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Ricorso per cassazione inammissibile: quando è nullo

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso per cassazione inammissibile quando l’imputato si limita a riproporre le stesse questioni già respinte in appello, senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata. Il caso analizzato riguarda una condanna per danneggiamento seguito da incendio. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di verificare la corretta applicazione della legge, sanzionando il ricorrente con il pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione inammissibile: perché la mera ripetizione dei motivi d’appello non basta

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede una tecnica e una precisione particolari. Non è sufficiente essere in disaccordo con la decisione dei giudici di merito; è necessario individuare specifici errori di diritto. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio di quando un ricorso per cassazione inammissibile viene dichiarato tale, evidenziando gli errori da non commettere.

Il caso in esame riguarda un imputato condannato per il reato di danneggiamento seguito da incendio, la cui pena era stata confermata anche dalla Corte d’Appello. Vediamo insieme perché il suo ulteriore ricorso è stato respinto e quali lezioni possiamo trarne.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e, successivamente, in secondo grado dalla Corte d’Appello, alla pena di un anno e sei mesi di reclusione per il delitto previsto dall’art. 424 del codice penale. Secondo l’accusa, l’imputato aveva appiccato un incendio che aveva danneggiato un bene.

Nonostante la doppia conferma della sua colpevolezza, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di tentare l’ultima via legale possibile: il ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: una Strategia Difensiva Inefficace

La difesa basava il ricorso su cinque motivi principali, che miravano a smontare la decisione della Corte d’Appello:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: si contestava l’attendibilità del riconoscimento effettuato da un testimone, ritenuto impreciso e quindi insufficiente per fondare una condanna.
2. Errata qualificazione giuridica: si sosteneva che il fatto dovesse essere inquadrato come semplice danneggiamento (art. 635 c.p.) e non come danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.).
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche.
4. Mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
5. Richiesta di riduzione della pena.

Sulla carta, questi motivi sembrano coprire diverse aree di doglianza. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha rilevato un difetto fondamentale che li ha resi tutti inefficaci.

La Decisione della Corte: un Ricorso per Cassazione Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile in toto. La decisione si fonda su due principi cardine del giudizio di legittimità, che ogni avvocato dovrebbe avere ben presenti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni della sua decisione, che si possono riassumere in due punti cruciali.

1. Mancanza di Specificità: Vietato il “Copia-Incolla” dei Motivi d’Appello

Il primo e fondamentale motivo di inammissibilità è stata la mancanza di specificità del ricorso. I giudici hanno osservato che l’imputato si era limitato a riproporre le stesse identiche questioni già sollevate e ampiamente discusse nel giudizio d’appello. La Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione logica e non contraddittoria per respingere ciascuno di quei punti.

Il ricorso in Cassazione, invece di confrontarsi criticamente con le argomentazioni della sentenza d’appello e di evidenziarne specifici vizi logici o giuridici, si era risolto in una sterile reiterazione. La Corte ha richiamato il suo consolidato orientamento secondo cui è «inammissibile il ricorso per cassazione che riproduce e reitera gli stessi motivi prospettati con l’atto di appello e motivatamente respinti in secondo grado, senza confrontarsi criticamente con gli argomenti utilizzati nel provvedimento impugnato».

2. Il Divieto di una Nuova Valutazione dei Fatti

Il secondo motivo di inammissibilità risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. L’imputato, di fatto, chiedeva alla Suprema Corte di effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove, come l’attendibilità del testimone o la corretta qualificazione del reato.

Tuttavia, il compito della Corte di Cassazione non è quello di riesaminare il merito della vicenda e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo ruolo è limitato a verificare la correttezza giuridica della decisione impugnata, ovvero controllare se vi siano state violazioni di legge o vizi di motivazione palesi (illogicità, contraddittorietà). Poiché il ricorso non indicava vizi di questo tipo ma sollecitava un inammissibile riesame dei fatti, è stato dichiarato manifestamente infondato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche e Costi

La dichiarazione di inammissibilità ha avuto conseguenze concrete per il ricorrente. Oltre alla conferma definitiva della condanna, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione viene applicata quando si ritiene che il ricorso sia stato proposto con “colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”, ovvero in modo superficiale e senza reali possibilità di accoglimento.

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale: il ricorso in Cassazione è uno strumento tecnico che deve essere usato con perizia. Non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo di legittimità sulla decisione. Un ricorso che si limita a ripetere le argomentazioni precedenti senza un’analisi critica e puntuale delle motivazioni della sentenza impugnata è destinato a essere dichiarato un ricorso per cassazione inammissibile, con conseguente spreco di tempo e risorse economiche.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile, tra le altre ragioni, quando è privo di specificità, ossia si limita a riproporre le stesse questioni già valutate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata e senza indicare precisi vizi di legge.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti del processo, come l’attendibilità di un testimone?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è quello di effettuare una nuova valutazione dei fatti o delle prove (come l’attendibilità di un testimone), ma solo di verificare che il giudice precedente abbia applicato correttamente la legge e abbia motivato la sua decisione in modo logico e non contraddittorio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver proposto un ricorso senza valide ragioni giuridiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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