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Ricorso per cassazione: limiti del riesame cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato in custodia cautelare per associazione mafiosa. La Corte ha stabilito che non è possibile presentare in sede di legittimità motivi nuovi, non sottoposti precedentemente al Tribunale del riesame. Inoltre, ha ribadito che il ricorso per cassazione non può vertere su una nuova valutazione delle prove, ma solo sul controllo della logicità della motivazione del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando l’appello è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22007/2024, torna a definire i confini del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari, stabilendo principi ferrei sulla specificità dei motivi di impugnazione. La decisione analizza il caso di un individuo sottoposto a custodia cautelare per associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile per aver introdotto questioni non sollevate nel precedente grado di giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza del GIP del Tribunale di Lecce, che applicava la custodia cautelare in carcere a un soggetto indagato per partecipazione a un sodalizio mafioso. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe avuto un ruolo attivo all’interno di un clan, occupandosi di spedizioni punitive, riscossione di crediti derivanti dal traffico di stupefacenti e procacciamento di voti.

L’indagato proponeva istanza di riesame avverso tale provvedimento, ma il Tribunale di Lecce la rigettava, confermando la misura restrittiva. A questo punto, la difesa presentava ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge in merito alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. In particolare, la difesa contestava per la prima volta in Cassazione l’esistenza stessa della consorteria mafiosa.

Limiti del Ricorso per Cassazione: il Principio di Devoluzione

Il punto cruciale della decisione della Suprema Corte riguarda l’inammissibilità dei motivi di ricorso non precedentemente devoluti al giudice del riesame. La Cassazione chiarisce che il ricorrente ha l’onere di specificare tutte le sue doglianze dinanzi al Tribunale del riesame. Questo per consentire al giudice della cautela di fornire risposte complete, sulle quali poi la Corte di Cassazione potrà esercitare il proprio sindacato di legittimità.

Nel caso specifico, l’indagato aveva incentrato le sue difese, davanti al Tribunale del riesame, esclusivamente sulla sua personale partecipazione al sodalizio, senza mai mettere in discussione l’esistenza stessa dell’associazione mafiosa. Aver sollevato tale questione per la prima volta in Cassazione costituisce una violazione del principio devolutivo, rendendo il motivo inammissibile.

Il Sindacato della Cassazione sul Merito Cautelare

Un altro aspetto fondamentale affrontato dalla sentenza attiene alla natura del giudizio di legittimità. La difesa contestava la valutazione delle prove (in particolare, le intercettazioni), proponendo una lettura alternativa degli elementi indiziari. La Corte ribadisce un principio consolidato, citando anche una pronuncia delle Sezioni Unite (sent. Audino, n. 11/2000): il compito della Cassazione non è quello di riesaminare le prove, ma di verificare la coerenza logica e la correttezza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato.

Se il giudice del riesame ha fornito una motivazione immune da vizi logici e coerente con le risultanze investigative, la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Le censure che si limitano a proporre una diversa interpretazione delle prove sono, pertanto, inammissibili.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri argomentativi distinti.

In primo luogo, ha evidenziato la preclusione processuale derivante dalla mancata deduzione, in sede di riesame, della censura relativa all’esistenza stessa del clan mafioso. Tale questione era stata ritenuta dalla difesa “il punto centrale e lo snodo essenziale dell’intero procedimento”, ma non era mai stata sottoposta al vaglio del Tribunale del riesame. Questo ha creato una barriera insormontabile per il suo esame in sede di legittimità, costituendo una prima e decisiva causa di inammissibilità.

In secondo luogo, riguardo alle critiche mosse al ruolo dell’indagato all’interno del sodalizio, la Corte ha qualificato tali argomentazioni come relative al merito cautelare. La difesa aveva proposto una “lettura alternativa” delle intercettazioni e degli altri elementi, ma questo tipo di attività valutativa è estranea al giudizio di cassazione. L’ordinanza del Tribunale del riesame è stata giudicata logicamente argomentata e coerente, avendo evidenziato i gravi indizi a carico dell’indagato sulla base di intercettazioni e servizi di osservazione. Pertanto, anche questa parte del ricorso è stata ritenuta inammissibile.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Cassazione rafforza l’importanza strategica del giudizio di riesame. La difesa ha l’onere di articolare in quella sede tutte le proprie contestazioni, sia sul fatto che sulle fonti di prova, per non vedersi preclusa la possibilità di discuterne in Cassazione. La sentenza serve da monito: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito, ma un rigoroso controllo di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare nuovi motivi di ricorso per la prima volta in Cassazione in materia cautelare?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione è inammissibile se propone motivi che non sono stati precedentemente sottoposti al Tribunale del riesame. Le questioni devono essere state devolute al giudice del grado precedente.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove a carico dell’indagato?
No, il ruolo della Corte di Cassazione non è quello di effettuare una nuova valutazione delle prove (cosiddetto merito cautelare). Il suo compito è limitato a verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato, senza entrare nel merito delle scelte valutative del giudice precedente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo specifico caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: 1) la difesa ha sollevato per la prima volta in Cassazione la questione relativa all’esistenza stessa dell’associazione mafiosa, un punto non discusso davanti al Tribunale del riesame; 2) le altre censure riguardavano una rilettura delle prove, attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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