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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che, dopo aver concordato la pena tramite patteggiamento per un reato di furto aggravato, ne contestava la congruità. La decisione sottolinea che il ricorso patteggiamento in Cassazione è ammesso solo se la pena è ‘illegale’, non se è ritenuta semplicemente inadeguata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Limiti e Conseguenze dell’Inammissibilità

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è uno strumento fondamentale nel nostro sistema processuale penale, ma quali sono i limiti per impugnare la sentenza che ne deriva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto le condizioni che rendono inammissibile un ricorso patteggiamento, specialmente quando si contesta la misura della pena concordata.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Milano per un reato di furto aggravato in concorso. L’imputato, dopo aver raggiunto un accordo con la pubblica accusa sulla pena da applicare, ha deciso di impugnare tale sentenza davanti alla Corte di Cassazione. Il motivo principale del ricorso era la presunta violazione dell’art. 133 del codice penale, relativo ai criteri di commisurazione della pena, contestandone in sostanza la congruità, ovvero l’adeguatezza rispetto al fatto commesso.

La Decisione della Corte: Focus sul Ricorso Patteggiamento

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure le formalità di procedura, applicando l’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. La Corte ha ribadito un principio cruciale: la natura consensuale del patteggiamento limita fortemente le possibilità di impugnazione. L’accordo tra accusa e difesa sulla pena chiude la porta a successive contestazioni sulla sua equità o proporzionalità.

Le Motivazioni Giuridiche

La base giuridica della decisione risiede nell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è consentito solo per motivi specifici e tassativi. Tra questi, non rientra la contestazione della congruità della pena.

La Corte ha chiarito la distinzione fondamentale tra “pena illegale” e “pena incongrua”:

* Pena illegale: È una pena che la legge non prevede per quel reato, sia per tipologia (es. una pena pecuniaria al posto di una detentiva, se non consentito) sia per misura (es. una pena superiore al massimo edittale).
* Pena incongrua: È una pena che, pur rientrando nei limiti legali, viene percepita come eccessiva o sproporzionata.

Nel caso del patteggiamento, essendo la pena il frutto di un accordo, non può essere contestata per la sua presunta incongruità. L’unica via per un ricorso patteggiamento sulla pena è dimostrare la sua manifesta illegalità. Poiché nel caso di specie il ricorrente si limitava a lamentare una generica inadeguatezza della sanzione, senza dedurre alcuna illegalità, il suo ricorso è stato giudicato inammissibile.

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un orientamento consolidato: il patteggiamento è un patto con la giustizia che, una volta siglato, preclude ripensamenti sulla convenienza della pena. La scelta di accedere a questo rito alternativo deve essere ponderata, poiché la possibilità di impugnazione è estremamente limitata. La decisione serve da monito: non si può accettare un accordo per poi contestarne l’elemento centrale, ovvero la pena stessa, se non per vizi di legalità. Per gli operatori del diritto e per gli imputati, ciò significa che ogni valutazione sulla congruità della sanzione deve essere fatta prima, e non dopo, la firma dell’accordo.

È possibile contestare la misura di una pena concordata con un patteggiamento?
No, la sentenza stabilisce che non si può contestare la sola ‘congruità’ (cioè l’adeguatezza) della pena finale reciprocamente concordata tra le parti, in quanto l’accordo preclude successive rinegoziazioni sul merito della sanzione.

In quali casi è possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici. Per quanto riguarda la pena, è possibile contestarla solo se si deduce un vizio di ‘pena illegale’, cioè una sanzione che per tipo o quantità non è prevista dalla legge per quel reato, e non quando la si ritiene semplicemente troppo severa.

Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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