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Ricorso patteggiamento: limiti all’impugnazione

Un imputato, condannato con patteggiamento per estorsione, spaccio e minacce, presenta ricorso per cassazione lamentando la motivazione sulla misura della pena. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso patteggiamento inammissibile, specificando che, dopo la riforma del 2017, l’impugnazione è permessa solo per motivi tassativi, escludendo questioni sulla congruità della pena concordata.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando la Motivazione sulla Pena Non Basta

Il ricorso patteggiamento rappresenta una delle questioni più dibattute nella procedura penale, specialmente dopo le modifiche introdotte dalla Legge n. 103/2017 (la cosiddetta Riforma Orlando). Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna sul tema, chiarendo in modo inequivocabile i confini entro cui è possibile impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti. La decisione sottolinea una distinzione fondamentale: un conto è l’illegalità della pena, un altro è la sua congruità. Vediamo nel dettaglio il caso e il principio di diritto affermato.

I Fatti del Caso: Dal Patteggiamento al Ricorso

La vicenda trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal G.i.p. del Tribunale di Genova. Un imputato, con il consenso del Pubblico Ministero, aveva concordato una pena di nove mesi e 17 giorni di reclusione, oltre a 300 euro di multa, per una serie di reati unificati dal vincolo della continuazione: tentata estorsione, cessione di sostanze stupefacenti (hashish) e minaccia.

Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa dell’imputato ha deciso di proporre ricorso per cassazione. Il motivo? La presunta “mancanza e/o la manifesta illogicità della motivazione in ordine all’entità della pena irrogata”. In altre parole, secondo il ricorrente, il giudice del patteggiamento non aveva spiegato adeguatamente le ragioni per cui la pena concordata fosse giusta e congrua.

I Limiti del Ricorso Patteggiamento secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, richiamando la disciplina introdotta dall’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma ha ristretto notevolmente i motivi per cui è possibile impugnare una sentenza di patteggiamento.

Oggi, il ricorso è consentito solo per ragioni specifiche e tassative:

1. Vizi della volontà: se il consenso dell’imputato all’accordo non è stato espresso liberamente.
2. Difetto di correlazione: se la sentenza non corrisponde alla richiesta formulata dalle parti.
3. Erronea qualificazione giuridica: se il reato è stato classificato in modo giuridicamente sbagliato.
4. Illegalità della pena: se la sanzione applicata non è prevista dalla legge o supera i limiti massimi.

Il motivo sollevato dalla difesa non rientrava in nessuna di queste categorie.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la doglianza del ricorrente non riguardava l'”illegalità” della pena, ma la sua “commisurazione”, ovvero la valutazione sulla sua adeguatezza al caso concreto. L’illegalità, chiariscono i giudici, si verifica solo quando la pena è contra legem (ad esempio, una pena detentiva per un reato che prevede solo una multa) o quando eccede i limiti edittali massimi.

Al contrario, le censure sulla congruità della pena, sul bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti o sulla sufficienza della motivazione che giustifica la misura della pena concordata, non possono essere fatte valere in sede di legittimità contro una sentenza di patteggiamento. Accettando il patteggiamento, l’imputato rinuncia a contestare l’adeguatezza della pena, purché essa rimanga nei binari della legalità.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. Chi sceglie la via del patteggiamento deve essere consapevole che le possibilità di impugnazione sono estremamente limitate. Non è possibile, in un secondo momento, lamentarsi della congruità della pena concordata o della presunta debolezza della motivazione del giudice sul punto. Il ricorso patteggiamento è uno strumento eccezionale, riservato a vizi gravi e specifici che minano la validità stessa dell’accordo o della sentenza che lo recepisce. La decisione serve da monito: la scelta del rito alternativo è una decisione strategica che comporta benefici (sconto di pena) ma anche rinunce significative, tra cui quella a un sindacato pieno sulla misura della sanzione.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento perché si ritiene insufficiente la motivazione sulla quantità della pena?
No, la sentenza stabilisce che tale motivo non rientra tra quelli, tassativamente previsti dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen., per cui è ammesso il ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento.

Quali sono i motivi per cui si può fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
Il ricorso è ammesso solo per motivi legati all’espressione della volontà dell’imputato, al difetto di correlazione tra la richiesta delle parti e la sentenza, all’erronea qualificazione giuridica del fatto e all’illegalità della pena o della misura di sicurezza.

Cosa si intende per “illegalità della pena” ai fini dell’impugnazione del patteggiamento?
Si intende una sanzione non prevista dall’ordinamento giuridico o che eccede i limiti legali per specie e quantità. Non include le questioni relative alla congruità o alla motivazione della sua determinazione, che sono oggetto dell’accordo tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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