Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 7270 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7   Num. 7270  Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 12/01/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 04/07/2023 del GIP TRIBUNALE di BRESCIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Con sentenza del 4 luglio 2023, emessa ai sensi dell’art. 444 cod. proc. pen., il Tribunale di Brescia ha condannato NOME COGNOME alla pena di anni due mesi tre di reclusione ed euro quattromila di multa, con confisca e distruzione dello stupefacente in sequestro e dissequestro del denaro e del telefono cellulare, per il reato di cui all’art. 73, commi 1 e 4, d.P.R. 9 ottobre 199 309, previo giudizio di equivalenza tra le attenuanti generiche e la contesta recidiva.
Avverso tale sentenza l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, deducendo violazione di legge in ordine alla corretta qualificazione giuridica de reato contestato, da ricondursi alla fattispecie di cui al comma 5 dell’art d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.
Il ricorso (da trattarsi ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis cod. proc. pen.) è inammissibile.
Deve invero rammentarsi che, secondo quanto previsto dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen. – disposizione introdotta con la legge 23 giugno 2017, n. 103 -, il Pubblico ministero e l’imputato possono ricorrere pe cassazione contro la sentenza di applicazione della pena su richiesta solo pe motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato stesso, al difett correlazione tra richiesta e sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del f e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.
In specie il ricorrente ha invocato la possibilità – non riconosciuta da pa del giudicante – di ricondurre le condotte contestate nell’alveo della lieve ent di cui al comma 5 dell’art. 73 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.
A questo riguardo, la possibilità di ricorrere per cassazione deducendo, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., l’erronea qualificazi giuridica del fatto contenuto in sentenza è limitata ai soli casi di er manifesto, configurabile quando tale qualificazione risulti, con indiscuss immediatezza e senza margini di opinabilità, palesemente eccentrica rispetto al contenuto del capo di imputazione, sicché è inammissibile l’impugnazione che denunci, in modo aspecifico e non autosufficiente, una violazione di legge non immediatamente evincibile dal tenore dei capi di imputazione e dalla motivazione della sentenza (Sez. 4, n. 13749 del 23/03/2022, NOME, Rv. 283023).
Nel caso di specie, non sussiste alcuna erronea qualificazione giuridica dei fatti, stante l’assai rilevante oggettività del dato ponderale (detenzione di q otto chilogrammi di marijuana suddivisi in sei involucri all’interno di una valig custodita in autoveicolo in uso all’odierno ricorrente), e a causa della carenza dati ictu °culi evincibili in ordine ad una diversa e ridotta qualificazione giuridica,
la doglianza essendosi limitata ad astrattamente censurare la valutazione compiuta in sede giudiziale.
L’impugnazione, manifestamente infondata, non può che condurre all’inammissibilità del ricorso.
Tenuto altresì conto della sentenza 13 giugno 2000, n. 186, della Corte costituzionale e rilevato che, nella fattispecie, non sussistono elementi p ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nel determinazione della causa di inammissibilità», alla declaratoria dell’inammissibilità medesima consegue, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen., l’onere delle spese del procedimento nonché quello del versamento della somma, in favore della Cassa delle ammende, equitativamente fissata in euro tremila. 
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il 12 gennaio 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente