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Ricorso per cassazione: i limiti del riesame cautelare

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa e tentata estorsione. La sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione è inammissibile se i motivi sono generici, non si confrontano con la motivazione del provvedimento impugnato e mirano a una rivalutazione dei fatti, compito precluso al giudice di legittimità.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Quando l’Appello Cautelare è Inammissibile

Un ricorso per cassazione contro una misura cautelare personale deve essere formulato con estrema precisione, pena l’inammissibilità. Una recente sentenza della Suprema Corte lo ribadisce con forza, delineando i confini invalicabili tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il caso analizzato riguarda un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere per gravi reati, tra cui associazione di tipo mafioso e tentata estorsione. La Corte ha rigettato il suo ricorso, offrendo importanti chiarimenti sui requisiti di specificità che ogni impugnazione deve possedere.

I Fatti del Procedimento

Il procedimento ha origine da un’ordinanza del G.i.p. che dispone la custodia cautelare in carcere per un soggetto, gravemente indiziato di far parte di un’associazione mafiosa e di aver partecipato a una tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, oltre che a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La difesa dell’indagato presentava istanza di riesame, ma il Tribunale di Catania confermava integralmente la misura cautelare. Contro questa decisione, la difesa proponeva un ricorso per cassazione, articolando un unico motivo con cui lamentava la mancanza e l’illogicità della motivazione riguardo alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e all’attualità del pericolo di reiterazione del reato.

L’Analisi della Corte sul Ricorso per Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, giudicandolo generico e aspecifico. L’analisi dei giudici si è concentrata sulla natura dei motivi presentati, evidenziandone le carenze strutturali.

La Genericità dei Motivi di Ricorso

La difesa aveva contestato gli indizi relativi alla partecipazione all’associazione mafiosa focalizzandosi su un elemento (la titolarità di una stalla usata come base logistica del clan, intestata alla madre dell’indagato) che, secondo la Corte, non era stato valorizzato in modo decisivo dal Tribunale del Riesame. Il ricorso, quindi, criticava un punto non centrale della motivazione, omettendo di confrontarsi con l’ampio compendio indiziario che il Tribunale aveva invece posto a fondamento della sua decisione.

Analogamente, per il delitto di tentata estorsione, il ricorrente si era limitato a proporre una lettura alternativa delle conversazioni intercettate e delle dichiarazioni della persona offesa, senza però individuare vizi logici o giuridici specifici nel ragionamento del Tribunale. Questo approccio si traduce in una mera richiesta di rivalutazione del merito, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

La sentenza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legittimità, non del fatto. Il suo compito non è stabilire se l’indagato sia colpevole o innocente sulla base delle prove, ma verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo congruo e logico. Prospettare una “diversa valutazione di circostanze già esaminate dal giudice di merito” non costituisce un valido motivo di ricorso.

La Carenza di Interesse sulla Circostanza Aggravante

Un punto particolarmente interessante riguarda la censura relativa all’aggravante del metodo mafioso per la tentata estorsione. La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile anche per “carenza di interesse”. Poiché all’indagato erano contestati reati (associazione mafiosa ex art. 416-bis c.p. e associazione per traffico di stupefacenti ex art. 74 D.P.R. 309/90) per i quali la custodia in carcere è la misura di regola, l’eventuale esclusione dell’aggravante non avrebbe avuto alcun effetto concreto sulla misura cautelare applicata. Di conseguenza, l’indagato non aveva un interesse giuridicamente rilevante a far valere quel specifico punto.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sulla natura aspecifica e generica del ricorso. I giudici hanno sottolineato come l’atto di impugnazione non si sia confrontato efficacemente con le ragioni esposte nell’ordinanza del Tribunale del Riesame. Invece di denunciare specifiche violazioni di legge o manifeste illogicità, la difesa ha tentato di ottenere una nuova e diversa valutazione degli elementi indiziari. Questo tentativo si scontra con la funzione istituzionale della Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è sorretta da una motivazione coerente e non viziata.

Conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un monito fondamentale per la redazione dei ricorsi in materia cautelare. Un ricorso per cassazione efficace non può limitarsi a contestare genericamente le conclusioni del giudice del riesame. È necessario, invece, condurre un’analisi critica e puntuale della motivazione impugnata, evidenziando con precisione dove essa violi la legge o incorra in un’aperta contraddizione logica. Senza questo livello di specificità, il ricorso si espone a una quasi certa declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando è considerato generico un ricorso per cassazione contro una misura cautelare?
Un ricorso è considerato generico quando non si confronta specificamente con le argomentazioni dell’ordinanza impugnata, ma si limita a riproporre le proprie tesi o a contestare elementi che non sono stati decisivi per la decisione del giudice del riesame.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come le intercettazioni o le testimonianze?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove nel merito. Il suo compito è unicamente quello di controllare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato, senza entrare in una nuova valutazione dei fatti.

Cosa si intende per ‘carenza di interesse’ nell’impugnare una circostanza aggravante?
Significa che l’eventuale accoglimento del motivo di ricorso su quel punto non comporterebbe alcun vantaggio concreto per il ricorrente. Nel caso di specie, l’esclusione dell’aggravante del metodo mafioso non avrebbe modificato la misura cautelare, poiché questa era già ampiamente giustificata dalla contestazione di altri reati, come l’associazione mafiosa, che prevedono di regola la custodia in carcere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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