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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento relativo a un reato di droga. La Corte ha ribadito che, in caso di patteggiamento, è sufficiente il richiamo all’art. 129 c.p.p. per considerare assolto l’obbligo del giudice di verificare l’assenza di cause di proscioglimento, senza necessità di una motivazione dettagliata. L’impugnazione basata su tale presunta carenza è quindi inammissibile.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: I Limiti dell’Impugnazione Secondo la Cassazione

L’istituto del patteggiamento rappresenta una delle vie più comuni per la definizione dei procedimenti penali, ma quali sono i limiti per impugnare la sentenza che ne deriva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la motivazione sulla verifica delle cause di proscioglimento. Il caso in esame offre uno spaccato preciso su quando un ricorso patteggiamento viene considerato inammissibile, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato.

Il Caso: un Ricorso Avverso una Sentenza di Patteggiamento

Un individuo, a seguito di una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento) emessa dal Tribunale per un reato legato agli stupefacenti (art. 73 D.P.R. 309/1990), decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi del ricorso si concentravano sulla presunta carenza di motivazione da parte del giudice di primo grado. In particolare, si lamentava che il giudice non avesse adeguatamente spiegato le ragioni per cui aveva escluso la presenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

I Limiti del Ricorso Patteggiamento Secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata, cosiddetta de plano, ovvero senza la celebrazione di un’udienza. La decisione si fonda su un principio pacifico e consolidato nella giurisprudenza di legittimità. Secondo la Corte, quando si tratta di una sentenza di patteggiamento, i motivi di impugnazione sono circoscritti e non possono riguardare la valutazione del merito dei fatti, se non in casi eccezionali.

La Motivazione sulla Verifica delle Cause di Proscioglimento

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’obbligo del giudice di verificare, prima di applicare la pena concordata, che non sussistano le condizioni per un proscioglimento immediato dell’imputato. La Cassazione ha chiarito che il semplice richiamo, nella sentenza di patteggiamento, all’art. 129 del codice di procedura penale è di per sé sufficiente. Questo riferimento implicito attesta che il giudice ha compiuto la necessaria verifica e ha escluso la presenza di cause di proscioglimento evidenti.

Non è quindi richiesta una motivazione analitica e dettagliata su questo punto. La sussistenza di una causa di assoluzione deve emergere con carattere di evidenza dagli atti, e il solo fatto che il giudice abbia accolto la richiesta di patteggiamento, menzionando l’art. 129 c.p.p., basta a far ritenere che tale verifica abbia avuto esito negativo.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato, poiché i motivi proposti non erano consentiti in relazione alla tipologia di sentenza impugnata. È stato ribadito che nella sentenza di patteggiamento, il controllo del giudice sulla colpevolezza è limitato alla verifica negativa dell’esistenza di cause di proscioglimento evidenti. Nel caso specifico, peraltro, gli elementi del reato erano già enunciati nel capo di imputazione, rendendo ancora meno plausibile la necessità di un’ulteriore disamina.

Di conseguenza, l’impugnazione è stata dichiarata inammissibile. Questa decisione comporta, come previsto dalla legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, quantificata in tremila euro.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la via del ricorso patteggiamento è stretta e ben definita. Non è possibile utilizzare questo strumento per rimettere in discussione la valutazione del giudice sulla colpevolezza o per lamentare una motivazione succinta sull’assenza di cause di assoluzione. La giurisprudenza consolidata ritiene che la scelta del rito alternativo comporti un’accettazione del quadro probatorio e una rinuncia a contestazioni più ampie. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa pronuncia è un monito importante: le strategie processuali devono tenere conto dei limiti specifici di ogni rito, per evitare impugnazioni destinate all’inammissibilità e alle conseguenti sanzioni economiche.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento lamentando che il giudice non ha motivato a sufficienza sull’assenza di cause di proscioglimento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per le sentenze di patteggiamento è sufficiente che il giudice richiami l’art. 129 c.p.p., indicando di aver verificato ed escluso la presenza di cause di proscioglimento, senza che siano necessarie ulteriori e più analitiche disamine.

In quali casi un’impugnazione viene decisa con procedura “de plano”?
Un’impugnazione viene decisa con procedura “de plano” (cioè senza udienza) quando i motivi proposti sono palesemente inammissibili, come nel caso in cui le ragioni del ricorso non siano consentite dalla legge per il tipo di sentenza impugnata.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Se un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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