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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento per tentato furto. La Corte chiarisce che l’omessa valutazione di un proscioglimento non rientra tra i motivi di ricorso tassativamente previsti dalla legge, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: La Cassazione e i Limiti dell’Impugnazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta un tema cruciale nella procedura penale, poiché definisce i confini entro cui una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti può essere contestata. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito la natura eccezionale di questo strumento di impugnazione, chiarendo quali motivi non possono essere utilizzati per rimettere in discussione la decisione del giudice. Questo articolo analizza la pronuncia, offrendo una guida chiara sui limiti e le conseguenze di un ricorso avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro il Patteggiamento

Il caso trae origine dalla decisione di un imputato di presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale per il reato di tentato furto aggravato. L’imputato, tramite il suo difensore, non contestava uno dei vizi specifici previsti dalla legge, bensì lamentava che il giudice di merito avesse omesso di valutare la sussistenza delle condizioni per una sua assoluzione immediata, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

I Motivi Tassativi per il Ricorso Patteggiamento

La legge stabilisce in modo molto chiaro i casi in cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. L’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca un numero chiuso di motivi, tra cui:

* Vizi della volontà: Se il consenso dell’imputato all’accordo non è stato espresso liberamente.
* Difetto di correlazione: Se vi è una discrepanza tra la richiesta di patteggiamento e la sentenza emessa dal giudice.
* Erronea qualificazione giuridica: Se il fatto è stato inquadrato in una fattispecie di reato errata.
* Illegalità della pena: Se la pena applicata non è conforme alla legge o se è stata applicata una misura di sicurezza illegale.

Qualsiasi motivo di ricorso che non rientri in questo elenco è, per definizione, inammissibile.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso patteggiamento inammissibile de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza formale, basandosi sulla semplice lettura degli atti. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’impugnazione contro una sentenza di patteggiamento non può essere utilizzata come un appello mascherato per ridiscutere il merito della vicenda o per introdurre censure non espressamente previste dalla normativa.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Dichiarato Inammissibile

Le motivazioni della Corte sono nette. I giudici hanno sottolineato che la doglianza relativa alla mancata valutazione di un’eventuale causa di proscioglimento non rientra in nessuno dei motivi tassativi elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. La scelta di accedere al rito del patteggiamento comporta una parziale rinuncia a far valere determinate difese nel merito. Pertanto, tentare di reintrodurre una valutazione di merito, come la possibilità di un’assoluzione, attraverso il ricorso per cassazione è una strada proceduralmente non percorribile. La Corte ha inoltre qualificato l’impugnazione come affetta da “patente genericità”, rafforzando la decisione di inammissibilità.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche e Sanzioni

Le conclusioni tratte dalla Corte hanno importanti implicazioni pratiche. La dichiarazione di inammissibilità ha comportato non solo la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma significativa, pari a quattromila euro, in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione aggiuntiva è stata giustificata sulla base della “evidente inammissibilità” del ricorso, che presuppone una colpa del ricorrente nel promuovere un’impugnazione priva dei requisiti di legge. La pronuncia serve quindi da monito: il ricorso contro il patteggiamento deve essere fondato su vizi specifici e non può essere utilizzato in modo strumentale per ottenere un nuovo esame del caso.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No. Il ricorso è consentito solo per motivi specifici e tassativamente indicati dalla legge (art. 448, comma 2-bis, c.p.p.), come vizi nella volontà dell’imputato, errore sulla qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena.

L’omessa valutazione da parte del giudice di una possibile assoluzione è un motivo valido per impugnare un patteggiamento?
No. Secondo quanto stabilito in questa ordinanza, la presunta omessa valutazione delle condizioni per un proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) non rientra tra i motivi per cui è ammesso il ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento.

Cosa succede se un ricorso contro un patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
L’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se l’inammissibilità è evidente e dovuta a colpa, il ricorrente può essere condannato a versare una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come avvenuto in questo caso con una sanzione di quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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