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Ricorso per Cassazione: i limiti del riesame

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il ricorso per cassazione è stato respinto perché i motivi presentati miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito precluso al giudice di legittimità. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è limitato a verificare la logicità e la coerenza della motivazione del provvedimento impugnato, non a riesaminare le prove come le intercettazioni.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Quando la Valutazione dei Fatti è Preclusa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21565 del 2024, offre un’importante lezione sui limiti del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari personali. La Corte ha dichiarato inammissibile l’appello di un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ribadendo un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito.

I Fatti del Caso

L’indagato era stato accusato di essere l’organizzatore di una ‘piazza di spaccio’ situata in un complesso di edilizia popolare. Secondo le indagini, condotte con intercettazioni, videoriprese e servizi di osservazione, l’uomo gestiva il commercio di crack, avvalendosi della collaborazione di sua madre e di altri spacciatori. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari e confermata dal Tribunale del Riesame, si basava su un solido quadro indiziario che delineava il suo ruolo di vertice all’interno della struttura criminale.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

La difesa ha presentato un ricorso per cassazione basato su due principali motivi:

1. Mancata valutazione dell’attendibilità dei collaboratori di giustizia: Si lamentava che il Tribunale non avesse adeguatamente analizzato la credibilità delle dichiarazioni di alcuni collaboratori, limitandosi a notare che queste non erano centrali per la posizione dell’indagato.
2. Vizio di motivazione sui gravi indizi di colpevolezza: La difesa contestava la sussistenza di prove sufficienti a qualificare l’indagato come organizzatore. Si sosteneva che la madre agisse in autonomia e che le conversazioni intercettate potessero essere interpretate diversamente, non dimostrando un ruolo direttivo essenziale e infungibile.

La Decisione della Corte e l’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione

La Suprema Corte ha respinto entrambi i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda sulla natura stessa del giudizio di cassazione.

Analisi del Primo Motivo: L’irrilevanza delle dichiarazioni

Riguardo al primo punto, la Corte ha osservato che il motivo era inammissibile perché le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia erano state ritenute del tutto irrilevanti ai fini della decisione cautelare nei confronti del ricorrente. Il quadro indiziario si basava su altre prove, come le intercettazioni. Di conseguenza, non sussisteva alcun obbligo per il Tribunale di motivare sull’attendibilità di fonti di prova non utilizzate per fondare l’accusa.

Analisi del Secondo Motivo: Il divieto di riesame del merito

Sul secondo e più cruciale motivo, la Cassazione ha ribadito che il suo compito non è quello di fornire una nuova interpretazione delle prove. Il ricorso per cassazione per vizio di motivazione è consentito solo quando la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente, basata su specifici elementi emersi dalle indagini, tra cui:

* Conversazioni in cui l’indagato convocava e dava disposizioni a uno spacciatore.
* Dialoghi sulla gestione dei turni di lavoro e sull’affidabilità dei ‘pusher’.
* Prove che indicavano come l’indagato pagasse uno stipendio agli spacciatori e fosse il destinatario dei proventi giornalieri.

Le argomentazioni della difesa, secondo la Corte, non evidenziavano un’illogicità manifesta, ma si limitavano a proporre una diversa lettura dei fatti, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si ancora saldamente a un principio consolidato: il giudice di legittimità non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. L’interpretazione del contenuto delle conversazioni intercettate, ad esempio, è una questione di fatto la cui valutazione è di esclusiva competenza del giudice di merito. Il controllo della Cassazione si limita a verificare che l’apprezzamento di tali prove sia stato giustificato con argomentazioni non palesemente irrazionali. Poiché il Tribunale aveva esposto in modo coerente gli elementi a sostegno del ruolo organizzativo dell’indagato, la motivazione era da considerarsi immune da censure.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un confine cruciale nel sistema processuale penale. Il ricorso per cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere come sono andati i fatti. È, invece, uno strumento di controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità del percorso argomentativo seguito dai giudici di merito. Chi intende presentare un ricorso di questo tipo deve concentrarsi non sul ‘cosa’ è stato deciso, ma sul ‘come’ si è arrivati a quella decisione, evidenziando vizi logici o violazioni di legge, senza tentare di ottenere una nuova e più favorevole valutazione delle prove.

È possibile contestare la valutazione dei fatti in un ricorso per cassazione contro una misura cautelare?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione non consente un riesame dei fatti. La Corte può solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato, senza sostituire la propria valutazione delle prove a quella del giudice di merito.

Quando la Corte di Cassazione può annullare un’ordinanza per vizio di motivazione?
La Corte può annullare un’ordinanza solo se la motivazione è mancante, manifestamente illogica o si traduce in una violazione di specifiche norme di legge. Non può intervenire se il ricorrente si limita a proporre una diversa interpretazione delle circostanze già esaminate dal giudice di merito.

Se le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non sono centrali per l’accusa, il giudice deve comunque valutarne l’attendibilità?
No. Se il quadro indiziario si fonda su altre prove (come intercettazioni e osservazioni) e le dichiarazioni dei collaboratori sono considerate irrilevanti per la posizione dell’indagato, non sorge per il giudice l’obbligo di scrutinare e motivare sulla loro attendibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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