Ricorso Patteggiamento: Quando è Ammissibile Contestare la Qualificazione del Reato?
Il ricorso patteggiamento rappresenta uno strumento complesso, i cui confini sono stati delineati in modo sempre più stringente dalla normativa e dalla giurisprudenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui limiti all’impugnazione di una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, specialmente quando la contestazione riguarda la qualificazione giuridica del fatto. La decisione sottolinea come, a seguito della Riforma Orlando, tale possibilità sia circoscritta ai soli casi di ‘errore manifesto’, un concetto che merita un’attenta analisi.
I Fatti del Caso
Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal GIP del Tribunale di Milano. L’imputato aveva concordato una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione, oltre a 12.000 euro di multa, per il reato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nello specifico cocaina. Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa decideva di presentare ricorso in Cassazione, ritenendo che la qualificazione giuridica del fatto fosse errata.
L’Impugnazione e i Motivi del Ricorso Patteggiamento
Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha lamentato una violazione di legge e un vizio di motivazione. Il punto centrale del ricorso era la mancata applicazione dell’ipotesi di reato di lieve entità, prevista dall’articolo 73, comma 5, del d.P.R. 309/90. Secondo la difesa, i fatti contestati avrebbero dovuto essere inquadrati in questa fattispecie meno grave, con conseguente applicazione di una pena più mite. Questa doglianza metteva in discussione la correttezza della valutazione giuridica operata dal giudice di merito al momento dell’omologazione del patteggiamento.
La Decisione della Cassazione: i Limiti al Ricorso Patteggiamento
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una precisa norma del codice di procedura penale, l’articolo 448, comma 2-bis, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando. Questa disposizione limita drasticamente la possibilità di ricorrere in Cassazione avverso una sentenza di patteggiamento.
Il Concetto di ‘Errore Manifesto’
La Corte ha ribadito che, per contestare la qualificazione giuridica del fatto in una sentenza di patteggiamento, non è sufficiente una semplice divergenza interpretativa. È necessario che l’errore sia ‘manifesto’. Ma cosa significa? Secondo la giurisprudenza consolidata, un errore è manifesto quando risulta con ‘indiscussa immediatezza e senza margini di opinabilità’. Deve essere una qualificazione ‘palesemente eccentrica’ rispetto al contenuto del capo di imputazione. In altre parole, deve trattarsi di un errore talmente evidente da saltare subito all’occhio, senza bisogno di un’analisi approfondita.
Le Motivazioni
La Suprema Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità spiegando che, nel caso di specie, non era ravvisabile alcun errore manifesto. La qualificazione del fatto come reato ‘ordinario’ di spaccio, anziché come ‘fatto di lieve entità’, rientrava in una valutazione discrezionale del giudice di merito che non appariva palesemente illogica o errata. La distinzione tra le due fattispecie spesso dipende da una valutazione complessiva di vari indici (quantità e qualità della sostanza, modalità dell’azione, ecc.), che non permette di configurare un errore ‘manifesto’ se non in casi eccezionali. Di conseguenza, i motivi di doglianza proposti dal ricorrente sono stati ritenuti ‘improponibili’ in quella sede, in quanto non rientravano nei ristretti limiti di impugnabilità previsti dalla legge per le sentenze di patteggiamento.
Le Conclusioni
Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: il patteggiamento è un accordo che, una volta ratificato dal giudice, gode di una notevole stabilità. L’accesso al ricorso per Cassazione è un’eccezione, non la regola, e per quanto riguarda la qualificazione giuridica del fatto, è consentito solo in presenza di un errore macroscopico e immediatamente percepibile. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò significa che la scelta di patteggiare deve essere ponderata attentamente, poiché le possibilità di rimetterla in discussione in un secondo momento sono estremamente limitate. L’inammissibilità del ricorso, inoltre, comporta conseguenze economiche per il ricorrente, condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a sottolineare ulteriormente la serietà dell’istituto.
È sempre possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per un’errata qualificazione del reato?
No, dopo la riforma Orlando, è possibile solo se l’errore nella qualificazione giuridica è ‘manifesto’, cioè palese, indiscutibile ed eccentrico rispetto all’imputazione.
Cosa si intende per ‘errore manifesto’ nella qualificazione giuridica del fatto?
Si tratta di un errore talmente evidente da risultare con indiscussa immediatezza e senza margini di opinabilità, una valutazione palesemente anomala rispetto a quanto descritto nel capo di imputazione.
Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 33757 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 33757 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/07/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a MILANO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 11/01/2024 del GIP TRIBUNALE di MILANO
dato avviso alle arti; (
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
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MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ricorre, a mezzo del proprio difensore, avverso la sentenza indicata in epigrafe, con la quale gli è stata applicata, ai degli artt. 444 e ss. cod. proc. pen., la pena di anni tre mesi quattro di reclu ed euro 12.000 dì multa in relazione a ipotesi di detenzione, con finalità dì sione, di sostanza stupefacente del tipo cocaina.
Il ricorrente deduce violazione di legge e vizio motivazionale in relazione alla qualificazione giuridica del fatto in particolare alla mancata sussunzione ne fattispecie dell’art.73 comma 5 dPR 309/90.
3.I profili dì doglianza sopra richiamati sono improponibili in questa sede. Va ricordato, in proposito, come previsto dall’articolo 448 comma 2 bis cod.proc.pen., a seguito delle modifiche apportate dalla novella Orlando, applica bile ratíone temporis in presenza di richiesta formulata dopo la data del 3.8.20 che in tema di applicazione della pena su richiesta delle parti, la possibilità correre per cassazione deducendo, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis, cod. proc pen., l’erronea qualificazione giuridica del fatto contenuto in sentenza è limita soli casi di errore manifesto, configurabile quando tale qualificazione risulti, indiscussa immediatezza e senza margini di opinabilità, palesemente eccentrica rispetto al contenuto del capo dì imputazione sez.2, 31.3.2021, PG contro NOME NOME, Rv.281116), ipotesi non ravvisabile nella specie.
Essendo il ricorso inammissibile e, a norma dell’art. 616 cod. proc. pen, non ravvisandosi assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost. sent. n. 186 del 116.2000), alla condanna di parte ricorre al pagamento delle spese del procedimento consegue quella al pagamento della sanzione pecuniaria nella misura indicata in dispositivo.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro quattromila in favore della cassa dell ammende.
Così deciso in Roma il 10 luglio 2024
Il Consigliere estensore
Il P esidente