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Ricorso patteggiamento: limiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso patteggiamento poiché i motivi di appello non rientravano tra quelli tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. La ricorrente lamentava una carenza di motivazione riguardo alle cause di proscioglimento immediato, un motivo non consentito dalla legge per questo tipo di impugnazione. La Corte ha ribadito che i ricorsi contro sentenze di patteggiamento sono limitati a specifici vizi procedurali o di legalità della pena.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: i motivi tassativi di impugnazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui limiti del ricorso patteggiamento, chiarendo in modo inequivocabile quali sono gli unici motivi per cui è possibile impugnare una sentenza emessa a seguito di accordo tra le parti. La decisione sottolinea il rigore imposto dalla riforma legislativa del 2017, volta a garantire la stabilità di questo rito alternativo. Analizziamo insieme la pronuncia per comprendere la sua portata pratica.

Il Caso: Ricorso avverso una Sentenza di Patteggiamento

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Teramo per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/90). La difesa dell’imputata ha presentato ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. In particolare, si sosteneva che il giudice di merito non avesse adeguatamente giustificato l’assenza delle condizioni per un proscioglimento immediato dell’imputata, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.

I Limiti al Ricorso Patteggiamento secondo l’Art. 448 c.p.p.

Il cuore della decisione della Corte Suprema risiede nell’applicazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma, introdotta con la Legge n. 103 del 2017, ha drasticamente limitato le possibilità di impugnare una sentenza di patteggiamento. L’obiettivo del legislatore era quello di ridurre il contenzioso e dare maggiore stabilità alle sentenze che recepiscono un accordo tra accusa e difesa.

Secondo tale disposizione, il ricorso patteggiamento è proponibile esclusivamente per motivi attinenti a:

* L’espressione della volontà dell’imputato.
* Il difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
* L’erronea qualificazione giuridica del fatto.
* L’illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Si tratta di un elenco tassativo, che non ammette interpretazioni estensive.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, ha constatato che il motivo sollevato dalla difesa – la presunta carenza di motivazione sull’assenza di cause di proscioglimento – non rientra in nessuna delle categorie previste dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Di conseguenza, il ricorso è stato ritenuto palesemente inammissibile.

I giudici hanno inoltre specificato che, per questo tipo di inammissibilità, la legge (art. 610, comma 5-bis, c.p.p.) prevede una procedura semplificata, detta “de plano”, che non richiede una formale udienza pubblica ma si basa sul solo esame degli atti. Questo accelera ulteriormente la definizione del procedimento.

Le motivazioni

La motivazione della Corte è lineare e fondata su una stretta interpretazione della norma procedurale. I giudici hanno evidenziato che la scelta del legislatore del 2017 è stata quella di circoscrivere il controllo di legittimità sulle sentenze di patteggiamento a vizi specifici e di particolare gravità. La doglianza relativa alla motivazione sull’articolo 129 c.p.p. esula da questo perimetro. Permettere un sindacato su tale aspetto significherebbe contraddire la ratio della norma, che è appunto quella di precludere contestazioni generiche o non espressamente contemplate. La Corte, in un breve inciso, ha anche notato come, nel merito, la censura fosse comunque infondata, poiché la sentenza impugnata escludeva di fatto la sussistenza di ragioni per un proscioglimento immediato.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: la scelta del patteggiamento comporta una significativa rinuncia al diritto di impugnazione. Salvo i casi eccezionali e tassativamente elencati dalla legge, la sentenza che applica la pena concordata diventa definitiva e non più contestabile. Questa pronuncia serve da monito per le difese, che devono attentamente valutare, prima di accedere al rito, ogni aspetto del procedimento, poiché le successive vie di ricorso sono estremamente limitate. La stabilità della sentenza di patteggiamento è un valore che il sistema processuale tutela con grande rigore, rendendo il ricorso un’opzione percorribile solo in presenza di vizi ben definiti.

È possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca tassativamente i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento. Questi includono vizi nella volontà dell’imputato, errore nella qualificazione giuridica del fatto o illegalità della pena.

La mancata motivazione sulla possibilità di proscioglimento immediato è un valido motivo di ricorso contro un patteggiamento?
No, secondo l’ordinanza in esame, questo motivo non rientra nell’elenco di quelli ammessi dalla legge per impugnare una sentenza di patteggiamento e, pertanto, il ricorso basato su tale censura è dichiarato inammissibile.

Cosa significa che la Cassazione decide “de plano” sull’inammissibilità?
Significa che la Corte dichiara l’inammissibilità del ricorso senza la necessità di una pubblica udienza, ma con una procedura semplificata e accelerata basata sull’esame degli atti scritti, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale per questa specifica ipotesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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