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Ricorso pena concordata: i motivi di inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di pena concordata in appello ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. La Corte ha stabilito che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, non è più possibile contestare la responsabilità penale in sede di legittimità. Il ricorso pena concordata è ammissibile solo per motivi eccezionali, come l’illegalità della pena applicata.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Pena Concordata in Appello: Quando la Cassazione lo Dichiara Inammissibile

L’istituto della pena concordata in appello, previsto dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo volto a velocizzare la conclusione dei processi. Tuttavia, la scelta di aderire a tale accordo comporta significative limitazioni al diritto di impugnazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i confini entro cui è possibile presentare un ricorso pena concordata, ribadendo il principio di inammissibilità per i motivi che attengono alla responsabilità penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. In secondo grado, le parti avevano raggiunto un accordo sulla rideterminazione della pena, ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., per reati di furto aggravato. Nonostante l’accordo, l’imputato decideva di ricorrere per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge in relazione alla sua presunta assenza di responsabilità penale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso pena concordata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata, ritenendolo proposto per motivi non consentiti. I giudici hanno sottolineato che un ricorso pena concordata non può essere utilizzato per rimettere in discussione l’affermazione di colpevolezza, già cristallizzata nel giudizio di primo grado e non contestata attraverso l’accordo in appello. L’adesione a tale accordo implica, infatti, una rinuncia ai motivi di appello diversi da quelli relativi alla determinazione della sanzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su argomentazioni chiare e consolidate. Innanzitutto, ha evidenziato come l’impugnazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. sia preclusa per ragioni che non attengono strettamente all’accordo raggiunto. L’imputato, accettando la pena, ha implicitamente rinunciato a contestare la propria colpevolezza.

In secondo luogo, i giudici hanno richiamato un principio già affermato dalle Sezioni Unite in materia di patteggiamento (sentenza n. 5838/2013), estendendolo per analogia al concordato in appello. La censura relativa alla determinazione della pena concordata non può essere dedotta in sede di legittimità, a meno che non si versi nell’ipotesi eccezionale di una pena determinata contra legem, ovvero in violazione di legge.

Infine, il ricorso è stato giudicato privo della necessaria specificità. L’imputato non ha fornito alcuna valida ragione per cui, nonostante la sua rinuncia ai motivi di appello e l’accordo sulla pena, la sua colpevolezza avrebbe dovuto essere riesaminata e esclusa.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la scelta per la pena concordata in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. Chi accede a questo rito processuale ottiene una rapida definizione del giudizio d’appello ma, al contempo, limita drasticamente le proprie facoltà di impugnazione successiva. Il ricorso pena concordata resta possibile solo in casi residuali e non può diventare uno strumento per riaprire questioni di merito, come la responsabilità penale, che si considerano definite con l’accordo stesso. La decisione condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, a ulteriore monito della serietà e definitività di tali accordi processuali.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di ‘pena concordata’ in appello?
Sì, ma solo per motivi molto limitati. La Cassazione chiarisce che il ricorso non può contestare la responsabilità penale o la correttezza della pena concordata, a meno che quest’ultima non sia stata applicata in modo palesemente illegale (contra legem).

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, dopo aver accettato un accordo sulla pena in appello, l’imputato ha tentato di rimettere in discussione la sua colpevolezza. Questo è un motivo non consentito dalla legge per impugnare una sentenza di questo tipo. Inoltre, le sue doglianze erano generiche e non specifiche.

Qual è la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La conseguenza principale è che la sentenza della Corte d’Appello diventa definitiva e non può più essere modificata. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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