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Ricorso per cassazione: inammissibilità e fumus delicti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza di sequestro probatorio per reati venatori. La sentenza chiarisce i requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione, sottolineando che i motivi devono essere specifici, non generici e non possono essere proposti per la prima volta in sede di legittimità. Viene inoltre ribadito che la valutazione del fumus commissi delicti non richiede la prova dell’elemento soggettivo del reato.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: inammissibilità e fumus delicti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35961/2025, offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione e sui limiti della valutazione del giudice in sede di riesame di un sequestro probatorio. Il caso riguardava alcuni cittadini stranieri indagati per reati venatori, i quali avevano impugnato il provvedimento di sequestro delle loro armi e munizioni. La decisione della Suprema Corte fornisce una guida preziosa sui principi procedurali che governano le impugnazioni penali, evidenziando gli errori da evitare per non vedersi dichiarare un ricorso inammissibile.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un controllo effettuato in Sicilia, a seguito del quale un gruppo di cacciatori veniva indagato per esercizio di attività venatoria in periodo non consentito. L’autorità giudiziaria disponeva il sequestro probatorio delle armi e delle munizioni. Gli indagati presentavano istanza di riesame al Tribunale competente, che però confermava il sequestro.

Contro tale decisione, gli indagati proponevano ricorso alla Corte di Cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso per Cassazione e le loro criticità

La difesa degli indagati si fondava su tre argomentazioni principali, ciascuna delle quali è stata attentamente vagliata e respinta dalla Suprema Corte.

Primo Motivo: la sospensione dei termini

Gli ricorrenti sostenevano che il Tribunale avesse errato nel considerare scaduta la concessione dell’area in cui si svolgeva l’attività venatoria. A loro dire, il calcolo non teneva conto delle norme emergenziali (D.L. n. 18/2020) che avevano sospeso i termini dei procedimenti amministrativi. Questo motivo, tuttavia, presentava un vizio procedurale fatale: la questione non era mai stata sollevata davanti al Tribunale del riesame.

Secondo Motivo: la legittimità dell’attività venatoria

Con il secondo motivo, la difesa argomentava che l’attività si era svolta in una “zona cinologica di tipo B”, dove, secondo la normativa regionale, l’addestramento cani e l’abbattimento di fauna da allevamento sarebbero consentiti tutto l’anno. Tale argomentazione mirava a escludere l’elemento oggettivo del reato, ovvero l’illegalità della condotta.

Terzo Motivo: la carenza di dolo

Infine, gli indagati lamentavano una motivazione apparente del Tribunale riguardo all’elemento soggettivo del reato (il dolo). Sostenevano di essere in possesso di tutta la documentazione necessaria per il viaggio e il trasporto delle armi, il che avrebbe dovuto escludere l’intenzione di commettere un illecito.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile, analizzando separatamente ciascun motivo e ribadendo principi consolidati della procedura penale.

Inammissibilità del primo motivo: la novità della censura

La Corte ha qualificato il primo motivo come inammissibile perché la questione della sospensione dei termini era stata sollevata per la prima volta in sede di legittimità. Il principio, desumibile dall’art. 606, comma 3, cod.proc.pen., è chiaro: non possono essere presentate in Cassazione censure che non siano state precedentemente sottoposte al giudice del merito. Introdurre nuovi argomenti in questa fase violerebbe la struttura dei gradi di giudizio.

Inammissibilità del secondo motivo: la genericità e la mancata correlazione

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, ma per genericità. La Corte ha osservato che i ricorrenti non si erano confrontati specificamente con la motivazione del Tribunale, il quale aveva basato la sua decisione su un punto cruciale: il decreto di affidamento dell’area alla società concessionaria era comunque scaduto, rendendo irrilevante la normativa regionale invocata. Un ricorso è generico non solo quando è vago, ma anche quando non dialoga criticamente con le ragioni della decisione impugnata, limitandosi a riproporre le proprie tesi.

Infondatezza del terzo motivo: i limiti della valutazione sul fumus delicti

Il terzo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che, in sede di riesame di un sequestro probatorio, il compito del giudice non è accertare la fondatezza dell’accusa o la colpevolezza dell’indagato. Il controllo è limitato alla verifica dell'”astratta configurabilità” del reato ipotizzato. Il sequestro è uno strumento finalizzato proprio alla ricerca della prova, inclusa quella relativa all’elemento soggettivo (dolo o colpa). Richiedere la prova del dolo prima di consentire il sequestro vanificherebbe la funzione stessa dello strumento investigativo.

Conclusioni

La sentenza ribadisce tre principi fondamentali per chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione in materia penale:
1. Tempestività delle eccezioni: Le questioni di fatto e di diritto devono essere sollevate nei gradi di merito. Non è possibile “riservare” argomenti per la fase di legittimità.
2. Specificità dei motivi: Il ricorso non può essere una mera riproposizione delle proprie difese, ma deve contenere una critica puntuale e argomentata delle ragioni esposte nel provvedimento impugnato.
3. Corretta comprensione degli istituti: È essenziale comprendere la funzione e i limiti di ogni strumento processuale. Nel caso del sequestro probatorio, la valutazione del giudice del riesame è circoscritta al fumus commissi delicti e non si estende a un giudizio completo sulla responsabilità penale, che è riservato alla fase di merito del processo.

È possibile presentare per la prima volta un motivo di ricorso in Cassazione che non era stato sollevato nel precedente giudizio di riesame?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che, in base all’art. 606, comma 3, del codice di procedura penale, non sono proponibili censure che non siano state già sollevate nei precedenti giudizi di merito.

Perché un motivo di ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile per genericità?
Un motivo è considerato generico quando non si confronta specificamente con le argomentazioni della decisione impugnata, ma si limita a riproporre le stesse difese o a formulare critiche indeterminate, senza individuare il punto esatto in cui il giudice precedente avrebbe errato nell’applicare la legge.

In sede di riesame di un sequestro probatorio, il giudice deve accertare la presenza del dolo (l’intenzione di commettere il reato)?
No, la Corte ha chiarito che il compito del giudice del riesame è limitato a valutare l’astratta configurabilità del reato (il cosiddetto fumus commissi delicti) e l’utilità del sequestro per le indagini. L’accertamento dell’elemento soggettivo del reato, come il dolo, è riservato alla fase di merito del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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