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Ricorso Patteggiamento Inammissibile: La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza di patteggiamento per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La decisione sottolinea che i motivi di impugnazione per questo tipo di sentenze sono tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., e tra questi non figura la mancata verifica di cause di proscioglimento. Di conseguenza, il ricorso patteggiamento inammissibile ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento Inammissibile: i Limiti Tassativi secondo la Cassazione

L’istituto del patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, rappresenta una delle più importanti definizioni alternative del processo penale, ma quali sono i limiti per impugnare la sentenza che ne deriva? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto quando un ricorso patteggiamento inammissibile è l’unica conseguenza possibile, ribadendo la natura eccezionale di tale impugnazione. L’analisi di questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere la logica deflattiva del rito e le precise condizioni stabilite dal legislatore.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, aveva deciso di adire la Suprema Corte di Cassazione, ritenendo che il giudice di merito avesse commesso un errore di diritto nel ratificare l’accordo sulla pena.

I Motivi del Ricorso e la Disciplina del Patteggiamento

Il ricorrente lamentava, in sostanza, una violazione di legge derivante dalla mancata verifica, da parte del giudice, dell’eventuale sussistenza di cause di proscioglimento ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale. Secondo la difesa, il giudice del patteggiamento avrebbe dovuto, prima di applicare la pena concordata, accertare che non vi fossero le condizioni per una sentenza di assoluzione immediata.

Tuttavia, la normativa in materia di impugnazione delle sentenze di patteggiamento è estremamente specifica. L’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. elenca tassativamente i motivi per cui è possibile presentare ricorso per cassazione. Questa norma limita l’impugnabilità a questioni ben precise, come l’erronea qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena, con l’obiettivo di rendere la sentenza di patteggiamento tendenzialmente definitiva e stabile.

La Decisione della Corte: Ricorso Patteggiamento Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una procedura snella de plano, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa e letterale dell’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Gli Ermellini hanno stabilito che i motivi proposti dall’imputato non rientravano in alcun modo nel novero di quelli consentiti dalla legge per questo specifico tipo di sentenza. La conseguenza inevitabile è stata una declaratoria di inammissibilità, che ha precluso ogni esame nel merito della doglianza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Il cuore della motivazione risiede nella natura eccezionale e limitata dell’impugnazione avverso la sentenza di patteggiamento. La Corte ha ribadito un principio già consolidato in giurisprudenza (richiamando la sentenza Sez. 6, n. 1032 del 2019), secondo cui l’elenco dei motivi di ricorso previsto dall’art. 448, comma 2-bis, è tassativo e non suscettibile di interpretazione estensiva. Il vizio lamentato dal ricorrente, ovvero la presunta omessa verifica delle cause di non punibilità ex art. 129 c.p.p., non è compreso in tale elenco. La scelta del legislatore è chiara: una volta che le parti si accordano sulla pena, il successivo controllo di legittimità è circoscritto a violazioni di legge specifiche e predeterminate, escludendo una rivalutazione generale della posizione dell’imputato. Pertanto, la doglianza sollevata era, in radice, inammissibile.

Le Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma con fermezza che la via del ricorso per cassazione contro una sentenza di patteggiamento è stretta e percorribile solo in casi eccezionali. La decisione rafforza la stabilità delle sentenze emesse a seguito di accordo tra le parti, in linea con l’efficienza processuale che il rito speciale intende perseguire. Per i professionisti del diritto, ciò significa che la strategia difensiva deve valutare con estrema attenzione, prima di accedere al patteggiamento, ogni possibile causa di proscioglimento, poiché lo spazio per farle valere in sede di impugnazione è quasi nullo. Per l’imputato, la conseguenza di un ricorso presentato al di fuori dei casi consentiti non è solo la conferma della condanna, ma anche un’ulteriore sanzione economica, consistente nel pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, non è sempre possibile. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale limita i motivi di ricorso a ipotesi tassativamente indicate, escludendo molte altre possibili censure.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo addotto, cioè la mancata verifica da parte del giudice di merito di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), non rientra nell’elenco tassativo dei vizi di legge per cui è consentito impugnare una sentenza di patteggiamento.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, oltre alla definitività della sentenza impugnata, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione non consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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