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Ricorso patteggiamento: limiti e motivi inammissibili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza di patteggiamento. I motivi, basati su reato impossibile e mancato avviso sulle sanzioni sostitutive, non rientrano nei casi tassativamente previsti dalla legge per l’impugnazione del patteggiamento, come stabilito dall’art. 448-bis, comma 2-bis, cod. proc. pen.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile? La Cassazione Chiarisce

Il ricorso patteggiamento rappresenta una delle questioni più delicate della procedura penale, poiché bilancia l’esigenza di deflazione del sistema giudiziario con il diritto alla difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i confini molto stretti entro cui è possibile impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. La decisione sottolinea che non tutte le doglianze possono essere portate all’attenzione della Suprema Corte, ma solo quelle tassativamente previste dalla legge.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso patteggiamento proposto dalla difesa di un’imputata condannata per il delitto di indebito utilizzo di strumenti di pagamento (art. 493-ter c.p.). La sentenza era stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari a seguito di un accordo tra l’imputata e il pubblico ministero, secondo la procedura prevista dall’art. 444 c.p.p.

Nonostante l’accordo, la difesa ha deciso di impugnare la sentenza in Cassazione, sollevando due specifiche questioni legali.

I Motivi del Ricorso Patteggiamento

I motivi presentati dalla difesa si concentravano su due presunte violazioni di legge:

1. Il reato impossibile: Si sosteneva che il reato non si fosse in realtà concretizzato e che si dovesse procedere a un proscioglimento immediato ai sensi dell’art. 129 c.p.p. La tesi difensiva si basava sul fatto che, a causa dell’indisponibilità di fondi sul conto, non era stata prelevata alcuna somma di denaro dallo sportello automatico. L’azione, quindi, era inidonea a produrre l’evento dannoso.
2. La mancata applicazione delle sanzioni sostitutive: La difesa lamentava la violazione dell’art. 545-bis c.p.p., sostenendo che il giudice avrebbe dovuto informare l’imputata della possibilità di sostituire la pena detentiva patteggiata con sanzioni alternative, come il lavoro di pubblica utilità. Secondo il ricorrente, tale avviso avrebbe dovuto essere fornito d’ufficio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni nette e basate su un’interpretazione rigorosa della normativa.

Il fulcro della decisione risiede nell’art. 448-bis, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento in Cassazione. Essi includono vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato, il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, l’errata qualificazione giuridica del fatto e l’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

La Corte ha spiegato che la questione del “reato impossibile” non rientra in nessuna di queste categorie. Si tratta di una valutazione sul merito della colpevolezza che, una volta raggiunto l’accordo per il patteggiamento, non può più essere messa in discussione in sede di legittimità. Accettando il patteggiamento, l’imputato rinuncia a contestare i fatti.

Per quanto riguarda il secondo motivo, i giudici hanno chiarito che l’obbligo per il giudice di avvisare le parti sulla possibilità di applicare sanzioni sostitutive, previsto dall’art. 545-bis c.p.p., è una norma dettata per il giudizio ordinario e non si applica al rito speciale del patteggiamento. In questo procedimento, sono le parti stesse a concordare la pena e, implicitamente, a decidere se includere o meno la richiesta di sanzioni sostitutive nell’accordo. La Corte ha inoltre osservato che la nuova formulazione della norma ha addirittura eliminato l’obbligo di avviso da parte del giudice, rendendo l’argomentazione difensiva ancora più debole.

Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale: il patteggiamento è un accordo che, una volta concluso, limita fortemente le possibilità di impugnazione. Il ricorso patteggiamento non può essere utilizzato come un appello mascherato per ridiscutere la fondatezza dell’accusa o per sollevare questioni che avrebbero dovuto essere negoziate nell’ambito dell’accordo stesso. La scelta di questo rito alternativo comporta una rinuncia a far valere determinate difese nel merito. Di conseguenza, l’imputato e il suo difensore devono ponderare con estrema attenzione i pro e i contro prima di accedere al patteggiamento, essendo consapevoli che le vie di impugnazione successive saranno estremamente circoscritte.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento sostenendo che il reato era ‘impossibile’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’argomento del reato impossibile attiene al merito della vicenda e non rientra tra i motivi tassativamente previsti dall’art. 448-bis, comma 2-bis, c.p.p. per l’impugnazione di una sentenza di patteggiamento.

Nel patteggiamento, il giudice è obbligato a informare l’imputato della possibilità di convertire la pena in sanzioni sostitutive?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di informazione previsto dall’art. 545-bis c.p.p. è specifico del giudizio ordinario e non si applica al procedimento di applicazione della pena su richiesta delle parti, dove l’accordo sulla pena è rimesso alla volontà delle parti stesse.

Cosa rischia chi propone un ricorso inammissibile contro una sentenza di patteggiamento?
In caso di inammissibilità del ricorso, la parte che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisano profili di colpa, anche al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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