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Ricorso per cassazione: inammissibile su aggravanti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato in custodia cautelare per omicidio. Il ricorso non contestava la sussistenza degli indizi, ma solo la circostanza aggravante della premeditazione. La Corte ha stabilito che un ricorso per cassazione di questo tipo è inammissibile se l’aggravante non incide sulla legittimità della misura cautelare e se la contestazione richiede una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Misure Cautelari: Quando è Inammissibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22513 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure cautelari personali. Un ricorso per cassazione avverso un provvedimento “de libertate”, come la custodia in carcere, non può limitarsi a contestare la configurabilità di una circostanza aggravante, ma deve attaccare il nucleo della decisione, ovvero la sussistenza del quadro indiziario o delle esigenze cautelari. Analizziamo nel dettaglio questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava la custodia cautelare in carcere per un soggetto, indagato per concorso in omicidio premeditato. Le prove a suo carico si basavano su tabulati telefonici, utenze e, soprattutto, sulle dichiarazioni confessorie di un concorrente, che lo indicava come uno degli esecutori materiali del delitto.

Nonostante il Tribunale avesse riconosciuto l’assenza di prove dirette sulla partecipazione dell’indagato agli atti preparatori, aveva comunque ritenuto correttamente contestata l’aggravante della premeditazione. La difesa, quindi, ha presentato ricorso in Cassazione non per contestare il coinvolgimento dell’indagato nell’omicidio, ma specificamente per lamentare la violazione di legge riguardo all’applicazione della circostanza aggravante della premeditazione, sostenendo che non fosse stato individuato il momento esatto in cui il suo assistito avrebbe acquisito “l’effettiva conoscenza dell’altrui premeditazione”.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso per cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui l’impugnazione di legittimità contro provvedimenti cautelari deve avere un oggetto ben preciso.

L’interesse a ricorrere, infatti, sussiste solo quando la contestazione mira a scalfire la base stessa della misura restrittiva, cioè la gravità degli indizi di colpevolezza o la presenza delle esigenze cautelari (pericolo di fuga, di inquinamento probatorio o di reiterazione del reato). Quando, invece, il ricorso si concentra su aspetti, come le circostanze aggravanti, che non hanno un impatto diretto né sull'”an” (la legittimità della misura in sé) né sul “quomodo” (le modalità della sua applicazione), esso risulta privo di interesse e quindi inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato le sue motivazioni su due pilastri principali.

In primo luogo, ha ribadito il principio di diritto secondo cui è inammissibile, per carenza di interesse, il ricorso per cassazione contro un provvedimento “de libertate” che non contesta il quadro indiziario o le esigenze cautelari, ma solo la configurabilità di determinate circostanze aggravanti. Questo vale specialmente quando l’esistenza o meno di tali circostanze non modifica la legittimità della misura cautelare disposta.

In secondo luogo, i giudici hanno sottolineato che le argomentazioni della difesa tendevano a sollecitare una rivalutazione dei fatti, come il presunto “travisamento della prova”. Questo tipo di analisi è precluso in sede di legittimità. La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma un giudice della legge. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme giuridiche e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e non contraddittorio, senza poter entrare nel merito delle prove per fornire una nuova interpretazione dei fatti.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica: la strategia difensiva nell’ambito dei procedimenti cautelari deve essere mirata e pertinente. Impugnare un’ordinanza di custodia cautelare in Cassazione è un percorso stretto, limitato alla violazione di legge e ai vizi di motivazione. Contestare elementi accessori come le aggravanti, senza mettere in discussione i presupposti fondamentali della misura, si traduce in un ricorso destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare un ricorso per cassazione contro una misura di custodia cautelare contestando solo una circostanza aggravante?
No, la sentenza stabilisce che tale ricorso è inammissibile per carenza di interesse, a meno che l’esistenza della circostanza aggravante non sia l’unico elemento che giustifica la legittimità della misura cautelare stessa, il che non accadeva in questo caso.

Perché la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti di un caso?
Perché il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, non effettuare una nuova valutazione delle prove o dei fatti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamina il merito del ricorso. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende a titolo di sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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