LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione: inammissibile se è generico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto aggravato. Il ricorso per cassazione è stato rigettato perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza di secondo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Genericità Costa Cara

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla tecnica redazionale e sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: non è sufficiente riproporre le stesse lamentele già sollevate in appello per ottenere un nuovo giudizio. È necessario un confronto critico e puntuale con la decisione impugnata, pena la dichiarazione di inammissibilità e la condanna alle spese.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto aggravato, commesso all’interno di un’area condominiale. In primo grado, l’imputato veniva condannato a una pena di due anni, due mesi e venti giorni di reclusione. La Corte d’Appello, in parziale riforma, concedeva le attenuanti generiche equivalenti alla recidiva contestata, rideterminando la pena in un anno e due mesi di reclusione e 400 euro di multa.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, articolando la propria difesa su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e la loro Genericità

I motivi presentati miravano a smontare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito. Nello specifico, la difesa deduceva:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo alla mancata assoluzione, sostenendo che non vi fossero prove sufficienti per una condanna.
2. Errata qualificazione giuridica, chiedendo di derubricare il fatto nel reato di danneggiamento, ormai depenalizzato, anziché in tentato furto.
3. Vizio di motivazione circa la conferma della recidiva, contestando la valutazione dei precedenti penali.

Tuttavia, come evidenziato dalla Suprema Corte, questi motivi non erano altro che una pedissequa riproposizione delle doglianze già avanzate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: il ricorso per cassazione non può essere una semplice fotocopia dell’atto d’appello. Deve, invece, contenere una critica specifica e argomentata delle ragioni che hanno portato il giudice del grado precedente a respingere le tesi difensive.

L’imputato, in questo caso, si è limitato a lamentare genericamente una presunta carenza o illogicità della motivazione, senza però spiegare perché il ragionamento della Corte d’Appello fosse errato o lacunoso.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse risposto in modo puntuale e logico a tutte le questioni sollevate. Era stato chiarito che l’atrio e la portineria di un edificio sono da considerarsi pertinenze di abitazione privata, legittimando così l’accusa di tentato furto in abitazione (art. 624 bis c.p.). Allo stesso modo, la valutazione sulla recidiva era stata correttamente basata sui precedenti penali e dattiloscopici dell’imputato.

Di fronte a una motivazione completa e coerente, il ricorrente avrebbe dovuto sviluppare argomenti specifici per dimostrarne l’illegittimità o l’illogicità. La mera reiterazione dei motivi d’appello trasforma il ricorso in uno strumento generico, privo della specificità richiesta dalla legge, e come tale inammissibile.

Conclusioni

Questa pronuncia serve da monito: il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non un terzo grado di merito. Per avere successo, è indispensabile abbandonare le argomentazioni generiche e concentrarsi su critiche mirate alla struttura logico-giuridica della sentenza impugnata. Proporre un ricorso che si limiti a ripetere le censure già esaminate e respinte non solo è inutile, ma comporta anche conseguenze economiche negative, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso per cassazione è dichiarato inammissibile quando, tra le altre ragioni, si limita a riprodurre e reiterare gli stessi motivi già proposti con l’atto di appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza impugnata.

Perché il tentativo di furto in una portineria è stato qualificato come furto in abitazione?
La Corte ha ritenuto che l’atrio e la portineria sono beni pertinenziali posti a servizio delle abitazioni private. Di conseguenza, un’intrusione in tali luoghi finalizzata al furto integra la fattispecie di tentato furto in abitazione (art. 624 bis c.p.) e non un reato meno grave come il danneggiamento.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati