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Ricorso per cassazione e patteggiamento: i limiti

Un imputato, dopo aver concordato la pena (patteggiamento), presenta un ricorso per cassazione lamentando la mancata motivazione sull’assoluzione. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che i motivi di impugnazione contro il patteggiamento sono tassativi e non includono vizi di motivazione sulla colpevolezza.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Patteggiamento: Quando è Ammesso?

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle vie più comuni per la definizione dei procedimenti penali. Tuttavia, quali sono i limiti per contestare la sentenza che ne deriva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini stringenti del ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento, chiarendo quali motivi possono essere sollevati e quali no.

Il Caso in Esame: Dal Patteggiamento all’Appello

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Brescia, con cui un imputato, su sua richiesta, aveva patteggiato una pena di 6 mesi di reclusione e 1.200,00 euro di multa per un reato previsto dalla legge sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990).

Nonostante l’accordo raggiunto con la pubblica accusa, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per cassazione. Il motivo della contestazione era specifico: a suo dire, il giudice di merito aveva omesso di motivare adeguatamente le ragioni per cui non lo avesse prosciolto ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale, norma che impone al giudice di dichiarare d’ufficio l’esistenza di cause di non punibilità, anche in presenza di un accordo sulla pena.

Limiti al Ricorso per Cassazione e la Riforma del 2017

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione sull’interpretazione dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa disposizione, introdotta con la legge n. 103 del 2017, ha circoscritto in modo netto i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento.

Secondo la norma, il pubblico ministero e l’imputato possono ricorrere solo per contestare:

1. La corretta espressione della volontà dell’imputato di patteggiare.
2. Il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
3. L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Come evidente, il vizio di motivazione lamentato dal ricorrente non rientra in questo elenco tassativo.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la scelta di patteggiare comporta una rinuncia implicita a far valere qualsiasi tipo di nullità, anche assoluta, che non riguardi specificamente la formazione del consenso. Sebbene il giudice, prima di ratificare l’accordo, debba sempre verificare l’assenza di cause di proscioglimento immediato (art. 129 c.p.p.), un’eventuale carenza nella motivazione su questo punto non è più censurabile in sede di legittimità.

L’intento del legislatore del 2017 è stato chiaro: evitare un controllo sulla motivazione relativa alla colpevolezza, valorizzando invece il consenso prestato dall’imputato. Rispetto a tale consenso, un motivo di ricorso incentrato sullo svolgimento dei fatti o sulla valutazione di colpevolezza appare, secondo la Corte, ‘superfluo e contraddittorio’.

Le Conclusioni e le Conseguenze Pratiche

L’ordinanza si conclude con una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte ha disposto il versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, ritenendo che il ricorso sia stato proposto senza che vi fosse colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, inviando un messaggio chiaro: il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è uno strumento da utilizzare con estrema cautela e solo nei casi espressamente previsti dalla legge. Tentare di riaprire una valutazione sul merito della colpevolezza attraverso questa via è destinato all’insuccesso e comporta significative conseguenze economiche.

È possibile presentare un ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Sì, ma solo per motivi specifici e tassativamente previsti dalla legge (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.), come problemi nel consenso dell’imputato, errata qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena.

Si può contestare in Cassazione la mancata motivazione sull’assoluzione in una sentenza di patteggiamento?
No. Secondo la Corte, questo motivo non rientra tra quelli ammessi per l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento, poiché l’accordo sulla pena implica una rinuncia a far valere tali vizi di motivazione.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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