LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: inammissibile se generico

Un individuo, condannato per coltivazione e detenzione di stupefacenti, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione. I motivi erano l’errata applicazione del concorso di reati e il mancato riconoscimento della lieve entità del fatto. La Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, poiché i motivi erano generici, limitandosi a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza un confronto critico con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte ha inoltre confermato che la valutazione sulla lieve entità era stata correttamente motivata sulla base della professionalità dell’attività di spaccio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Perché la Genericità Porta all’Inammissibilità

Presentare un ricorso per cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per avere successo non basta essere in disaccordo con le sentenze precedenti. È necessario formulare critiche specifiche e argomentate, pena la dichiarazione di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ce lo ricorda, analizzando un caso di coltivazione e detenzione di stupefacenti e offrendo spunti preziosi sia sulla procedura che sul merito.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo, inflitta prima dal Tribunale e poi confermata dalla Corte d’Appello, alla pena di un anno di reclusione e 3.000 euro di multa per i reati di coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di tentare l’ultima carta, proponendo ricorso per cassazione.

I motivi di ricorso erano due e ben distinti:
1. Errata applicazione della legge: Si sosteneva che la condotta di detenzione della marijuana fosse un post factum non punibile della coltivazione, ovvero una conseguenza logica che non avrebbe dovuto essere punita come reato autonomo in concorso con la coltivazione stessa.
2. Vizio di motivazione: Si lamentava la mancata riqualificazione del fatto nell’ipotesi di reato di “lieve entità”, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti, che avrebbe comportato una pena molto più mite.

I Motivi del Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale e offre chiarimenti importanti sulla valutazione dei reati in materia di droga.

L’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione Generico

Il primo motivo di rigetto riguarda un aspetto puramente procedurale, ma fondamentale. La Corte ha sottolineato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse identiche critiche già sollevate e respinte nel giudizio d’appello, senza confrontarsi in modo specifico e critico con le argomentazioni contenute nella sentenza impugnata.

Come ribadito dalla giurisprudenza, la funzione tipica dell’impugnazione è quella della “critica argomentata”. L’atto di ricorso deve contenere un confronto puntuale con la decisione che si contesta, indicando le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che ne dimostrerebbero l’erroneità. Un ricorso che, come in questo caso, ignora la motivazione della Corte d’Appello e si limita a ripetere le doglianze precedenti è considerato generico e, pertanto, inammissibile. Viene meno la sua stessa funzione, che è quella di provocare un controllo di legittimità su specifici punti della decisione, non un terzo giudizio di merito.

Il Diniego della “Lieve Entità”: una valutazione complessiva

Anche la seconda doglianza è stata respinta. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente motivato il diniego dell’ipotesi di lieve entità. Il riconoscimento di questa attenuante richiede una valutazione complessiva di tutti gli elementi indicati dalla legge: i mezzi, le modalità e le circostanze dell’azione, nonché la quantità e la qualità della sostanza.

È sufficiente che anche uno solo di questi elementi sia di segno negativo per escludere la lieve entità. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano evidenziato “alcuni aspetti rivelatori della professionalità con cui l’attività di spaccio veniva svolta”. Questo elemento, indicativo di una maggiore offensività e pericolosità della condotta, è stato ritenuto prevalente e sufficiente a negare la ricorrenza della più lieve ipotesi di reato, rendendo la motivazione della Corte d’Appello logica e adeguata.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile per due ragioni principali. In primo luogo, ha stabilito che i motivi di ricorso erano una mera riproduzione delle argomentazioni già presentate e respinte in appello. Secondo la Corte, un ricorso efficace deve contenere una critica specifica e puntuale alla motivazione della sentenza impugnata, non limitarsi a ripetere doglianze generiche. Mancando questo confronto critico, il ricorso perde la sua funzione e diventa inammissibile.

In secondo luogo, riguardo alla richiesta di riconoscere la “lieve entità” del fatto, la Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di merito. Essi avevano fornito una motivazione adeguata per negare l’attenuante, basandosi su elementi che dimostravano la “professionalità” dell’attività di spaccio. La Corte ha ribadito che la valutazione della lieve entità deve essere complessiva e che la presenza di indici di una certa organizzazione e non occasionalità dell’attività criminosa è sufficiente a escludere l’applicazione della norma di favore.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. Dal punto di vista processuale, conferma la necessità di redigere un ricorso per cassazione in modo tecnico e specifico, evitando la semplice riproposizione di argomenti già vagliati. Un ricorso generico è destinato a un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità. Dal punto di vista sostanziale, chiarisce che la valutazione sulla lieve entità di un reato di droga non è automatica, ma frutto di un’analisi globale dove indicatori di professionalità, anche se non eclatanti, possono essere decisivi per escludere il beneficio e mantenere la condanna per l’ipotesi ordinaria del reato.

Quando un ricorso per cassazione è considerato inammissibile?
Un ricorso per cassazione è considerato inammissibile quando è generico, ovvero quando si limita a riprodurre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti senza confrontarsi criticamente e specificamente con le motivazioni della sentenza che si sta impugnando.

La detenzione di droga è sempre un reato separato dalla coltivazione?
La sentenza non entra nel merito specifico di questa questione, ma la dichiara inammissibile. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ritenuto che nel caso di specie le due condotte costituissero due reati distinti in concorso tra loro, e la Cassazione ha ritenuto che il motivo di ricorso non fosse idoneo a contestare tale valutazione.

Quali criteri usa il giudice per negare l’ipotesi di “lieve entità” in un reato di droga?
Il giudice valuta complessivamente tutti gli elementi del fatto: mezzi, modalità e circostanze dell’azione, qualità e quantità della sostanza. Come emerge dalla sentenza, anche un solo elemento negativo, come ad esempio indici di “professionalità” nell’attività di spaccio, può essere sufficiente a escludere l’applicazione dell’attenuante della lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati