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Ricorso per cassazione: inammissibile se aspecifico

Un indagato per associazione di stampo mafioso ha impugnato la conferma della sua custodia cautelare in carcere. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile perché ritenuto ‘aspecifico’, ovvero generico e non in grado di confrontarsi puntualmente con le argomentazioni del giudice del riesame, che aveva sottolineato la pericolosità attuale dell’indagato sulla base del suo ruolo nell’organizzazione, della natura permanente del reato e di un recente precedente per armi.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: quando la genericità lo rende inammissibile

Presentare un ricorso per cassazione efficace richiede precisione e specificità. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 43674/2024) ribadisce un principio fondamentale: un ricorso generico, che non si confronta puntualmente con le motivazioni del provvedimento impugnato, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo il caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione in materia di misure cautelari.

Il Caso: La Conferma della Custodia Cautelare in Sede di Rinvio

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un individuo indagato per la sua partecipazione a un’associazione di stampo mafioso. A seguito di un primo annullamento con rinvio da parte della Corte di Cassazione, il Tribunale del riesame confermava nuovamente la misura detentiva.

Il Tribunale basava la sua decisione su tre elementi chiave:
1. Il ruolo attivo e di rilievo dell’indagato all’interno del sodalizio criminale.
2. La natura ‘aperta’ e attuale della contestazione associativa, indicativa di una condotta criminale ancora in corso.
3. I precedenti penali dell’indagato, tra cui uno molto recente e specifico in materia di armi, commesso poco prima dell’emissione del titolo cautelare.

Secondo il giudice del riesame, questi elementi dimostravano una pericolosità sociale concreta e attuale, tale da giustificare la misura più afflittiva.

I Motivi del Ricorso per Cassazione: Una Critica alla Motivazione

La difesa presentava ricorso per cassazione contro la decisione del riesame, articolando un unico motivo. Sostanzialmente, si lamentava che il Tribunale avesse confermato la misura utilizzando le stesse argomentazioni già censurate dalla Cassazione nel precedente annullamento. Inoltre, si contestava la rilevanza dei precedenti penali, definiti di non particolare allarme sociale, e si sosteneva che la recente accusa in materia di armi non fosse sufficiente a dimostrare una perdurante pericolosità.

Infine, la difesa deduceva la violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità, ritenendo la custodia in carcere una misura eccessiva (extrema ratio) e sproporzionata.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Aspecificità del ricorso per cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo ‘aspecifico’. Secondo gli Ermellini, l’atto di impugnazione si limitava a una critica generica, senza un reale confronto con la trama motivazionale del provvedimento impugnato. La difesa, infatti, non aveva efficacemente contestato gli elementi specifici valorizzati dal Tribunale del riesame.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che il Tribunale del riesame non si era limitato a ripetere le vecchie argomentazioni, ma aveva fornito una motivazione rafforzata, basata su elementi concreti e attuali, come il recentissimo precedente giudiziario per armi. Il ricorso per cassazione, al contrario, aveva liquidato tale elemento come irrilevante in modo apodittico, cioè senza fornire alcuna ragione a sostegno di tale affermazione.

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che un ricorso è inammissibile quando i motivi sono generici, indeterminati o si limitano a riproporre le stesse ragioni già esaminate e respinte dal giudice precedente, senza una critica puntuale e specifica della decisione impugnata.

Sul punto dell’adeguatezza della misura, la Corte ha ribadito un altro principio consolidato: per i delitti di particolare gravità, come quelli di mafia, l’articolo 275 del codice di procedura penale prevede una presunzione assoluta di adeguatezza della sola custodia in carcere. Una volta accertata la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e di esigenze cautelari, il giudice non ha margini di discrezionalità sulla scelta della misura da applicare.

Le conclusioni

Questa sentenza è un monito sull’importanza della tecnica redazionale nel ricorso per cassazione. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso rispetto alla decisione del giudice di merito. È necessario, invece, ‘smontare’ analiticamente la motivazione del provvedimento impugnato, evidenziandone le specifiche contraddizioni, le mancanze o le violazioni di legge. Un ricorso che ‘glissa’ sugli argomenti centrali della decisione avversaria o li contesta con affermazioni non dimostrate è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso per cassazione contro una misura cautelare è considerato ‘aspecifico’?
Un ricorso per cassazione è considerato ‘aspecifico’ quando i suoi motivi sono generici, indeterminati, si limitano a riproporre le stesse ragioni già respinte in precedenza, o non si confrontano in modo puntuale e critico con le specifiche argomentazioni contenute nel provvedimento che si sta impugnando.

In quali casi la custodia in carcere è considerata l’unica misura adeguata?
Secondo la sentenza, per i delitti di particolare gravità, come quelli di associazione mafiosa, la legge (art. 275 cod. proc. pen.) stabilisce una presunzione assoluta che la custodia in carcere sia l’unica misura cautelare adeguata. Una volta provate le esigenze cautelari, il giudice non ha scelta su quale misura applicare.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisa una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, anche al pagamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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