LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso patteggiamento: limiti all’impugnazione

Un imputato presenta ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento per un reato di droga, lamentando la mancanza di motivazione sulla pena. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, specificando che il ricorso patteggiamento è consentito solo per i motivi tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., tra i quali non rientra il difetto di motivazione sulla sanzione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Ammesso in Cassazione?

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è una procedura che mira a definire rapidamente il processo penale. Tuttavia, una volta raggiunto l’accordo e ottenuta la sentenza, le possibilità di impugnazione sono molto limitate. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i confini invalicabili del ricorso patteggiamento, confermando che non ogni doglianza può essere portata all’attenzione dei giudici di legittimità.

I Fatti del Caso: un’Impugnazione dopo il Patteggiamento

Il caso esaminato riguarda un giovane imputato che aveva patteggiato una pena dinanzi al Tribunale di Bari per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 4, del d.P.R. 309/1990. Nonostante l’accordo raggiunto con il Pubblico Ministero, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione. Il motivo della sua impugnazione era specifico: un presunto ‘difetto di motivazione in ordine al trattamento sanzionatorio’, ovvero riteneva che il giudice non avesse spiegato adeguatamente le ragioni alla base della quantificazione della pena concordata.

L’Analisi della Cassazione sul Ricorso Patteggiamento

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il caso, ha immediatamente dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una norma precisa e restrittiva: l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa disposizione, introdotta dalla riforma del 2017, elenca in modo tassativo i soli motivi per cui è possibile ricorrere contro una sentenza di patteggiamento.

I Motivi Tassati per l’Impugnazione

Secondo l’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., il pubblico ministero e l’imputato possono presentare ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento esclusivamente per i seguenti motivi:

1. Vizi della volontà: Problemi legati all’espressione del consenso dell’imputato (ad esempio, se la volontà di patteggiare non è stata libera e consapevole).
2. Difetto di correlazione: Mancanza di corrispondenza tra la richiesta di patteggiamento formulata e la sentenza emessa dal giudice.
3. Erronea qualificazione giuridica: Errore del giudice nel qualificare il fatto come un determinato reato anziché un altro.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza: Applicazione di una sanzione non prevista dalla legge o in misura illegale.

Come si può notare, il ‘difetto di motivazione’ sulla pena non è contemplato in questo elenco. La scelta del legislatore è stata quella di dare stabilità alle sentenze di patteggiamento, limitando le impugnazioni a vizi gravi e specifici, escludendo questioni legate all’apprezzamento discrezionale del giudice, che è peraltro vincolato dall’accordo delle parti.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito che il ricorrente non aveva sollevato alcuna delle questioni ammesse dalla legge. La sua lamentela, incentrata sulla mancanza di motivazione, esulava completamente dal perimetro del ricorso patteggiamento. La norma mira a prevenire ricorsi dilatori o pretestuosi, consolidando l’efficienza del rito speciale. Accettare motivi di ricorso diversi da quelli espressamente previsti significherebbe vanificare la ratio della norma e la natura stessa del patteggiamento, che si basa su un accordo tra le parti validato dal giudice.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

L’ordinanza ha conseguenze pratiche significative. Dichiarando inammissibile il ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: prima di impugnare una sentenza di patteggiamento, è fondamentale verificare scrupolosamente se i motivi rientrano nella ristretta cerchia consentita dalla legge. In caso contrario, il rischio è quello di subire una condanna economica, oltre alla conferma della sentenza impugnata.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, l’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è possibile solo per motivi specifici e tassativamente elencati.

Un difetto di motivazione sulla misura della pena è un motivo valido per ricorrere in Cassazione contro un patteggiamento?
No, come chiarito in questa ordinanza, il difetto di motivazione sul trattamento sanzionatorio non rientra tra le ipotesi per le quali è consentito il ricorso per cassazione avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta.

Quali sono le conseguenze se un ricorso contro un patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
L’imputato che ha proposto il ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati