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Ricorso patteggiamento inammissibile: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso patteggiamento inammissibile, ribadendo i limiti imposti dalla legge n. 103/2017. Un imputato, dopo aver concordato la pena per estorsione e spaccio, ha presentato ricorso contestando la valutazione di responsabilità. La Corte ha respinto il ricorso in quanto, ai sensi dell’art. 448, comma 2-bis c.p.p., non è possibile impugnare la sentenza di patteggiamento per motivi relativi alla valutazione del merito, ma solo per vizi specifici. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento Inammissibile: Limiti e Conseguenze secondo la Cassazione

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è un istituto fondamentale del nostro sistema processuale penale, che consente una definizione rapida del processo. Tuttavia, la possibilità di impugnare la sentenza che ne deriva è soggetta a limiti ben precisi, soprattutto dopo la riforma del 2017. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9634/2024) ha ribadito con forza questi paletti, dichiarando un ricorso patteggiamento inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento di spese e sanzioni. Analizziamo la vicenda e le sue implicazioni.

Il Caso: Dal Patteggiamento al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Milano. L’imputato aveva concordato la pena per i reati di estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti di tipo hashish. Nonostante l’accordo raggiunto, il suo difensore decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione.

Nello specifico, il ricorso contestava la valutazione della responsabilità penale, la qualificazione giuridica attribuita ai fatti e la congruità del trattamento sanzionatorio applicato, ovvero aspetti che attengono al merito della vicenda processuale.

La Decisione sul ricorso patteggiamento inammissibile: Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La motivazione di questa decisione è netta e si fonda su un principio cardine introdotto dalla legge n. 103 del 2017: l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Questa norma stabilisce che il ricorso contro una sentenza di patteggiamento è inammissibile se si deduce ‘l’omessa valutazione da parte del giudice delle condizioni per pronunziare sentenza di proscioglimento ex art. 129 cod. proc. pen.’. In altre parole, non è più possibile, dopo aver patteggiato, contestare in Cassazione che il giudice non abbia rilevato d’ufficio una causa di non punibilità evidente dagli atti.

La Corte ha osservato che il ricorso presentato non si confrontava minimamente con questa consolidata giurisprudenza. Le censure mosse riguardavano il cuore della valutazione di merito (responsabilità e pena), un’area preclusa all’impugnazione dopo la scelta del rito alternativo del patteggiamento. La decisione di patteggiare implica, infatti, una forma di accettazione della contestazione e della pena, rinunciando a contestarne il merito in un secondo momento.

La Cassazione, richiamando un suo precedente (sentenza n. 4727/2018), ha sottolineato come in questi casi la declaratoria di inammissibilità debba avvenire ‘de plano’, cioè con un’ordinanza emessa senza la celebrazione di un’udienza pubblica, a testimonianza della palese infondatezza del ricorso.

Conclusioni: Cosa Implica questa Ordinanza per la Difesa

Le conclusioni che si possono trarre da questa ordinanza sono chiare e hanno importanti implicazioni pratiche. La scelta di accedere al patteggiamento deve essere ponderata con estrema attenzione, poiché preclude quasi ogni possibilità di impugnazione successiva sul merito della questione. Il ricorso patteggiamento inammissibile non è un’eventualità, ma una certezza quando le censure non rientrano nei ristretti limiti consentiti dalla legge.

La conseguenza diretta dell’inammissibilità, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma, in questo caso quantificata in 3.000 euro, a favore della Cassa delle ammende. Si tratta quindi non solo di una sconfitta processuale, ma anche di un aggravio economico. Questa pronuncia serve da monito: le vie dell’impugnazione post-patteggiamento sono estremamente strette e tentare di percorrerle al di fuori dei binari normativi porta a una sicura declaratoria di inammissibilità.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso è soggetto a limiti molto stringenti. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale stabilisce che è inammissibile il ricorso che lamenta l’omessa valutazione da parte del giudice delle condizioni per un proscioglimento immediato (ex art. 129 c.p.p.), chiudendo di fatto la porta a contestazioni sul merito della responsabilità.

Quali sono le conseguenze di un ricorso patteggiamento inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna della parte che lo ha proposto al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, tale somma è stata determinata in tremila euro.

Perché il ricorso in questo caso specifico è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le contestazioni sollevate (relative alla valutazione della responsabilità, alla qualificazione giuridica dei fatti e al trattamento sanzionatorio) non rientravano tra i motivi consentiti dalla legge per impugnare una sentenza di patteggiamento, così come stabilito dalla giurisprudenza consolidata e dall’art. 448, comma 2-bis, cod. proc. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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