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Ricorso patteggiamento: limiti e motivi ammissibili

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili due ricorsi contro una sentenza di patteggiamento. La decisione sottolinea che, a seguito della riforma del 2017, il ricorso patteggiamento non può più basarsi sulla mancata assoluzione ex art. 129 c.p.p. Inoltre, la Corte conferma la legittimità della confisca del denaro considerato profitto del reato, rigettando le doglianze del ricorrente come manifestamente infondate.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Ammissibile e Cosa Sancisce la Cassazione

Il ricorso patteggiamento rappresenta un’area del diritto processuale penale di grande interesse, specialmente dopo le recenti riforme. Una sentenza della Corte di Cassazione ha recentemente ribadito i confini entro cui è possibile impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. Il caso analizzato riguarda due soggetti che, dopo aver concordato la pena, hanno tentato la via del ricorso per motivi diversi, vedendosi però respingere le proprie istanze dalla Suprema Corte. La decisione offre spunti fondamentali sui motivi ammissibili, sulla gestione della rinuncia al ricorso e sulla legittimità della confisca dei proventi di reato.

I Fatti del Caso: Due Ricorsi Contro la Sentenza di Patteggiamento

Due imputati, dopo aver ottenuto una sentenza di patteggiamento dal GIP del Tribunale di Venezia, decidevano di impugnarla dinanzi alla Corte di Cassazione. Entrambi lamentavano la violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale. Uno dei due ricorrenti, inoltre, contestava specificamente la confisca di una somma di denaro sequestrata, ritenendola ingiustificata. Successivamente, uno dei due imputati formalizzava la rinuncia al proprio ricorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, sebbene per ragioni parzialmente diverse, condannando entrambi i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La Rinuncia al Ricorso e le Sue Conseguenze

Per l’imputato che ha rinunciato all’impugnazione, la Corte ha applicato l’art. 591, lettera d), del codice di procedura penale, dichiarando l’inammissibilità del ricorso. Poiché la rinuncia non era motivata, la Corte ha escluso l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, condannando il soggetto non solo alle spese, ma anche al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende, conformemente all’art. 616 c.p.p.

Limiti al Ricorso Patteggiamento: La Mancata Assoluzione

Per il secondo ricorrente, la Corte ha chiarito un punto cruciale introdotto dalla riforma legislativa del 2017 (L. 103/2017). A partire da tale data, i motivi per cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento sono stati tassativamente limitati. Tra questi non rientra più la doglianza relativa alla mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento ex art. 129 c.p.p. Di conseguenza, il primo motivo di ricorso è stato dichiarato inammissibile.

La Questione della Confisca dei Profitti Illeciti

Il secondo motivo, relativo alla confisca del denaro, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente applicato l’art. 73, comma 7 bis, del d.P.R. 309/90, che impone la confisca dei beni costituenti il profitto o il prodotto del reato in caso di patteggiamento per delitti legati agli stupefacenti. La sentenza impugnata motivava adeguatamente come la somma sequestrata fosse il frutto di una consistente e lucrosa attività di spaccio, rendendo la confisca un atto dovuto e legittimo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione fonda la propria decisione su due pilastri normativi e interpretativi. Il primo riguarda la portata della riforma del 2017, che ha deliberatamente ristretto l’ambito di impugnabilità delle sentenze di patteggiamento per deflazionare il carico della giustizia e dare maggiore stabilità agli accordi tra accusa e difesa. Consentire un ricorso basato su una valutazione di merito, come la possibilità di un proscioglimento, snaturerebbe l’istituto stesso del patteggiamento, che presuppone una forma di ammissione di colpevolezza in cambio di uno sconto di pena. Il secondo pilastro è la natura obbligatoria della confisca del profitto del reato in materia di stupefacenti. La norma non lascia margini discrezionali al giudice: una volta accertato il nesso tra il bene e il reato, la confisca deve essere disposta. La Corte ha ritenuto illogica e non motivata la tesi difensiva secondo cui la somma appartenesse a un terzo (la moglie), dato il contesto di comprovata attività illecita da cui derivavano ingenti guadagni.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con chiarezza i limiti invalicabili del ricorso patteggiamento. Gli imputati e i loro difensori devono essere consapevoli che, una volta intrapresa la via dell’accordo sulla pena, le possibilità di impugnazione sono circoscritte a vizi specifici, come quelli relativi all’espressione della volontà, alla qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena. La pretesa di un’assoluzione nel merito è una strada non più percorribile in sede di legittimità. Inoltre, la pronuncia conferma la linea dura dello Stato contro i patrimoni di origine illecita, ribadendo come la confisca dei proventi da reati di droga sia una conseguenza automatica e ineludibile della condanna, anche quando questa derivi da un patteggiamento.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento chiedendo l’assoluzione per mancanza di prove?
No, la sentenza chiarisce che dopo la riforma del 2017, la mancata pronuncia di una sentenza di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 c.p.p. non rientra più tra i motivi ammissibili di ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso già presentato in Cassazione?
La rinuncia comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Se i motivi della rinuncia non sono specificati, si presume che non vi sia assenza di colpa, e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

La confisca del denaro è sempre ordinata in caso di patteggiamento per reati di droga?
Sì, la sentenza conferma che in caso di applicazione di pena su richiesta per reati legati agli stupefacenti, come previsto dall’art. 73 d.P.R. 309/90, è obbligatoria la confisca delle cose che costituiscono il profitto o il prodotto del reato, come il denaro derivante dall’attività di spaccio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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