LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: inammissibile se ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di tre imputati condannati per associazione a delinquere e furti. La sentenza sottolinea che un ricorso per cassazione non può limitarsi a riproporre le stesse doglianze già esaminate e respinte in appello, né può chiedere una nuova valutazione dei fatti. La Corte ha confermato la logicità sia delle motivazioni sulla colpevolezza di un imputato, basata su plurimi elementi indiziari, sia del calcolo della pena per gli altri due, ritenuto corretto nell’applicazione della continuazione tra reati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Quando è Inammissibile?

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma le sue porte non sono sempre aperte. Una recente sentenza della Suprema Corte ci ricorda un principio fondamentale: non si può utilizzare questo strumento per ottenere un terzo esame dei fatti, né per riproporre sterilmente le stesse argomentazioni già respinte in appello. Analizziamo una decisione che chiarisce i limiti e la funzione di questo importante mezzo di impugnazione.

I Fatti del Caso: Associazione a Delinquere e Furti con “Spaccata”

Il caso riguarda tre individui condannati dalla Corte d’Appello per reati gravi. Due di loro erano accusati di furti pluriaggravati e partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata a commettere furti in esercizi commerciali con la tecnica della “spaccata” (la rottura delle porte d’accesso). Il terzo imputato era stato condannato per la sua partecipazione al medesimo sodalizio, con il ruolo specifico di custode degli attrezzi da scasso e della refurtiva.

Le ragioni del Ricorso per Cassazione

Contro la sentenza di secondo grado, gli imputati hanno presentato ricorso per cassazione basandosi su due distinti filoni argomentativi:

1. L’imputato “custode”: Contestava la motivazione della sua condanna per partecipazione all’associazione. A suo dire, le prove erano deboli e mal interpretate: il suo nome compariva in una sola conversazione, la sua abitazione era solo un riferimento geografico e la presenza di altri sodali e della refurtiva presso di lui era stata una coincidenza. In sintesi, chiedeva una riconsiderazione del materiale probatorio.
2. Gli altri due imputati: La loro critica si concentrava sulla determinazione della pena. Essi lamentavano una violazione di legge e un’illogicità nel calcolo effettuato dalla Corte d’Appello, in particolare nell’applicazione dell’istituto della continuazione tra i reati oggetto del processo e altri reati per i quali erano già stati condannati con sentenze definitive.

La Decisione della Corte: L’Inammissibilità dei Ricorsi

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i ricorsi, dichiarandoli inammissibili. La decisione si fonda su principi cardine della procedura penale che meritano di essere approfonditi.

Inammissibilità per Ripetitività e Censure di Fatto

Per quanto riguarda il primo ricorrente, la Corte ha stabilito che le sue censure erano una mera riproposizione di quelle già sollevate e puntualmente respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorso non evidenziava un vizio logico manifesto o un errore di diritto nella sentenza impugnata, ma si limitava a offrire una lettura alternativa delle prove. La Cassazione ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un “terzo giudice di merito”: non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente argomentata, dei giudici dei gradi precedenti. La Corte d’Appello aveva infatti costruito la prova della sua partecipazione su una pluralità di elementi concordanti: le intercettazioni, il ruolo di depositario degli attrezzi da scasso, il rinvenimento della refurtiva e l’uso della sua abitazione (dove era agli arresti domiciliari) come base logistica e rifugio per il gruppo.

Correttezza nel Calcolo della Pena e nella Gestione del Ricorso per Cassazione

Anche le doglianze sulla pena sono state ritenute infondate. La Suprema Corte ha verificato che l’iter logico-giuridico seguito dalla Corte d’Appello era esente da critiche. I giudici di secondo grado avevano correttamente:

* Individuato i reati più gravi (quelli delle sentenze passate in giudicato) come base per il calcolo.
Applicato gli aumenti per la continuazione per i reati sub iudice*.
* Motivato la diversa entità degli aumenti in base alla specificità dei singoli episodi criminali.
* Applicato correttamente la riduzione per il rito abbreviato.

La Corte ha concluso che il ragionamento era coerente, logico e rispettoso della legge.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della sentenza risiede nella funzione stessa del giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione è ammesso solo per specifici motivi di diritto, come la violazione di legge o il vizio di motivazione (quando questa sia mancante, contraddittoria o manifestamente illogica). Un ricorso è inammissibile quando, come in questo caso, si limita a riproporre le medesime questioni di fatto già discusse in appello, senza confrontarsi criticamente con la ratio decidendi della sentenza impugnata. In pratica, l’imputato non può chiedere alla Cassazione di “rileggere gli atti” per convincerla della propria innocenza; deve, invece, dimostrare dove e come il giudice d’appello ha sbagliato nell’applicare la legge o nel ragionare.

Per la questione della pena, la motivazione è altrettanto chiara: i giudici di merito hanno fornito una spiegazione esaustiva e logica del calcolo sanzionatorio, rispettando le norme sulla continuazione e sul rito abbreviato. Non essendoci errori di diritto, la valutazione sulla congruità della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cruciale per chiunque si approcci al sistema giudiziario penale: il ricorso per cassazione è uno strumento tecnico e non un’ulteriore possibilità di discutere il merito della vicenda. La difesa deve strutturare il ricorso evidenziando vizi specifici e non limitandosi a una generica contestazione della ricostruzione dei fatti. In assenza di un confronto critico e argomentato con le ragioni della decisione impugnata, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile quando si limita a riproporre le stesse censure già dedotte e respinte in appello, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata, oppure quando propone doglianze sui fatti che richiederebbero una nuova valutazione delle prove, compito precluso alla Corte di Cassazione.

Come viene calcolata la pena in caso di “continuazione” tra reati giudicati in momenti diversi con rito abbreviato?
Il giudice identifica il reato più grave (spesso quello già giudicato con sentenza irrevocabile), stabilisce la pena base e la aumenta per ciascun reato “satellite”. Successivamente, sull’aumento di pena relativo al reato satellite giudicato con rito abbreviato, applica la riduzione di un terzo prevista dall’art. 442 cod. proc. pen.

Quali elementi possono provare la partecipazione a un’associazione per delinquere?
La prova può derivare da un insieme di elementi convergenti, come l’essere indicato da altri membri quale custode di strumenti o refurtiva, l’effettivo rinvenimento di tali oggetti presso la propria abitazione, e l’utilizzo della stessa come base logistica o rifugio per i complici dopo la commissione di un reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati