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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da quattro imputati avverso una sentenza di patteggiamento. Per tre di loro, i motivi del ricorso non rientravano tra quelli tassativamente previsti dalla legge. Per il quarto, relativo alla confisca di un’autovettura, il ricorso patteggiamento è stato ritenuto infondato poiché la motivazione del giudice di merito sulla strumentalità del veicolo al reato è stata giudicata adeguata, sebbene non fosse richiesta la prova della sua indispensabilità.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: la Cassazione fissa i paletti sull’ammissibilità

La sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, comunemente nota come patteggiamento, rappresenta una chiusura del procedimento che limita fortemente le possibilità di impugnazione. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile i confini del ricorso patteggiamento, dichiarando inammissibili le doglianze che non rientrano nel ristretto novero di motivi previsti dalla legge, e offre importanti spunti sulla motivazione richiesta per la confisca di beni.

I Fatti del Caso

Quattro imputati ricorrevano in Cassazione avverso la sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Trento. I motivi di ricorso erano eterogenei:

* Due imputati lamentavano una violazione dell’art. 444 c.p.p., sostenendo che i fatti non fossero stati valutati autonomamente e che la motivazione fosse solo apparente.
* Un terzo imputato deduceva un’erronea applicazione della legge penale e un vizio di motivazione sulla sua responsabilità, con violazione delle norme sulla valutazione della prova.
* Il quarto imputato contestava la confisca della sua autovettura, lamentando mancanza e illogicità della motivazione, specialmente alla luce della sua assoluzione dal più grave reato associativo (art. 74 d.P.R. 309/90).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili. Per i primi tre ricorrenti, la decisione si è fondata sulla natura dei motivi proposti, ritenuti non conformi ai limiti imposti dalla legge per l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. Per il quarto ricorrente, il cui ricorso verteva sulla legittimità di una misura di sicurezza (la confisca), la Corte ha ritenuto l’impugnazione ammissibile in astratto ma manifestamente infondata nel merito.

Le Motivazioni: I Limiti al Ricorso Patteggiamento

La Corte ribadisce un principio fondamentale consolidato con la riforma del 2017: l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi per cui è possibile presentare ricorso avverso una sentenza di patteggiamento. Tali motivi includono:

1. Difetti nell’espressione della volontà dell’imputato.
2. Mancata correlazione tra accusa e sentenza.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Le doglianze dei primi tre ricorrenti, relative alla valutazione dei fatti e alla presunta apparenza della motivazione, non rientrano in nessuna di queste categorie. Di conseguenza, i loro ricorsi sono stati dichiarati inammissibili, poiché con il patteggiamento l’imputato accetta una determinata qualificazione giuridica e rinuncia a contestare l’accertamento dei fatti.

Le Motivazioni: Confisca e Nesso di Strumentalità

Di diverso tenore era il ricorso relativo alla confisca dell’autovettura. La Corte chiarisce che la mancanza di motivazione riguardo all’applicazione di una misura di sicurezza come la confisca costituisce un’ipotesi di ‘illegalità’ della misura stessa, e quindi un motivo valido per il ricorso patteggiamento.

Tuttavia, nel caso di specie, la Corte ha giudicato la lamentela infondata. Il giudice di merito, infatti, aveva espressamente motivato la decisione con un provvedimento emesso nella stessa udienza, evidenziando il ‘nesso di asservimento e strumentalità’ tra l’auto e il reato di spaccio (art. 73 d.P.R. 309/90).

La Cassazione sottolinea un punto cruciale: per la confisca facoltativa prevista dall’art. 240 c.p., è necessario accertare in concreto un nesso di strumentalità tra la cosa e il reato, ma non è richiesto un requisito di ‘indispensabilità’. Non è necessario, cioè, che il bene sia stato essenziale per la commissione del reato; è sufficiente che sia stato funzionale alla sua esecuzione. L’argomentazione del giudice di merito è stata quindi ritenuta congrua e corretta in diritto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida l’orientamento restrittivo sull’impugnazione delle sentenze di patteggiamento, ricordando a imputati e difensori che la scelta di questo rito alternativo comporta una rinuncia quasi totale a contestare il merito della decisione. Le uniche vie di ricorso rimangono quelle, strettamente procedurali o di legalità della pena, indicate dalla legge. Inoltre, la sentenza offre una chiara indicazione sui requisiti motivazionali per la confisca: il giudice deve dare conto del legame funzionale tra il bene e il reato, ma non è tenuto a dimostrare che senza quel bene il reato non si sarebbe potuto commettere.

Dopo un patteggiamento, per quali motivi si può fare ricorso in Cassazione?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., il ricorso è consentito solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra accusa e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La mancanza di motivazione sulla confisca di un bene è un valido motivo di ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Sì. La Corte chiarisce che la mancanza o la mera apparenza della motivazione sulla confisca rientra nel concetto di ‘illegalità della misura di sicurezza’, che è uno dei motivi ammessi per il ricorso. Tuttavia, il ricorso sarà rigettato se la motivazione, seppur sintetica, esiste ed è adeguata.

Per confiscare un’auto usata per spacciare, bisogna provare che fosse indispensabile per il reato?
No. La sentenza specifica che per la confisca facoltativa è sufficiente dimostrare un nesso di strumentalità concreto tra il veicolo e il reato, cioè che l’auto sia stata funzionale alla commissione dell’illecito. Non è necessario provare che il suo utilizzo fosse ‘indispensabile’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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