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Ricorso per Cassazione: limiti del riesame cautelare

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione avverso un’ordinanza di custodia cautelare per reati di droga. La sentenza ribadisce che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito per la rivalutazione degli indizi, ma deve limitarsi al controllo su violazioni di legge o vizi logici manifesti della motivazione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: limiti invalicabili nella valutazione dei fatti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26504/2025, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari. La decisione sottolinea una regola fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte Suprema non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare le prove, ma un organo di legittimità che vigila sulla corretta applicazione della legge. Analizziamo il caso che ha portato a questa pronuncia.

I fatti processuali: dalla misura cautelare al ricorso

Un soggetto veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per diversi reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. La difesa presentava istanza al Tribunale del riesame, che accoglieva parzialmente le richieste, annullando l’ordinanza per alcuni capi d’imputazione ma confermandola per altri, relativi alla detenzione e cessione di cocaina.

Contro la decisione del Tribunale del riesame, l’indagato proponeva ricorso per cassazione, articolando diverse censure. Tra queste, lamentava la violazione dei termini procedurali per la convalida della misura e, soprattutto, contestava la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e la motivazione sulle esigenze cautelari.

I motivi del ricorso e la valutazione delle prove

La difesa dell’indagato ha basato il proprio ricorso su cinque motivi principali:
1. Violazione dei termini procedurali: Si sosteneva che l’ordinanza di convalida non fosse stata depositata entro i venti giorni previsti dalla legge.
2. Carenza di indizi: Si contestava la mancanza di gravi indizi per due dei reati ascritti (capi 16 e 39).
3. Errata valutazione delle prove: Si negava l’esistenza di prove concrete sulla cessione di un ingente quantitativo di cocaina (capo 38), sostenendo un coinvolgimento marginale dell’indagato.
4. Insufficienza delle esigenze cautelari: Si criticava la motivazione riguardo alla necessità della custodia in carcere per gli altri capi d’accusa (40, 41 e 42), affermando un coinvolgimento occasionale e legato a dinamiche familiari.

La decisione della Corte: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, riaffermando i principi consolidati sul proprio ruolo e sui limiti del sindacato di legittimità.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione contro le ordinanze cautelari è consentito solo per violazione di specifiche norme di legge o per una motivazione che sia manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Non è invece possibile utilizzare questo strumento per proporre una diversa lettura dei fatti o una differente valutazione delle prove.

Nel caso specifico:
– La censura sui termini è stata respinta perché il termine di venti giorni riguarda l’emissione del provvedimento da parte del giudice competente, non la sua notifica, e tale termine era stato rispettato.
– I motivi relativi ai capi d’imputazione già annullati dal Tribunale del riesame sono stati giudicati privi di pregio, in quanto la materia del contendere era già venuta meno.
– Riguardo alla contestazione sulla valutazione degli indizi (in particolare sulle conversazioni intercettate), la Corte ha ribadito che tale valutazione spetta al giudice di merito. Il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione congrua e logica, non sindacabile in sede di legittimità. Le argomentazioni della difesa si risolvevano in una richiesta di rivalutazione del fatto, estranea al giudizio di cassazione.
– Infine, anche la motivazione sulle esigenze cautelari è stata ritenuta adeguata. Il Tribunale del riesame aveva correttamente considerato la pericolosità sociale dell’indagato e il concreto pericolo di reiterazione del reato, giustificando la misura della custodia in carcere come l’unica idonea a prevenire contatti con ambienti criminali.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma del perimetro del giudizio di legittimità. Chi intende proporre un ricorso per cassazione deve essere consapevole che non può chiedere alla Suprema Corte di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Il controllo della Cassazione è un controllo sulla legalità del provvedimento e sulla coerenza logica della sua motivazione, non una terza istanza di giudizio sui fatti. Questa pronuncia ribadisce che le censure devono concentrarsi su specifici errori di diritto o su vizi motivazionali evidenti, altrimenti il ricorso sarà inevitabilmente dichiarato inammissibile.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la valutazione delle prove fatta dal Tribunale del riesame in una misura cautelare?
No, non è possibile. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione non può avere ad oggetto la ricostruzione dei fatti o una diversa valutazione delle prove (come le intercettazioni), che sono di esclusiva competenza dei giudici di merito, come il Tribunale del riesame. Il ricorso deve limitarsi a denunciare violazioni di legge o vizi logici evidenti nella motivazione.

Qual è il limite del controllo della Corte di Cassazione sui provvedimenti cautelari?
Il controllo della Corte di Cassazione è un controllo di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte verifica se le norme di legge sono state applicate correttamente e se la motivazione del provvedimento è logica, coerente e non manifestamente contraddittoria. Non può riesaminare gli elementi materiali e fattuali delle vicende indagate.

Quando un ricorso per cassazione contro una misura cautelare viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, come nel caso di specie, le censure proposte non denunciano reali violazioni di legge, ma si risolvono nel tentativo di ottenere una nuova e diversa valutazione delle circostanze di fatto già esaminate dal giudice di merito, oppure quando i motivi sono manifestamente infondati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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