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Ricorso per cassazione: Inammissibile se personale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione presentato personalmente da un’imputata condannata per false dichiarazioni al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. La decisione si fonda sulla riforma del 2017, che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale, pena l’inammissibilità.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: quando la Cassazione lo dichiara inammissibile

Presentare un ricorso per cassazione è un passo delicato e tecnicamente complesso nel sistema giudiziario italiano. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce in modo inequivocabile un punto fondamentale: la facoltà per l’imputato di proporre personalmente questo tipo di ricorso è stata eliminata. Analizziamo una decisione che, partendo da un caso di indebita percezione del reddito di cittadinanza, si concentra su un aspetto puramente procedurale con conseguenze determinanti per l’esito del giudizio.

I Fatti del Caso: Dalla Frode sul Reddito di Cittadinanza alla Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine con la condanna di una donna da parte del Tribunale di Frosinone a una pena di un anno e quattro mesi di reclusione. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 7, comma 1, del D.L. 4/2019, per aver presentato, nel maggio 2020, una dichiarazione mendace al fine di ottenere il reddito di cittadinanza. Nello specifico, l’imputata aveva falsamente attestato di risiedere in un comune diverso e di convivere con un’altra persona.

La condanna è stata successivamente confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Roma. Avverso questa seconda sentenza, l’imputata ha deciso di proporre personalmente un ricorso per cassazione, lamentando un’eccessiva e immotivata severità della pena inflittale.

L’Impugnativa Personale e il Principio in Gioco

Il fulcro della questione non riguarda il merito della condanna, ma la modalità con cui è stata presentata l’impugnazione. L’imputata ha scelto di agire in prima persona, senza l’assistenza di un legale abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Questa scelta si è rivelata fatale per le sorti del suo ricorso, scontrandosi con una modifica normativa cruciale introdotta alcuni anni prima.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un’argomentazione netta e puramente giuridica. I giudici hanno richiamato la Legge 23 giugno 2017, n. 103, che ha modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale.

Questa riforma ha stabilito che l’atto di ricorso, le memorie e i motivi nuovi presentati in Cassazione devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. La Corte ha sottolineato che questa regola si applica a tutti i ricorsi presentati dopo l’entrata in vigore della novella, avvenuta il 3 agosto 2017. Poiché il ricorso in esame era stato proposto successivamente a tale data, non poteva che essere dichiarato inammissibile.

La Corte ha anche citato una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914/2017) che aveva già consolidato questo principio, confermando che la modifica legislativa ha eliminato la facoltà, precedentemente esistente, di proporre personalmente il ricorso per cassazione.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato due conseguenze dirette e gravose per la ricorrente. In primo luogo, la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione è diventata definitiva. In secondo luogo, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, l’imputata è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa decisione ribadisce con forza un principio cardine della procedura penale: il ricorso in Cassazione è un atto che richiede una competenza tecnica specifica, che la legge riserva esclusivamente a difensori specializzati, escludendo qualsiasi possibilità di ‘fai da te’ da parte dell’imputato.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. A seguito della modifica dell’art. 613 cod. proc. pen. introdotta dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di cassazione, pena l’inammissibilità.

Qual è la conseguenza se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come stabilito dal giudice. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva.

Da quando è in vigore la regola che impedisce all’imputato di ricorrere personalmente in Cassazione?
La regola si applica a tutti i ricorsi proposti successivamente al 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della novella legislativa che ha modificato la procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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