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Ricorso patteggiamento: limiti e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento, basato sulla presunta mancanza di motivazione. La decisione ribadisce che, a seguito della riforma del 2017, i motivi per un ricorso patteggiamento sono tassativamente indicati dalla legge e non includono il vizio di motivazione. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: La Cassazione Conferma i Limiti di Impugnazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato i rigidi confini entro cui è possibile presentare un ricorso patteggiamento. La decisione chiarisce che, a seguito della riforma legislativa del 2017, la mancanza o manifesta illogicità della motivazione non costituisce più un valido motivo di impugnazione per le sentenze emesse con questo rito speciale. Questo principio mira a garantire la stabilità delle decisioni concordate tra le parti e a deflazionare il carico dei tribunali superiori.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Cremona, con la quale un imputato, tramite accordo con il pubblico ministero, aveva “patteggiato” una pena di tre anni e quattro mesi di reclusione e 1.800,00 euro di multa. La condanna riguardava una serie di reati gravi, tra cui lesioni personali pluriaggravate, rapina pluriaggravata e minaccia aggravata.

Nonostante l’accordo, il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un unico vizio: la mancanza e la manifesta illogicità della motivazione della sentenza. Secondo la difesa, il giudice non avrebbe adeguatamente spiegato le ragioni del proprio convincimento, limitandosi a formule di stile e non assolvendo al proprio obbligo motivazionale.

Il Ricorso Patteggiamento e i Motivi Tassativi

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la legge n. 103 del 2017 (nota come “riforma Orlando”), ha drasticamente limitato i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. L’obiettivo del legislatore era quello di rendere più stabili gli accordi tra accusa e difesa, evitando ricorsi basati su motivi generici.

La norma stabilisce che il ricorso è ammesso esclusivamente per i seguenti motivi:
1. Errata espressione della volontà dell’imputato.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
3. Erronea qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in quanto il motivo addotto dalla difesa – la mancanza di motivazione – non rientra nell’elenco tassativo previsto dall’art. 448, comma 2-bis c.p.p. I giudici hanno sottolineato che il vizio di motivazione, previsto dall’art. 606, comma 1, lettera e), del codice di procedura penale come motivo generale di ricorso, è esplicitamente escluso per le sentenze di patteggiamento emesse dopo l’entrata in vigore della riforma.

La Corte ha ritenuto il motivo del tutto generico e privo di un confronto effettivo con il contenuto della sentenza impugnata. Di conseguenza, non essendo il vizio di motivazione tra le ragioni ammesse per questo tipo di impugnazione, il ricorso non poteva essere esaminato nel merito. La decisione è stata presa con una procedura semplificata, de plano, senza udienza pubblica, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis c.p.p., per i casi di manifesta inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per la difesa: presentare un ricorso patteggiamento per motivi non previsti dalla legge non solo è inutile, ma anche controproducente. La Corte ha infatti condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla cassa delle ammende, ravvisando profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. La scelta del patteggiamento comporta una rinuncia a far valere determinate contestazioni, e le successive possibilità di impugnazione sono circoscritte a vizi specifici e gravi, che non includono più una valutazione sulla congruità della motivazione del giudice che ha ratificato l’accordo.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per mancanza di motivazione?
No, dopo la riforma legislativa del 2017 (legge n. 103/2017), la mancanza o l’illogicità della motivazione non rientra più tra i motivi ammessi per il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento.

Quali sono i motivi per cui si può fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, il ricorso è ammesso solo per motivi attinenti all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto o all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa succede se si presenta un ricorso per motivi non consentiti dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e, qualora la Corte ravvisi una colpa nella proposizione del ricorso, anche al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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