limitata. La misura era stata confermata anche dal Tribunale del Riesame. A presentare ricorso per cassazione non era l’indagato, ma la legale rappresentante di una società estera che aveva acquistato le quote sequestrate, la quale si riteneva terza interessata e lesa dal provvedimento.

Le Doglianze della Ricorrente

La ricorrente lamentava una violazione di legge, sostenendo che la motivazione dell’ordinanza impugnata fosse meramente assertiva e carente. In particolare, le critiche si concentravano su tre punti principali:

1. Valutazione del fumus del reato: Il Tribunale avrebbe basato la sussistenza del reato unicamente sulla querela della persona offesa, ignorando documenti e testimonianze che, a dire della ricorrente, smentivano tale versione.
2. Errata ricostruzione dei fatti: L’ordinanza avrebbe erroneamente collocato l’assunzione della carica di legale rappresentante da parte della ricorrente a ridosso dei fatti, mentre ciò sarebbe avvenuto un anno prima. Inoltre, avrebbe qualificato la società acquirente come ‘inattiva’, mentre si tratterebbe, secondo il diritto inglese, di una dormant company, ovvero una società solo ‘commercialmente non attiva’.
3. Mancata prova della strumentalità: Non sarebbe stato compiuto alcun accertamento sulla strumentalità dei beni sequestrati rispetto alla consumazione del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione: L’Inammissibilità

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti fondamentali sui limiti del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari reali.

Violazione di Legge vs. Vizio di Motivazione

Il punto centrale della decisione è la distinzione netta tra la ‘violazione di legge’, unico motivo di ricorso ammesso dall’art. 325 c.p.p., e il ‘vizio di motivazione’. I giudici hanno ribadito che non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione per sollecitare una nuova e diversa valutazione dei fatti. Le censure sulla motivazione sono ammesse solo in casi estremi: quando essa manca del tutto o è talmente carente di coerenza, completezza e logicità da risultare meramente apparente e incomprensibile. Nel caso di specie, le critiche della ricorrente erano meri vizi di motivazione, poiché l’ordinanza del Tribunale del Riesame aveva un apparato giustificativo tutt’altro che apparente.

I Limiti del Ricorso del Terzo Interessato

La Corte ha inoltre evidenziato un altro, e decisivo, profilo di inammissibilità. Un terzo che afferma di avere diritto alla restituzione di un bene sequestrato non può contestare l’esistenza dei presupposti della misura cautelare (come il fumus del reato o il periculum in mora). L’unica cosa che può dedurre, sia in sede di merito che di legittimità, è la propria effettiva titolarità del bene e la sua totale estraneità al reato, ovvero l’assenza di un proprio contributo, anche solo a titolo di negligenza, alla commissione dell’illecito. Avendo la ricorrente contestato proprio i presupposti applicativi della misura, il suo ricorso era inammissibile anche sotto questo profilo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che le censure della ricorrente, pur presentate come violazioni di legge, erano in realtà tentativi di ottenere una rivalutazione del merito. Le presunte erronee ricostruzioni dei fatti (come la data di assunzione della carica) sono state ritenute marginali nell’economia del ragionamento del Tribunale. Riguardo alla natura di ‘dormant company’, la ricorrente si è limitata ad asserirlo senza fornire alcuna prova, onere che invece le spettava. Infine, il ricorso non si è confrontato con altri indici valorizzati dal Tribunale, come il valore ritenuto incongruo della cessione delle quote e il disconoscimento di una firma sull’atto di cessione, elementi che rafforzavano l’ipotesi accusatoria. La declaratoria di inammissibilità ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma principi consolidati della procedura penale. In primo luogo, il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio sulla corretta applicazione del diritto. Le critiche alla ricostruzione dei fatti o alla valutazione delle prove sono, di regola, precluse. In secondo luogo, definisce con chiarezza il perimetro difensivo del terzo proprietario di un bene sequestrato: la sua difesa deve concentrarsi sulla prova della titolarità e della buona fede, non sulla fondatezza dell’accusa mossa all’indagato. Queste indicazioni sono cruciali per orientare la strategia difensiva ed evitare ricorsi destinati all’inammissibilità.

Quando è ammissibile un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare la ricostruzione dei fatti o la valutazione delle prove operate dal giudice del riesame, a meno che la motivazione non sia completamente assente, manifestamente illogica o contraddittoria, tanto da risultare meramente apparente.

Cosa può contestare un terzo interessato che subisce un sequestro su un bene di sua proprietà?
Il terzo può dedurre unicamente la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene e dimostrare di non aver contribuito in alcun modo, neppure per negligenza, alla commissione del reato. Non può, invece, contestare l’esistenza dei presupposti per l’applicazione della misura cautelare, come la sussistenza del ‘fumus del reato’.

Cosa succede se il ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., la parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, il cui importo viene ritenuto congruo dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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