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Ricorso per cassazione: inammissibile senza prova

Tre individui, il cui reato di furto aggravato era stato dichiarato estinto per prescrizione, hanno presentato un ricorso per cassazione cercando un’assoluzione piena. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché la prova della loro innocenza non era immediatamente evidente (‘ictu oculi’) e l’appello mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Prescrizione: Quando l’Appello è Inammissibile

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce i limiti e le condizioni per presentare un ricorso per cassazione avverso una sentenza che dichiara l’estinzione di un reato per intervenuta prescrizione. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per ottenere un’assoluzione piena nel merito in una situazione del genere, la prova dell’innocenza deve essere palese e indiscutibile. Approfondiamo i dettagli di questa importante ordinanza.

I Fatti del Caso

Tre individui erano stati imputati per il reato di furto aggravato in concorso, previsto dagli articoli 110, 624 e 625 del codice penale. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano concluso il procedimento con una declaratoria di estinzione del reato per intervenuta prescrizione. Nonostante l’esito formalmente favorevole, che evitava loro una condanna, gli imputati hanno deciso di presentare un ricorso per cassazione. Il loro obiettivo non era contestare la prescrizione, ma ottenere un proscioglimento pieno nel merito, sostenendo che la loro innocenza fosse evidente dagli atti processuali.

Il Ricorso per Cassazione e le Sue Limitazioni

Il motivo del ricorso si basava sull’articolo 129, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, anche in presenza di una causa di estinzione del reato come la prescrizione, il giudice ha l’obbligo di assolvere l’imputato se la sua innocenza risulta evidente. I ricorrenti sostenevano che le prove raccolte dimostrassero la loro totale estraneità ai fatti, e che i giudici di merito avrebbero dovuto riconoscerla.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha il compito di giudicare la legittimità delle decisioni, non di riesaminare i fatti. Il ricorso è stato quindi valutato non per la sua fondatezza nel merito, ma per la sua ammissibilità procedurale.

La Decisione della Corte: il ricorso per cassazione inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui un ricorso di questo tipo deve basarsi su censure che non richiedano una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio. I giudici hanno ritenuto che le argomentazioni dei ricorrenti fossero una mera riproposizione di quanto già discusso in appello e mirassero a provocare una “rivisitazione in fatto” del processo, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato in modo chiaro il principio giuridico alla base della sua ordinanza. Quando si impugna una sentenza di prescrizione per ottenere un’assoluzione nel merito, non è sufficiente sostenere l’esistenza di prove a favore. È necessario che l’innocenza emerga “ictu oculi”, ovvero “a colpo d’occhio”, con una mera attività di constatazione da parte del giudice. La prova deve essere così evidente da escludere l’esistenza stessa del fatto, la sua commissione da parte dell’imputato o la sua rilevanza penale, senza necessità di un esame analitico.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva già evidenziato la “non univocità degli elementi di prova”, rendendo impossibile una declaratoria di innocenza immediata. Poiché le argomentazioni dei ricorrenti non evidenziavano un vizio di illogicità nella sentenza d’appello ma si limitavano a contestarne la valutazione, il ricorso non poteva che essere ritenuto inammissibile.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale del diritto processuale penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. La possibilità di ottenere un’assoluzione piena dopo la prescrizione è un’eccezione riservata a casi di innocenza palese e incontestabile. Tentare di utilizzare questo strumento per rimettere in discussione l’analisi delle prove svolta nei gradi precedenti non solo è inutile, ma comporta anche conseguenze economiche. Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro ciascuno alla Cassa delle ammende, proprio a causa dell’inammissibilità del loro ricorso.

Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una nuova valutazione delle prove e dei fatti del caso, attività che non è consentita alla Corte di Cassazione. Inoltre, le argomentazioni presentate erano una semplice ripetizione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello.

Cosa significa che la prova dell’innocenza deve essere evidente ‘ictu oculi’ per ottenere l’assoluzione dopo la prescrizione?
Significa che l’innocenza dell’imputato deve emergere in modo immediato e palese dagli atti processuali, senza che sia necessario un esame approfondito o un’interpretazione delle prove. Deve essere una constatazione così chiara da non lasciare spazio a dubbi.

Quali sono state le conseguenze per i ricorrenti a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
In base alla legge, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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