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Ricorso patteggiamento: i limiti dell’impugnazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso patteggiamento per un reato legato agli stupefacenti. La Corte chiarisce che l’impugnazione contro una sentenza di applicazione della pena su richiesta è consentita solo per i motivi tassativamente indicati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., tra cui non rientra il generico difetto di motivazione.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Patteggiamento: Quando è Ammesso e Quando No

Il ricorso patteggiamento rappresenta un’area del diritto processuale penale con contorni ben definiti. Non sempre è possibile impugnare una sentenza di applicazione della pena su richiesta, e la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, lo ribadisce con chiarezza. Analizziamo una recente decisione che ha dichiarato inammissibile l’appello di due imputati, condannati per reati legati agli stupefacenti, proprio per aver sollevato motivi non consentiti dalla legge.

I Fatti del Caso: Un Appello Basato su Motivi Generici

Due soggetti, dopo aver concordato una pena ai sensi dell’art. 444 del codice di procedura penale (c.d. patteggiamento) davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, decidevano di presentare ricorso per Cassazione. La loro doglianza si basava su un presunto “difetto di motivazione” della sentenza emessa dal GIP.

Tuttavia, come vedremo, questo tipo di censura non rientra nel novero dei motivi per cui è possibile contestare una sentenza di patteggiamento.

L’Analisi della Corte: I Limiti del Ricorso Patteggiamento

La Suprema Corte ha prontamente respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno richiamato una norma fondamentale che disciplina le impugnazioni in caso di patteggiamento, sottolineando come la volontà del legislatore sia quella di limitare drasticamente la possibilità di appello per queste sentenze.

L’Art. 448, comma 2-bis, c.p.p.: Una Norma Chiave

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale, introdotto con la legge n. 103 del 2017. Questa norma stabilisce che sia il pubblico ministero sia l’imputato possono presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento esclusivamente per i seguenti motivi:

1. Vizi della volontà: quando l’espressione della volontà dell’imputato di patteggiare sia stata viziata.
2. Difetto di correlazione: in caso di mancata corrispondenza tra la richiesta di pena e la sentenza emessa dal giudice.
3. Errata qualificazione giuridica: se il fatto è stato qualificato in modo giuridicamente errato.
4. Illegalità della pena: qualora la pena applicata o la misura di sicurezza disposta siano illegali.

Qualsiasi altro motivo, incluso il generico difetto di motivazione, non è considerato valido per questo tipo di impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità proprio sulla base di questa norma. I ricorrenti, nel loro appello, non hanno sollevato alcuna delle questioni tassativamente previste dalla legge. Si sono limitati a lamentare una carenza di motivazione, un motivo che, sebbene valido in altri contesti processuali, è esplicitamente escluso per il ricorso contro il patteggiamento.

La ratio della norma è chiara: il patteggiamento è un accordo tra le parti. Una volta raggiunto e ratificato dal giudice, può essere messo in discussione solo per vizi gravi e specifici che ne intaccano la validità strutturale o la legalità, non per un riesame del merito o della motivazione, che in questo rito è fisiologicamente semplificata.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato. Chi intende impugnare una sentenza di patteggiamento deve essere consapevole dei limiti stringenti imposti dalla legge. È inutile e controproducente fondare un ricorso su motivi generici come il difetto di motivazione, poiché l’esito sarà, come in questo caso, una dichiarazione di inammissibilità con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È sempre possibile fare ricorso contro una sentenza di patteggiamento?
No, il ricorso contro una sentenza di patteggiamento (applicazione della pena su richiesta) non è sempre possibile. È limitato a specifici motivi tassativamente previsti dalla legge.

Quali sono i motivi validi per impugnare una sentenza di patteggiamento in Cassazione?
Secondo l’art. 448, comma 2-bis, c.p.p., i motivi validi sono: problemi legati all’espressione della volontà dell’imputato, difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza, erronea qualificazione giuridica del fatto, e illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Cosa succede se si presenta un ricorso per patteggiamento per motivi non consentiti dalla legge?
Se il ricorso è basato su motivi non previsti dalla legge, come un generico difetto di motivazione, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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