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Ricorso per cassazione: limiti alla valutazione indizi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro una decisione del Tribunale del Riesame che aveva annullato delle misure cautelari. La sentenza ribadisce che il ricorso per cassazione non può comportare una nuova valutazione delle prove, ma solo un controllo sulla manifesta illogicità della motivazione del giudice di merito.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: i Limiti Imposti alla Valutazione degli Indizi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13812 del 2024, torna a pronunciarsi su un principio cardine del nostro sistema processuale: i limiti del sindacato di legittimità sulla motivazione dei provvedimenti in materia di misure cautelari. La decisione scaturisce da un ricorso per cassazione presentato da un Pubblico Ministero avverso un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva annullato alcune misure per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. Questo caso offre uno spunto fondamentale per comprendere quando e come sia possibile contestare la valutazione delle prove davanti alla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il procedimento trae origine da un’ordinanza con cui il Giudice per le Indagini Preliminari aveva applicato misure cautelari non custodiali a un soggetto, indagato per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 D.P.R. 309/1990) e per spaccio aggravato dal metodo mafioso (art. 73 D.P.R. 309/1990 e 416-bis.1 c.p.).

Successivamente, il Tribunale del Riesame, adito dalla difesa, aveva parzialmente annullato tale provvedimento. In particolare, il Riesame aveva escluso la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza sia per il reato associativo sia per l’aggravante mafiosa. La motivazione si fondava su due pilastri: la limitata durata temporale delle intercettazioni (pochi giorni) e la ritenuta inattendibilità delle dichiarazioni di un collaboratore. Secondo il Tribunale, gli elementi raccolti non erano sufficienti a dimostrare che il coinvolgimento dell’indagato fosse più di un’occasione estemporanea, né che la sua condotta avesse rafforzato un ipotizzato sodalizio criminale.

Il Ricorso per Cassazione del Pubblico Ministero

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Secondo l’accusa, la motivazione del Tribunale del Riesame era meramente apparente e non aveva adeguatamente considerato il materiale probatorio. In particolare, il ricorrente sosteneva che dalle intercettazioni emergesse chiaramente un ruolo stabile e autorizzato dell’indagato nella gestione di una ‘piazza di spaccio’, subentrando a un altro soggetto. Inoltre, il PM criticava il giudizio di inattendibilità espresso dal Riesame sulle dichiarazioni del collaboratore, definendolo apodittico e immotivato. L’obiettivo del ricorso era, di fatto, ottenere dalla Cassazione una diversa e più approfondita valutazione degli elementi indiziari.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo con fermezza i confini del proprio giudizio. Gli Ermellini hanno ricordato che il ricorso per cassazione per vizio di motivazione, specialmente in materia cautelare, consente al giudice di legittimità solo la verifica della coerenza e logicità delle ragioni addotte dal giudice di merito. Non è consentito, invece, un controllo su censure che, pur investendo formalmente la motivazione, si risolvono nella richiesta di una diversa valutazione dei fatti e delle prove.

Nel caso specifico, il Pubblico Ministero cercava di confutare il giudizio di inattendibilità di una fonte dichiarativa e di proporre una diversa interpretazione delle intercettazioni. Questa operazione, sottolinea la Corte, è tipica del giudizio di merito e non può trovare spazio in sede di legittimità.

Il Tribunale del Riesame aveva giustificato la propria decisione in modo non manifestamente illogico. Aveva considerato che la breve durata delle intercettazioni non consentiva di affermare con certezza l’assunzione di un ruolo di capo piazza gestito dalla mafia. Questa argomentazione, per quanto opinabile, non costituisce un’illogicità che emerge ictu oculi (a colpo d’occhio) dalla lettura del provvedimento. Non è compito della Cassazione sindacare quale sia la lettura ‘corretta’ del materiale indiziario, ma solo verificare se la motivazione del giudice di merito sia palesemente viziata. Poiché tale manifesta illogicità non sussisteva, il ricorso è stato respinto.

Le Conclusioni

La sentenza in commento consolida un principio fondamentale: la netta distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. Chi intende proporre un ricorso per cassazione per vizio di motivazione deve essere consapevole che non potrà chiedere ai giudici supremi di ‘rileggere’ le carte processuali per giungere a una conclusione diversa. L’unica via percorribile è quella di dimostrare che il ragionamento del giudice precedente è viziato da una contraddizione o da una palese illogicità interna, un compito assai più arduo che non semplicemente proporre una ricostruzione alternativa dei fatti.

È possibile contestare davanti alla Corte di Cassazione la valutazione delle prove fatta dal Tribunale del riesame?
No, non è possibile chiedere una nuova e diversa valutazione delle prove. Il ricorso per cassazione permette solo di verificare la correttezza giuridica e la manifesta logicità della motivazione, non di riesaminare nel merito gli elementi di prova.

Cosa intende la Corte per “vizio di motivazione” che rende ammissibile un ricorso?
Un vizio di motivazione rilevante per la Cassazione è una palese illogicità che emerge “ictu oculi”, cioè immediatamente dalla lettura del provvedimento, oppure una motivazione solo apparente o del tutto mancante. Non è sufficiente che il ricorrente proponga una ricostruzione dei fatti diversa, seppur plausibile.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Perché, invece di denunciare un’illogicità manifesta, il Pubblico Ministero ha cercato di ottenere una riconsiderazione del merito delle prove, contestando il giudizio di inattendibilità di un testimone e proponendo una diversa interpretazione delle intercettazioni. Questa attività è preclusa alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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