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Ricorso patteggiamento: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento contro una condanna per reati di droga. La sentenza chiarisce che, in base all’art. 448, comma 2-bis c.p.p., non è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento lamentando un vizio di motivazione o la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. (proscioglimento). L’appello è stato giudicato generico e al di fuori dei motivi consentiti.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Limiti e Inammissibilità secondo la Cassazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale, ma quali sono i suoi limiti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2325/2024) ha ribadito con fermezza i confini entro cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti. Il caso in esame ha visto un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti tentare di rimettere in discussione la decisione, vedendosi però dichiarare il ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Massa, in sede di udienza preliminare, aveva applicato a un individuo la pena concordata di due anni e dieci mesi di reclusione e quattordicimila euro di multa per il reato previsto dall’art. 73, comma 1, del d.P.R. 309/1990 (Testo Unico Stupefacenti).

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, avanzando un unico motivo: un presunto vizio di motivazione. Nello specifico, lamentava due aspetti: il mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale e la mancata riqualificazione del fatto nella fattispecie meno grave prevista dal comma 5 dello stesso art. 73.

I Limiti al Ricorso Patteggiamento nella Legge

La Corte di Cassazione ha immediatamente inquadrato la questione nell’ambito dell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017), ha posto dei paletti molto precisi alla possibilità di impugnare le sentenze di patteggiamento.

Il legislatore ha stabilito che il ricorso è consentito solo per un elenco tassativo di motivi, tra i quali non figurano né il vizio di motivazione né l’omessa valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. La logica dietro questa scelta è chiara: il patteggiamento è un accordo che presuppone una rinuncia da parte dell’imputato a contestare nel merito l’accusa, in cambio di uno sconto di pena.

Le Motivazioni della Corte

Gli Ermellini hanno dichiarato il ricorso inammissibile per diverse ragioni convergenti. In primo luogo, il motivo addotto dall’imputato – l’omessa valutazione per un proscioglimento – è espressamente escluso dalle possibilità di ricorso previste dalla legge per le sentenze di patteggiamento.

In secondo luogo, il ricorso è stato definito ‘intrinsecamente generico’ e ‘contraddetto’ dalla stessa motivazione della sentenza impugnata. Sebbene una sentenza di patteggiamento abbia una motivazione più sintetica (‘a struttura enunciativa’), essa era sufficiente a indicare gli elementi che giustificavano la responsabilità dell’imputato e la qualificazione giuridica del fatto secondo l’ipotesi più grave (comma 1 dell’art. 73).

In sostanza, la Corte ha stabilito che tentare di sollevare un vizio di motivazione per contestare la ricostruzione dei fatti o la loro qualificazione giuridica equivale a una richiesta di riesame del merito, inammissibile in questa sede e per questo tipo di sentenza. L’accordo sul patteggiamento implica l’accettazione del quadro accusatorio.

Le Conclusioni

La decisione in commento rafforza un principio cardine del sistema processuale: la scelta del patteggiamento è una decisione ponderata con conseguenze significative, tra cui una forte limitazione del diritto di impugnazione. Non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione come un ‘terzo grado di merito’ per rimettere in discussione elementi già accettati con l’accordo sulla pena. La sentenza chiarisce che il controllo della Cassazione su una sentenza di patteggiamento è circoscritto a vizi specifici (come l’errata applicazione della pena o l’illegalità della stessa) e non può estendersi a una rivalutazione della motivazione o delle scelte di merito del giudice. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Sì, ma solo per i motivi specifici elencati dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Non è possibile, ad esempio, contestare la motivazione della sentenza o il mancato proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p.

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato giudicato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché basato su motivi non consentiti dalla legge per questo tipo di impugnazione. L’imputato ha tentato di sollevare un vizio di motivazione, che esula dall’ambito dei motivi permessi avverso una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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