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Ricorso patteggiamento: i limiti dopo la riforma

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento avverso una condanna per reati connessi agli stupefacenti. Il motivo del ricorso, basato sulla presunta mancanza di motivazione riguardo le cause di proscioglimento, non rientra tra quelli tassativamente previsti dall’art. 448, co. 2-bis c.p.p., che ha limitato le possibilità di impugnazione delle sentenze di patteggiamento.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Inammissibile? La Cassazione Spiega i Limiti

Il ricorso patteggiamento rappresenta un tema cruciale nel diritto processuale penale, specialmente dopo le modifiche legislative che ne hanno ristretto i confini. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui motivi per cui un’impugnazione contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti può essere dichiarata inammissibile. Analizziamo la decisione per comprendere le implicazioni pratiche per l’imputato.

Il Caso: Dal Patteggiamento al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale della Spezia che, su accordo tra le parti, applicava a un imputato la pena di 4 anni di reclusione e 13.333,00 euro di multa per un reato previsto dall’art. 73 del d.P.R. 309/1990, in materia di stupefacenti.

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, lamentando una specifica “violazione di legge”: a suo dire, il giudice di primo grado non avrebbe adeguatamente motivato in merito all’assenza di cause di proscioglimento, come previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

Limiti al Ricorso Patteggiamento: La Riforma del 2017

Il cuore della questione risiede nella normativa che disciplina l’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. La Corte di Cassazione ha immediatamente richiamato l’attenzione sull’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto con la legge n. 103 del 2017. Questa norma ha stabilito un elenco tassativo di motivi per cui è possibile presentare ricorso:

1. Errata espressione della volontà dell’imputato.
2. Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
3. Errata qualificazione giuridica del fatto.
4. Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Il motivo sollevato dall’imputato, relativo alla motivazione sulle cause di proscioglimento, non rientra in nessuna di queste categorie. Pertanto, il ricorso si presentava, sin dall’inizio, al di fuori del perimetro consentito dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la sua decisione su un ragionamento chiaro e consolidato. Innanzitutto, è stato ribadito che l’accordo di patteggiamento implica una rinuncia da parte dell’imputato a far valere qualsiasi eccezione di nullità, ad eccezione di quelle che riguardano proprio la validità del consenso prestato.

Sebbene il giudice che applica la pena sia sempre tenuto a verificare l’insussistenza delle cause di proscioglimento (art. 129 c.p.p.), un eventuale difetto di motivazione su questo punto non è più censurabile in Cassazione. La ratio della riforma del 2017 è stata proprio quella di valorizzare il consenso dell’imputato e di evitare che la Corte Suprema debba scrutinare la motivazione sulla colpevolezza in un procedimento basato sull’accordo.

Secondo la Cassazione, permettere un’impugnazione sullo svolgimento dei fatti sarebbe “superfluo e contraddittorio” rispetto alla natura stessa del patteggiamento, che si fonda proprio sulla volontà dell’imputato di definire il processo in quella sede. Di conseguenza, il motivo di ricorso proposto è stato ritenuto inammissibile.

Le Conclusioni: Conseguenze della Decisione

La decisione riafferma un principio fondamentale: l’accesso al ricorso per cassazione avverso una sentenza di patteggiamento è estremamente limitato. La volontà del legislatore è chiara: dare stabilità agli accordi raggiunti e deflazionare il carico della Corte Suprema, impedendo impugnazioni basate su motivi non essenziali.

L’inammissibilità del ricorso ha comportato per l’imputato conseguenze economiche dirette. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende, non essendo emersi elementi per ritenerlo esente da colpa nella proposizione di un ricorso palesemente infondato.

È possibile impugnare una sentenza di patteggiamento per qualsiasi motivo?
No, dopo la riforma del 2017, la sentenza di patteggiamento può essere impugnata solo per i motivi tassativamente elencati nell’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, quali problemi legati al consenso, alla qualificazione del fatto o all’illegalità della pena.

La mancanza di motivazione sulle cause di proscioglimento è un motivo valido per un ricorso patteggiamento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene il giudice debba verificare l’assenza di cause di proscioglimento, un eventuale vizio di motivazione su questo punto non rientra più tra i motivi per cui è consentito ricorrere contro una sentenza di patteggiamento.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di patteggiamento viene dichiarato inammissibile?
L’imputato che ha proposto il ricorso viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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