LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione e droga: motivi inammissibili

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per traffico di stupefacenti. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, la violazione del principio di autosufficienza e la manifesta infondatezza delle censure. Il ricorso per cassazione è stato quindi rigettato, confermando la misura restrittiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione per Droga: Quando l’Appello è Inammissibile

La presentazione di un ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma l’accesso a questa fase è subordinato al rispetto di rigorosi requisiti formali e sostanziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6594/2025, offre un chiaro esempio di come la genericità e la mancata autosufficienza dei motivi possano condurre a una declaratoria di inammissibilità, confermando una misura di custodia cautelare in carcere per reati legati agli stupefacenti.

I Fatti del Caso: Dalla Custodia Cautelare all’Appello

Il caso ha origine da un’ordinanza del GIP del Tribunale di Cosenza, che disponeva la custodia cautelare in carcere per un soggetto indagato per traffico di stupefacenti. La misura veniva confermata dal Tribunale del Riesame di Catanzaro. Contro quest’ultima decisione, la difesa dell’indagato proponeva ricorso per cassazione, articolando tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso per Cassazione

I tre motivi presentati dalla difesa possono essere così sintetizzati:
1. Errata Identificazione: Si contestava la motivazione con cui i giudici avevano identificato l’indagato come interlocutore di alcune conversazioni intercettate, ritenendo errate le ricostruzioni della polizia giudiziaria.
2. Mancata Qualificazione come Fatto di Lieve Entità: La difesa sosteneva che il reato dovesse essere inquadrato nella fattispecie di lieve entità (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90), viste le modalità dell’azione e la quantità di stupefacente.
3. Inadeguatezza della Misura Cautelare: Si lamentava la scelta della custodia in carcere come unica misura applicabile, sottolineando che l’indagato era già agli arresti domiciliari per altra causa senza aver commesso violazioni e che i fatti risalivano a diversi anni prima (2020).

La Decisione della Suprema Corte sul ricorso per cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Analizziamo le ragioni per ciascun motivo.

Analisi del Primo Motivo: Il Principio di Autosufficienza

Il primo motivo è stato dichiarato inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. La Corte ha ribadito che, quando si contesta l’interpretazione di atti processuali come le intercettazioni, è onere del ricorrente trascriverne integralmente il contenuto nel ricorso o allegarle. In assenza di ciò, i giudici di legittimità non sono in grado di valutare la fondatezza della censura. Il motivo, pertanto, è risultato generico e privo degli elementi necessari per una decisione.

Analisi del Secondo e Terzo Motivo: Infondatezza e Genericità

Il secondo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto congrua la motivazione del Tribunale del Riesame, che aveva escluso la lieve entità del fatto valorizzando elementi come la gestione di tre diverse tipologie di stupefacenti, la serialità delle cessioni e l’ammissione di precedenti attività di spaccio, elementi che delineavano un quadro di stabile e organizzata detenzione.
Anche il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile, questa volta per difetto di specificità estrinseca. Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, i giudici di merito avevano ampiamente motivato sia il pericolo di recidivanza (evidenziando contatti con circuiti di narcotraffico di alto livello), sia la scelta della misura carceraria (giustificata dal senso di impunità dimostrato, commettendo i reati in ambito domestico e a pochi giorni dalla cessazione di una precedente misura, e dalla sua ‘cospicua biografia penale’). Le lamentele del ricorrente sono apparse come una generica invocazione di elementi già vagliati e motivatamente superati.

le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi cardine della procedura penale che regolano il giudizio di legittimità. L’inammissibilità non è un mero tecnicismo, ma la sanzione per un atto che non consente alla Corte di svolgere la sua funzione di controllo sulla corretta applicazione della legge. Nel caso specifico, la difesa non ha fornito gli strumenti per verificare le proprie affermazioni (mancata trascrizione delle intercettazioni) e ha proposto critiche generiche che non si confrontavano puntualmente con le argomentazioni, logiche e coerenti, della decisione impugnata. La Corte sottolinea che ogni punto della motivazione di un provvedimento deve essere letto in relazione agli altri, formando un percorso giustificativo complessivo che, nel caso in esame, è stato ritenuto valido e immune da vizi.

le conclusioni

La sentenza in commento riafferma l’importanza di redigere un ricorso per cassazione in modo specifico, completo e pertinente. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso rispetto alla decisione dei giudici di merito, ma è necessario individuare vizi di legittimità specifici (violazioni di legge o difetti manifesti di motivazione) e dimostrarli in modo autosufficiente. Questa decisione serve da monito: la superficialità o la genericità nella stesura dei motivi di ricorso conduce inevitabilmente a una pronuncia di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, rendendo vano il tentativo di ottenere una revisione della decisione.

Perché il motivo di ricorso sull’identificazione dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per violazione del principio di autosufficienza. La difesa ha contestato l’interpretazione di alcune conversazioni intercettate senza però trascriverle nel ricorso né allegarle, impedendo così alla Corte di Cassazione di valutarne la fondatezza.

Su quali basi i giudici hanno escluso che si trattasse di un reato di ‘lieve entità’?
I giudici hanno escluso la lieve entità basandosi su una valutazione complessiva degli elementi. In particolare, hanno considerato la gestione di tre diverse tipologie di stupefacenti, la serialità nel tempo delle cessioni e l’ammissione da parte dello stesso ricorrente di aver effettuato altre vendite in passato, elementi che indicavano un’attività stabile e organizzata, non un episodio minore.

Perché la custodia in carcere è stata ritenuta l’unica misura adeguata?
La custodia in carcere è stata ritenuta l’unica misura idonea a fronteggiare l’elevato pericolo di recidivanza. I giudici hanno motivato questa scelta evidenziando i contatti dell’indagato con circuiti di narcotraffico importanti, il senso di impunità dimostrato (spacciando dal proprio domicilio) e la commissione dei reati a pochi giorni dalla cessazione di una precedente misura degli arresti domiciliari, il tutto nel quadro di una ‘cospicua biografia penale’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati