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Ricorso per cassazione: limiti al riesame dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per usura. La sentenza ribadisce che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per una nuova valutazione dei fatti o delle prove, compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito. Il controllo della Suprema Corte è limitato alla coerenza logica e giuridica della motivazione.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: quando la contestazione dei fatti è inammissibile

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma i suoi confini sono ben definiti. Non è una terza istanza di merito dove si possono ridiscutere i fatti e le prove. Una recente sentenza della Suprema Corte lo ribadisce con forza, dichiarando inammissibile l’appello di un imputato condannato per usura che cercava di ottenere una nuova valutazione delle testimonianze a suo carico.

I Fatti del Caso: L’Accusa di Usura e la Condanna

La vicenda giudiziaria ha origine dalla denuncia di un uomo che, dopo aver ricevuto un prestito di 1.000 euro, si era trovato a restituire una somma molto più ingente, pari a 3.600 euro in due anni, con rate mensili. I giudici di primo e secondo grado avevano riconosciuto la sussistenza del reato di usura aggravata, condannando l’imputato a una pena di 9 anni di reclusione e 18.000 euro di multa. La condanna si basava principalmente sulle dichiarazioni della persona offesa, corroborate da intercettazioni telefoniche.

I Motivi del Ricorso per Cassazione dell’Imputato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione basandosi su diversi motivi:
1. Inattendibilità della persona offesa: La difesa sosteneva che le dichiarazioni della vittima fossero fantasiose, contraddittorie e prive di riscontri, evidenziando presunte incongruenze temporali e la presenza di altri rapporti debitori tra le parti.
2. Mancanza di un patto usurario: Si affermava che non vi fosse stato un accordo per gli interessi, ma solo un’iniziativa unilaterale della vittima di ‘sdebitarsi moralmente’.
3. Errata quantificazione della pena: La pena base era stata ritenuta eccessiva e l’aumento per la recidiva immotivato.
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti: La difesa lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e di quella per aver risarcito, seppur parzialmente e tardivamente, il danno.

La Decisione della Cassazione e i limiti del ricorso

La Corte Suprema ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: il divieto di riesaminare il fatto.

I primi due motivi, relativi alla responsabilità dell’imputato e all’attendibilità della vittima, sono stati liquidati come un tentativo di proporre una ricostruzione alternativa dei fatti. La Cassazione ha chiarito che il suo compito non è stabilire quale sia la ‘migliore’ ricostruzione, ma solo verificare che la motivazione dei giudici di merito sia logica, coerente e non palesemente contraddittoria. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva ampiamente e logicamente motivato la sua decisione, basandosi anche sul contenuto inequivocabile delle intercettazioni in cui l’imputato parlava esplicitamente di ‘capitale’ e ‘interessi’.

Anche gli altri motivi sono stati respinti. La quantificazione della pena base era al di sotto della media edittale e quindi non richiedeva una motivazione dettagliata, mentre l’aumento per la recidiva era stato applicato in misura fissa come previsto dalla legge. Infine, le attenuanti generiche erano state negate legittimamente a causa dei numerosi precedenti penali dell’imputato, e l’attenuante del risarcimento è stata esclusa perché l’offerta, oltre che irrisoria, era avvenuta ben oltre il termine di legge (prima del giudizio di primo grado).

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando che il ricorrente non si era confrontato con la ‘ratio decidendi’ della sentenza d’appello, ma si era limitato a riproporre le stesse questioni di fatto già adeguatamente respinte nei gradi di merito. Il ricorso per cassazione, ha ricordato la Corte, è inammissibile per difetto di specificità quando non articola critiche puntuali alle ragioni di fatto e di diritto della decisione impugnata. La valutazione delle prove, come l’attendibilità di un testimone, è un compito esclusivo del giudice di merito, e il controllo di legittimità si arresta alla verifica della coerenza del percorso logico-giuridico seguito da quest’ultimo. Le intercettazioni, in cui l’imputato discuteva del prestito e degli interessi, costituivano un riscontro oggettivo che fugava ogni dubbio sull’attendibilità del racconto della vittima, rendendo la motivazione della Corte d’Appello incensurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito sulla corretta redazione di un ricorso per cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione delle prove fatta dai giudici. È necessario individuare e argomentare specifici vizi di legge o palesi illogicità nel ragionamento della sentenza impugnata. Tentare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova e diversa lettura del materiale probatorio è una strategia destinata al fallimento e conduce a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare l’attendibilità di un testimone in un ricorso per cassazione?
No, la valutazione dell’attendibilità dei testimoni e delle prove è un compito esclusivo dei giudici di primo e secondo grado. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la coerenza e la logicità della motivazione della sentenza.

Quando si può ottenere l’attenuante per il risarcimento del danno?
L’attenuante specifica del risarcimento del danno (art. 62 n. 6 c.p.) richiede che il danno sia stato integralmente riparato prima che inizi il giudizio di primo grado. Un’offerta parziale, tardiva e ritenuta opportunistica, come nel caso di specie, non è sufficiente per il suo riconoscimento.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di denunciare vizi di violazione di legge o manifesta illogicità della motivazione, ha tentato di proporre una diversa ricostruzione dei fatti e una nuova valutazione delle prove, attività che è preclusa nel giudizio di legittimità dinanzi alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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