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Ricorso per cassazione: inammissibile se generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione contro una condanna per ricettazione, poiché il motivo era generico. L’appellante non aveva specificato quali censure, sollevate nel precedente atto di appello, fossero state ignorate dalla Corte d’Appello, rendendo impossibile per la Suprema Corte valutare il merito della doglianza. La decisione ribadisce il principio di autosufficienza del ricorso, che deve contenere una precisa esposizione dei fatti e delle ragioni di diritto a sostegno. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: Guida ai requisiti di ammissibilità

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento e, per questo, è soggetto a requisiti di forma e sostanza estremamente rigorosi. Presentare un atto che non rispetti tali requisiti può portare a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze significative per l’imputato. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi possa essere fatale per l’esito dell’impugnazione, ribadendo l’importanza del principio di autosufficienza dell’atto.

Il caso in esame: un ricorso ritenuto troppo vago

Il caso analizzato trae origine dal ricorso presentato da un imputato condannato in appello per il reato di ricettazione, previsto dall’art. 648 del Codice Penale. La difesa ha tentato di portare il caso all’attenzione della Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione nella sentenza di secondo grado. Tuttavia, il ricorso si è limitato a enunciare in via astratta i principi che regolano la valutazione della prova e a lamentare genericamente l’omessa considerazione delle censure già sollevate con l’atto di appello, senza però specificarle.

La specificità come requisito essenziale del ricorso per cassazione

La Corte ha prontamente respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per genericità. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale, sancito dall’articolo 581, comma 1, lettera c) del codice di procedura penale. Questa norma impone che l’atto di impugnazione contenga l’indicazione specifica delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta.

In altre parole, il ricorso per cassazione deve essere ‘autosufficiente’: deve contenere tutti gli elementi necessari a permettere alla Corte di comprendere le censure mosse alla sentenza impugnata, senza dover consultare altri atti del processo. Non è sufficiente affermare che il giudice d’appello abbia ignorato i motivi di gravame; è indispensabile indicare quali fossero tali motivi e spiegare perché la loro mancata valutazione abbia inficiato la logicità della decisione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha sottolineato che un ricorso con cui ci si duole dell’omessa valutazione di specifiche censure da parte del giudice dell’appello deve, per non essere ritenuto generico, riportare il contenuto di tali censure. In assenza di questo, la Suprema Corte non è in grado di procedere a quella ‘autonoma individuazione delle questioni che si assumono irrisolte’ e sulle quali è chiamata a esprimere un giudizio di legittimità.

Richiamando consolidata giurisprudenza, i giudici hanno ribadito che l’atto di ricorso deve contenere la ‘precisa prospettazione delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto da sottoporre a verifica’. L’imputato, limitandosi a un richiamo astratto e a una lamentela vaga, ha precluso alla Corte qualsiasi possibilità di esame nel merito, rendendo l’impugnazione inammissibile.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della decisione

La decisione in commento ha avuto conseguenze dirette e onerose per il ricorrente: oltre alla conferma della condanna, è stato obbligato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito per tutti gli operatori del diritto: la redazione di un ricorso per cassazione richiede la massima precisione e completezza. Ogni motivo di impugnazione deve essere dettagliato, specifico e autosufficiente, pena l’impossibilità per il giudice di legittimità di entrare nel vivo delle questioni sollevate, con la conseguente e inevitabile declaratoria di inammissibilità.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è generico, ovvero se non indica in modo specifico e completo le censure mosse alla sentenza impugnata e gli elementi di fatto e di diritto a sostegno, non permettendo alla Corte di comprendere le questioni senza dover consultare altri atti.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘generico per indeterminatezza’?
Significa che il motivo è formulato in modo astratto, limitandosi a lamentare l’omessa valutazione di censure precedenti senza però specificare quali fossero tali censure e perché la loro omissione vizierebbe la motivazione della sentenza.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La persona che presenta un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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