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Ricorso Patteggiamento Inammissibile: limiti stretti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4177/2024, ha dichiarato un ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo i limiti stringenti per l’impugnazione. Il ricorso era stato proposto da un imputato condannato per spaccio di stupefacenti, il quale chiedeva una riqualificazione del reato in fatto di lieve entità. La Corte ha stabilito che la contestazione sulla qualificazione giuridica è ammessa solo se l’errore è palese e immediatamente rilevabile, senza che ciò implichi una nuova valutazione dei fatti, vietata dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento Inammissibile: Quando la Cassazione Chiude la Porta

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle vie più comuni per la definizione dei procedimenti penali. Tuttavia, una volta raggiunto l’accordo e ottenuta la sentenza, le possibilità di impugnazione sono estremamente limitate. Con la recente ordinanza n. 4177/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito con forza quando un ricorso patteggiamento inammissibile si configura, specialmente se si contesta la qualificazione giuridica del reato. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Biella. L’imputato aveva concordato una pena per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’articolo 73, commi 1 e 4, del d.P.R. 309/1990. Nonostante l’accordo, il difensore dell’imputato ha successivamente proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava su due principali motivi:

1. Erronea qualificazione giuridica dei fatti: Secondo la difesa, il fatto avrebbe dovuto essere inquadrato nella fattispecie di lieve entità, di cui al comma 5 dello stesso articolo 73. Questa diversa qualificazione avrebbe comportato un trattamento sanzionatorio notevolmente più favorevole.
2. Illegittimità della confisca: Di conseguenza alla richiesta riqualificazione, si contestava anche la legittimità della confisca del denaro sequestrato, ritenuta una misura sproporzionata per un fatto di lieve entità.

In sostanza, la difesa tentava di ottenere in sede di legittimità una rivalutazione della gravità del fatto, già oggetto dell’accordo con il Pubblico Ministero.

La Decisione della Corte: un Ricorso Patteggiamento Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso integralmente inammissibile. La decisione si basa su una lettura rigorosa dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017). Questa norma elenca tassativamente i motivi per cui una sentenza di patteggiamento può essere impugnata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha spiegato che, sebbene l’erronea qualificazione giuridica del fatto sia uno dei motivi ammessi per il ricorso, questa possibilità è circoscritta a casi eccezionali. L’errore deve essere palese, manifesto e immediatamente percepibile dalla semplice lettura del capo d’imputazione, senza che sia necessaria alcuna indagine o rivalutazione del materiale probatorio.

Nel caso specifico, la richiesta della difesa di qualificare il fatto come di ‘lieve entità’ implicava necessariamente un’analisi nel merito delle circostanze concrete: le modalità dell’azione, la quantità e qualità della sostanza, i mezzi utilizzati. Questo tipo di valutazione, sottolinea la Corte, è una ‘rilettura del fatto’ preclusa in sede di legittimità e, a maggior ragione, nel contesto di un’impugnazione contro una sentenza di patteggiamento.

La giurisprudenza costante, citata anche nell’ordinanza (Sez. 5, n. 33145/2020), ha consolidato il principio secondo cui la verifica sull’errore di qualificazione deve basarsi esclusivamente sul capo di imputazione e sulla sentenza, e l’errore deve essere ‘palesemente eccentrico’. Qualsiasi doglianza che richieda un’analisi valutativa è destinata all’inammissibilità.

Anche la questione sulla confisca è stata giudicata inammissibile, in quanto strettamente dipendente dalla richiesta di riqualificazione del reato, che è stata respinta in radice.

Conclusioni

L’ordinanza in commento consolida un principio fondamentale: l’accordo di patteggiamento cristallizza la valutazione dei fatti tra le parti e il giudice. Il successivo ricorso non può diventare uno strumento per rimettere in discussione il merito della vicenda. La dichiarazione di ricorso patteggiamento inammissibile serve a garantire la stabilità delle sentenze concordate e a prevenire impugnazioni dilatorie o fondate su una riconsiderazione tardiva degli elementi fattuali. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’accordo sulla qualificazione giuridica del fatto al momento del patteggiamento deve essere ponderato con estrema attenzione, poiché le possibilità di correggerlo in seguito sono, per legge e giurisprudenza, quasi nulle.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento contestando la qualificazione giuridica del reato?
Sì, ma solo in casi molto limitati. Secondo l’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., l’erronea qualificazione giuridica deve essere palese ed immediatamente evidente dal capo di imputazione, senza la necessità di una nuova valutazione dei fatti.

Cosa intende la Cassazione quando parla di qualificazione ‘palesemente eccentrica’?
Si riferisce a un errore di diritto macroscopico e indiscutibile che emerge direttamente dagli atti, senza bisogno di interpretare o rivalutare le prove. Un tentativo di proporre una diversa lettura dei fatti, come chiedere di considerare lo spaccio ‘di lieve entità’, non rientra in questa categoria e richiede una valutazione di merito non consentita.

Qual è stata la conseguenza della proposizione di un ricorso per motivi non consentiti dalla legge?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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