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Ricorso patteggiamento pena: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento, con cui si lamentava la mancata applicazione della pena nei minimi edittali. La Corte ha ribadito che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso patteggiamento pena è consentito solo per motivi specifici, tra cui non rientra la valutazione sulla congruità della sanzione concordata tra le parti, a meno che questa non sia palesemente illegale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento Pena: la Cassazione Fissa i Paletti

Il ricorso patteggiamento pena rappresenta un tema cruciale nel diritto processuale penale, specialmente dopo le riforme che ne hanno limitato l’ambito di applicazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui motivi per cui un ricorso avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti può essere dichiarato inammissibile. La pronuncia sottolinea come, una volta raggiunto l’accordo tra accusa e difesa e ratificato dal giudice, le possibilità di rimetterlo in discussione siano estremamente circoscritte.

I Fatti del Caso

Nel caso di specie, un imputato aveva proposto ricorso per cassazione contro la sentenza con cui gli era stata applicata la pena concordata con il pubblico ministero (cd. patteggiamento). Il ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione in relazione alla determinazione della pena, sostenendo che questa non fosse stata contenuta nei minimi edittali previsti dalla norma incriminatrice. L’obiettivo era ottenere l’annullamento della sentenza impugnata per ottenere una pena più mite.

La Decisione della Corte sul Ricorso Patteggiamento Pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso palesemente inammissibile, senza necessità di formalità. I giudici hanno fondato la loro decisione sulla base della normativa introdotta con la legge n. 103 del 2017, che ha modificato l’articolo 610 del codice di procedura penale. Tale riforma ha stabilito in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento. La doglianza del ricorrente, relativa alla quantificazione della pena concordata, non rientrava in alcuno di questi motivi.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, a partire dal 3 agosto 2017, il pubblico ministero e l’imputato possono proporre ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento “solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena e della misura di sicurezza”.

La lamentela circa la mancata applicazione della pena nel minimo edittale non configura un’ipotesi di “illegalità della pena”. Per essere considerata illegale, la pena deve risultare non conforme alla legge nel suo risultato finale (ad esempio, inferiore al minimo o superiore al massimo legale), non basta che il giudice non abbia esplicitato dettagliatamente i criteri che lo hanno portato a convalidare l’accordo.

I giudici hanno inoltre richiamato un principio consolidato, valido anche prima della riforma: una volta che l’accordo tra le parti è stato ratificato dal giudice, non è più possibile sollevare censure relative alla valutazione delle circostanze o all’entità della pena. L’obbligo di motivazione del giudice, in questo contesto, si considera assolto con la semplice verifica e la valutazione positiva dei termini dell’accordo stesso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura negoziale del patteggiamento e la tendenza del legislatore a limitare le impugnazioni per garantirne la stabilità e l’efficienza. Le parti che scelgono questo rito alternativo devono essere consapevoli che l’accordo sulla pena, una volta approvato dal giudice, diventa quasi definitivo. Il ricorso patteggiamento pena è un’opzione percorribile solo in presenza di vizi gravi e specificamente previsti dalla legge, come un difetto di volontà o un palese errore di diritto. La mera insoddisfazione per l’entità della sanzione concordata non costituisce un valido motivo di impugnazione.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento perché si ritiene la pena troppo alta?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione sull’entità della pena, se rientra nei limiti previsti dalla legge, non è un motivo valido per impugnare una sentenza di patteggiamento. L’accordo tra le parti, una volta ratificato dal giudice, è vincolante su questo punto.

Quali sono gli unici motivi per cui si può impugnare una sentenza di patteggiamento?
A seguito della riforma del 2017, i motivi sono limitati a: problemi nell’espressione della volontà dell’imputato (es. consenso viziato), mancanza di corrispondenza tra la richiesta e la sentenza, errata qualificazione giuridica del fatto, e illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa si intende per ‘pena illegale’ ai fini di un ricorso?
Una pena è considerata ‘illegale’ non quando il giudice non ha motivato a sufficienza la sua quantificazione, ma quando il risultato finale del calcolo è contrario alla legge. Ad esempio, una pena inferiore al minimo edittale o superiore al massimo consentito per quel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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