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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

Un imputato ha presentato ricorso contro una sentenza di patteggiamento per guida in stato di ebbrezza, lamentando l’incongruità della pena. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo che, a seguito delle riforme, i motivi di impugnazione sono tassativamente limitati e non includono la valutazione sulla congruità della pena concordata tra le parti.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: La Cassazione Conferma i Limiti all’Impugnazione

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle vie più comuni per la definizione dei procedimenti penali. Tuttavia, una volta raggiunto l’accordo, quali sono le possibilità di contestarlo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti del ricorso patteggiamento, chiarendo in modo definitivo quando l’impugnazione è da considerarsi inammissibile. La vicenda analizzata riguarda un ricorso presentato contro una sentenza di patteggiamento per guida in stato di ebbrezza, ritenendo la pena applicata ‘incongrua’.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Savona applicava a un imputato, su sua richiesta, la pena per il reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada. Successivamente, l’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per Cassazione contro tale sentenza. Il motivo del contendere non era un errore procedurale o una errata qualificazione del fatto, bensì un presunto vizio di motivazione circa l’entità della pena patteggiata, ritenuta sproporzionata.

L’Oggetto del Ricorso: L’Incongruità della Pena

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su un unico motivo: l’incongruità della motivazione in merito all’entità della pena applicata. In sostanza, si contestava non la legalità della pena in sé, ma la sua adeguatezza rispetto al caso di specie, un aspetto che, secondo la difesa, il giudice di primo grado non avrebbe adeguatamente motivato.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Patteggiamento

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa introdotta con la cosiddetta ‘Riforma Orlando’ (legge n. 103 del 2017), che ha modificato l’art. 448 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni

La Corte ha evidenziato come il comma 2-bis dell’art. 448 c.p.p. limiti tassativamente i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento. Questi motivi sono:

1. Vizi nell’espressione della volontà dell’imputato: ad esempio, se il consenso al patteggiamento non è stato libero e consapevole.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza: se il giudice ha emesso una decisione che non corrisponde all’accordo tra le parti.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto: se il reato è stato inquadrato in una fattispecie errata.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza: se la sanzione applicata è contraria alla legge (es. superiore al massimo edittale).

Il motivo sollevato dal ricorrente, ovvero l’incongruità della pena e il relativo vizio di motivazione, non rientra in nessuna di queste categorie. La Cassazione sottolinea che contestare la congruità della pena equivale a sollevare un ‘vizio di motivazione’, un tipo di censura esplicitamente escluso dalle possibilità di impugnazione di una sentenza di patteggiamento. L’accordo tra accusa e difesa sulla pena, una volta ratificato dal giudice, cristallizza tale valutazione, precludendo un riesame nel merito in sede di legittimità.

Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio fondamentale: il patteggiamento è un accordo che, una volta raggiunto, gode di una notevole stabilità. Le possibilità di rimetterlo in discussione sono eccezionali e circoscritte a vizi specifici e gravi. Non è consentito utilizzare il ricorso patteggiamento come uno strumento per rinegoziare a posteriori la convenienza dell’accordo. La conseguenza di un ricorso basato su motivi non ammessi è drastica: non solo viene dichiarato inammissibile, ma il ricorrente viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel caso di specie per un importo di quattromila euro.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento perché si ritiene la pena troppo alta?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’incongruità della pena non rientra tra i motivi validi per un ricorso patteggiamento, come specificato dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Quali sono gli unici motivi per cui si può fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso è ammesso solo per motivi legati all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se si presenta un ricorso per patteggiamento per un motivo non consentito dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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