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Ricorso per cassazione: inammissibile se critica i fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto contro un’ordinanza di sequestro probatorio di un’opera d’arte. Il ricorrente sosteneva che l’opera fosse una copia e che la motivazione del sequestro fosse apparente. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, pur presentati come violazioni di legge, costituivano in realtà una critica nel merito della valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Il ricorso per cassazione in materia di sequestro è limitato alla sola violazione di legge.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Sequestro: Quando i Motivi sono Inammissibili

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20373 del 2024, torna a ribadire un principio fondamentale in materia di impugnazioni: il ricorso per cassazione contro un provvedimento di sequestro non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Il caso analizzato riguarda il sequestro di un affresco, che secondo la difesa era una semplice copia, ma offre spunti cruciali sui limiti di accesso alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il Sequestro di un Affresco Controverso

La vicenda ha origine da un decreto di perquisizione e sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero presso il Tribunale di Tivoli. Oggetto del provvedimento era un affresco, ritenuto di rilevanza artistico-archeologica e collegato a presunti reati contro il patrimonio culturale. L’indagato, ritenendo ingiusto il sequestro, presentava un’istanza di riesame al Tribunale di Roma, che però la rigettava confermando la misura.

Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione, articolando due motivi principali. Sosteneva, in primo luogo, che il Tribunale avesse fornito una motivazione solo apparente sulla rilevanza dell’opera e sulle esigenze cautelari, senza considerare le prove documentali che dimostravano come l’affresco fosse una copia di un’opera originale esposta al pubblico. In secondo luogo, lamentava la carenza degli elementi minimi per giustificare sia la perquisizione che il sequestro, accusando il Tribunale del riesame di aver integrato illegittimamente le motivazioni del decreto originale.

I Motivi del Ricorso per Cassazione Contestati

L’impostazione difensiva, pur formalmente basata sulla violazione di norme procedurali (artt. 253, 247, 248 c.p.p.), mirava a un obiettivo preciso: ottenere dalla Corte di Cassazione una nuova valutazione degli elementi fattuali. La difesa contestava la decisione del Tribunale del riesame di non aver dato peso alla circostanza che l’opera fosse una copia, un fatto che, se accertato, avrebbe minato alla base l’ipotesi di reato e, di conseguenza, la legittimità del sequestro.

Questa strategia, tuttavia, si è scontrata con i rigidi paletti che delimitano il giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara lezione sulla distinzione tra “violazione di legge” e “vizio di motivazione”. I giudici hanno spiegato che, sebbene il ricorrente avesse formalmente denunciato violazioni di legge, le sue argomentazioni si risolvevano, in sostanza, in una critica alla motivazione del provvedimento impugnato. Si chiedeva alla Corte non di verificare la corretta applicazione della legge, ma di riconsiderare i fatti e di giudicare insufficiente o illogico il ragionamento del Tribunale del riesame.

La Cassazione ha ricordato la sua giurisprudenza consolidata (richiamando, tra le altre, la sentenza “Ivanov” delle Sezioni Unite): il ricorso per cassazione contro le ordinanze emesse in sede di riesame di provvedimenti di sequestro è consentito esclusivamente per violazione di legge. In questa nozione rientrano gli errori di diritto (errores in iudicando) e i vizi di procedura (errores in procedendo), ma anche quei vizi di motivazione talmente radicali da renderla inesistente, manifestamente illogica o contraddittoria, tanto da non permettere di comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse “ampiamente e congruamente argomentato” sia sul fumus commissi delicti (la plausibilità del reato) sia sulla finalità probatoria del sequestro. La motivazione, quindi, esisteva ed era comprensibile. Il disaccordo del ricorrente sulla sua sostanza non era sufficiente per configurare una violazione di legge, ma rappresentava un tentativo, non consentito, di ottenere una nuova valutazione del merito.

Conclusioni: L’Insegnamento della Sentenza

La decisione ribadisce un principio cardine: il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito. Le parti non possono utilizzare questo strumento per rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti e delle prove compiuto dai giudici delle fasi precedenti. Le censure devono riguardare autentiche violazioni di norme giuridiche, non la persuasività delle argomentazioni del giudice. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, a conferma della temerarietà del gravame.

È possibile contestare la valutazione dei fatti di un sequestro con un ricorso per cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso avverso ordinanze in materia di sequestro è consentito solo per “violazione di legge” e non per riesaminare nel merito la valutazione dei fatti o la congruità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente mancante o manifestamente illogica.

Quali sono i limiti del ricorso per cassazione contro un provvedimento di sequestro?
Il ricorso può essere proposto esclusivamente per violazione di legge. Ciò include errori nell’applicazione delle norme giuridiche (errores in iudicando) o vizi procedurali (errores in procedendo), ma non può essere utilizzato per formulare critiche sulla valutazione delle prove o sulla ricostruzione dei fatti operata dal giudice del riesame.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, la persona che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese processuali e, se non vi è assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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