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Ricorso per Cassazione: inammissibilità per aspecificità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi presentati da diversi imputati contro una sentenza di condanna per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e altri reati. La Corte ha stabilito che i motivi di appello erano generici, ripetitivi e miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Questa decisione sottolinea i rigorosi requisiti di specificità per un ricorso per Cassazione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Quando l’Appello è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 39174 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso per Cassazione, respingendo le impugnazioni di diversi imputati condannati per gravi reati, tra cui associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La decisione evidenzia un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove poter ridiscutere i fatti, ma una sede dedicata al controllo della corretta applicazione della legge.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una complessa indagine che ha portato alla condanna in primo e secondo grado di un gruppo di persone per reati gravi, tra cui la partecipazione a un’associazione criminale dedita al traffico di droga, trasferimento fraudolento di valori e detenzione illegale di armi. La Corte di Appello di Lecce aveva parzialmente riformato la prima sentenza, confermando in larga parte le responsabilità penali ma apportando alcune modifiche al trattamento sanzionatorio per alcuni imputati. Contro questa decisione, le difese hanno presentato ricorso alla Corte Suprema di Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazioni di legge.

L’Analisi del Ricorso per Cassazione

I ricorsi presentati si basavano su diverse doglianze. Alcuni imputati contestavano la configurabilità stessa del reato associativo (art. 74 d.P.R. 309/1990), sostenendo che le prove dimostrassero al più singoli episodi di spaccio in concorso, ma non una stabile appartenenza a un’organizzazione. Altri lamentavano errori nella dosimetria della pena, un errato bilanciamento tra attenuanti e aggravanti (come la recidiva) e la violazione del principio secondo cui la condanna deve basarsi su prove che superino “ogni ragionevole dubbio”. In sostanza, i ricorrenti chiedevano alla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio già esaminato nei gradi di merito.

Il Principio di Specificità del Ricorso per Cassazione

Il nodo centrale della decisione della Corte è il concetto di “aspecificità dei motivi”. La Cassazione ribadisce con forza che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il ricorrente ha l’onere di indicare in modo chiaro, preciso e specifico quali siano stati gli errori di diritto commessi dalla Corte di Appello. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni già respinte in secondo grado o formulare critiche generiche alla motivazione. Nel caso di specie, la Corte ha rilevato che i ricorsi erano in gran parte una mera riproduzione dei motivi di appello, senza un reale confronto con le ragioni esposte nella sentenza impugnata. Questo comportamento processuale porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

La Prova dell’Appartenenza all’Associazione Criminale

Per quanto riguarda il reato associativo, la Corte ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello logica e coerente. L’appartenenza stabile al sodalizio criminale era stata correttamente desunta da una pluralità di elementi univoci: lo stretto rapporto di un imputato con il leader del gruppo, il suo coinvolgimento diretto in più trasporti di droga per conto dell’organizzazione e lo svolgimento di funzioni di pusher. Questi fattori, nel loro complesso, dimostravano la piena consapevolezza di far parte di una struttura organizzata (la cosiddetta affectio societatis) e non semplici episodi di concorso in reato.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili per manifesta infondatezza o aspecificità. La motivazione si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità. In primo luogo, viene ribadito che il ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un’occasione per una rivalutazione dei fatti. Le censure che si limitano a proporre una lettura alternativa delle prove, senza individuare vizi logici manifesti o violazioni di legge, sono inammissibili.

In secondo luogo, per quanto concerne la determinazione della pena, la Corte ha sottolineato l’ampia discrezionalità del giudice di merito. Se la motivazione sul bilanciamento delle circostanze e sull’entità degli aumenti per la continuazione è logica e non contraddittoria, essa si sottrae al sindacato di legittimità. Nel caso specifico, la decisione di non concedere le attenuanti generiche in misura prevalente sulla recidiva era stata giustificata in modo puntuale, facendo riferimento ai numerosi precedenti penali degli imputati. Anche la differenziazione degli aumenti di pena per i singoli reati satellite è stata ritenuta adeguatamente motivata in base alla gravità specifica di ciascun episodio.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per gli operatori del diritto sull’importanza di redigere ricorsi per Cassazione che rispettino i rigorosi canoni di specificità e pertinenza. La decisione conferma che la Corte Suprema è un giudice della legge, non del fatto. Tentare di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda processuale è una strategia destinata al fallimento. La pronuncia, dichiarando l’inammissibilità dei ricorsi, ha reso definitiva la condanna per gli imputati, i quali sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Per quali ragioni un ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Sulla base della sentenza, un ricorso è inammissibile se i motivi sono generici, ripetitivi di argomenti già respinti nei gradi precedenti, o se mirano a una rivalutazione delle prove e dei fatti (aspecificità dei motivi), anziché individuare specifici errori di diritto nella decisione impugnata.

Cosa distingue la partecipazione a un’associazione per delinquere dalla semplice commissione di più reati in concorso?
La sentenza chiarisce che la partecipazione a un’associazione criminale richiede la prova di un’integrazione stabile dell’individuo nella struttura del gruppo (la cosiddetta ‘affectio societatis’). Questo stato può essere desunto da elementi come un rapporto continuativo con i vertici, il coinvolgimento in plurime operazioni per conto dell’organizzazione e l’assunzione di ruoli specifici, che vanno oltre la mera commissione occasionale di reati insieme ad altri.

Come valuta la Corte la richiesta di riduzione della pena o la concessione di attenuanti?
La Corte Suprema ribadisce che la determinazione della pena (dosimetria) e il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito. La Cassazione non interviene se la decisione è supportata da una motivazione logica e non palesemente contraddittoria, anche se sintetica, come nel caso in cui si neghino le attenuanti generiche facendo riferimento ai precedenti penali dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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